Il presidente del Consiglio Regionale della Campania è stata posta agli arresti domiciliari con l’accusa di presunta concussione. Si dice innocente e rende noto che non intende dimettersi dalla carica. Ma si dà il caso che la persona in oggetto sia la moglie del ministro della Giustizia Clemente Mastella, capo dell’UDEUR, parte determinante dell’Unione che governa il Paese.
Il ministro va alla Camera, si difende, accusa, si dice vittima insieme alla sua famiglia di una trappola, esercita il suo diritto alla difesa, annuncia di dimettersi dalla carica di ministro.
E qui comincia la pantomina all’italiana. Mastella riceve la solidarietà di tutti (eccetto Di Pietro che come è noto è “casta” sempre), dalla maggioranza (ed è naturale) alla opposizione (il che è meno naturale), ma sopratutto riceve la solidarietà di Prodi, capo del governo, che respinge le dimissioni e lo invita a rimanere al suo posto di ministro della Giustizia nonostante la moglie sia agli arresti.
Non abbiamo difficoltà a considerare possibile quel che Mastella dice e cioè che si tratti di una trappola in cui la moglie sia caduta e che egli stesso sia nell’occhio del “grande fratello” che da anni regola alla sua maniera la politica italiana. E’ senz’altro possibile che l’accusa contro la moglie possa rivelarsi in seguito infondata e che la signora sia del tutto innocente. Ed è possibile che si tratti come Mastella ha denunciato nell’Aula della Camera di una manovra che ha come obiettivo, tramite la moglie, proprio lui, il Ministro della Giustizia.
In Italia, in questo strano Paese che da tempo assiste allo strapotere di un potere rispetto a tutti gli altri, è possibile che anche le ipotesi più fantasiose risultino più vere della verità dei vangeli.
Ma proprio per questo ci sembra assai strano, anzi ancor più strano, che il presidente del consiglio abbia chiesto a Mastella di rimanere in sella.
Se è vero che obiettivo della Magistratura sia Mastella per una storia di “ordinaria” concussione attribuita alla moglie, che, ricordiamolo, è il presidente del consiglio regionale della Campania, cioè della Regione sotto accusa per la squallida storia dei rifiuti e del danaro che a fiumi è stato speso per risposte non date, ci sembra che sarebbe stato più logico e più ovvio chele dimissioni spontaneamente offerte da Mastella fossero accolte dal presidente del Consiglio che, al più, potrebbe mantenere l’interim del dicastero. Rifiutare le dimissioni, mantenere Mastella al suo posto, significa non tanto sconfessare la Magistratura, che è problema che non ci riguarda, ma significa stabilire che ci sono arresti e arresti.
L’altro ieri nel palazzo di giustizia di Bari è stato arrestato un usciere che si era fatto dare una mancia da un tale che aveva premura di fotocopiare un fascicolo. Intendiamoci, l’usciere ha sbagliato a chiedere la mancia ma arrestarlo è sembrato un provvedimento esagerato, provvedimento peraltro che il GIP ha confermato. Nessuno ha espresso solidarietà al malcapitato che, forse, ha pensato, male, di arrotondare il miserabile stipendio di usciere e perciò forse non la merita. Ma perché la merita Mastella e la sua gentile consorte che allo stato è accusata dello stesso reato dell’usciere? Forse che uno status è diverso dall’altro?
E ancora. Da 40 giorni un uomo di Toritto è in carcere – in carcere!, non ai domiciliari – accusato di turbativa d’asta. L’uomo era la prima volta che partecipava ad un’asta perché intenzionato ad acquistare un immobile che era in vendita. Non conosciamo i particolari ma pare che abbia effettivamente “turbato” l’asta e per questo è stato arrestato. Ma da oltre 40 giorni viene tenuto in galera, mentre in Italia fior di assassini dopo pochi giorni vengono rimessi in libertà, spesso neppure ai domiciliari. Le cronache sono piene di fatti del genere. Ma finchè non capita al potente di turno non fa notizia.
Per questo mantenere Mastella sulla poltrona di ministro della Giustizia non ci piace.