I nodi sono al pettine. Tutte le storture, le lacune ed i ritardi del nostro Paese stanno affiorando nel momento in cui la crisi economica degli italiani sta vivendo il picco più acuto. Dalla spazzatura di Napoli e Campania alle inefficienze dello Stato nella lotta contro la microcriminalità, agli sprechi di denaro pubblico e gestioni clientelari di enti e società partecipate dallo Stato, ai disservizi della P.A., all’incapacità di un governo che vive in un perpetuo stato di emergenza e che ha la forza di decidere solo nel culmine delle crisi del nostro sistema. Così la frattura tra le istituzioni ed il cittadino è destinata ad acuirsi. Il 2008 sarà un anno difficile per tutti poiché tra bollette, mutui, e costo dei beni primari alimentari le famiglie dovranno adeguarsi ad uno standard di vita peggiore. La logica sarà quella di scegliere tra il ridimensionamento della spesa o l’indebitamento famigliare. Un atteggiamento che in entrambi i casi contribuirà sempre più a modificare in peggio il criterio di valutazione dell’operato di chi amministra la cosa pubblica.
Tutte le indagini statistiche sociali ed economiche dei vari istituti ci dicono che il Paese è inghiottito in un clima di sfiducia. Ma la virtù italiana si è sempre contraddistinta nel superamento delle situazioni di crisi, grazie alla nostra creatività, al nostro estro, al nostro inguaribile ottimismo. Ma allora perché gli italiani, oggi, non hanno la forza di reagire, perché la percezione che si ha della nostra società è di un sistema piegato su se stesso? Il disincanto del popolo si concentra nello scetticismo di una società in cui modelli di governo della sinistra e della sua cultura hanno generato situazioni di crisi sociale ed economica. Lo vediamo nella Campania di Bassolino, sepolta dalla spazzatura, nella Calabria di Loiero si avverte una crisi delle istituzioni in una regione dove l’assenza dello Stato lascia ampio terreno al dilagare delle cosche dell’Andrangheta, nella Liguria di Burlando dove la gestione clientare della P.A. e le cooperative rosse plasmano un territorio economicamente depresso, nel Piemonte della Bresso ormai noto per il blocco ideologico della Tav da parte della sinistra radicale, nel famigerato modello emiliano, centro del sistema coperativo della sinistra ma epicentro dei problemi sociali di ordine pubblico che hanno traformato il sindacalista della cgil Cofferati in uno sceriffo. Esempi di governo locale della sinistra che ha amministrato con la politica miope di governare unicamente anteponendo i propri interessi partigiani al bene della collettività. Così nel locale, così a livello nazionale. Prodi nella sua conferenza stampa di fine anno esibì un ottimismo dopato dalla volontà di conservare il potere anche a discapito degli italiani. Il suo governo, inviso alla stragrande maggioranza degli italiani, opera secondo la stessa logica delle amministrazioni locali di sinistra: politica degli annunci ed azione spesso inconcluente e dannosa, si pensi al pandemonio che si scatenò negli ultimi mesi del 2007 sul decreto sicurezza che si rivelò inefficace perchè non vi era sufficente copertura finanziaria per effettuare i rimpatri degli immigrati. Azioni velleitarie, quindi, applicate solo nei casi di crisi irreversibile che possa incrinare persino il consenso generato dal potere clientelare. Ogni problematicità del reale viene gestita con l’approccio di chi non si fa problemi a decidere le sorti di chi non lo ha votato e sceglie l’immobilismo politico per conservare il consenso ottenuto dalla gestione clientelare, portando i problemi fino al culmine della crisi.
Così il dibattito sull’abbattimento delle imposte, uno tra i maggiori problemi degli italiani, diviene centrale solo per i dipendenti, per soddisfare l’istanze dei sindacati, cinghia di trasmissione tra elettorato e partiti di sinistra, così l’onere economico della riforma previdenziale in favore della «classe dei pensionandi» cade solo sui deboli precari e sulle fasce degli automoni che non godono della «libertà protetta» del ceto politico della sinistra. Bisogna seppellire di immondizia Napoli per ottenere termovalorizzatori in Campania, sempre che la stessa sinistra riesca ad ottenere ciò che lei stessa ha bloccato per anni, bisogna arrivare al culmine della crisi economica per far sì che la sinistra parli di tagli alla spesa pubblica. Se ci chiediamo allora il perché lo scetticismo sia così dilagante in Italia basta vivere la quotidianità per rendersi conto di come la cultura dell’immobilismo, dell’ideologismo, del clientelarismo sia penetrata in tutti i campi della nostra società. Ne sono un esempio la scuola italiana, la cui formazione è degradata e fornisce sempre meno eccellenza; il mondo del lavoro, dove la cultura sindacale ha soppresso la ricerca del merito incurante della necessità di produzione della ricchezza del nostro sistema economico e dove l’inasprimento fiscale sta soffocando le piccole e medie imprese. Le difficoltà nel mercato del lavoro divengono problematiche strutturali poiché non ci sono le condizioni per lavorare di più a causa del Fisco che, paradossalmente, stimola i cittadini a fare meno perché percepire un reddito che superi una certa soglia significherebbe lavorare unicamente per lo Stato.
In questo quadro dell’Italia la sinistra ha una grave responsabilità storica ed attuale. Storica per aver coltivato il suo desiderio di Rivoluzione che ha prodotto una maceria di culture antagoniste allo sviluppo economico capitalistico del nostro paese; attuale perché ha bloccato, assecondando politiche di retroguardia localistiche quando era all’opposizione e tentando di cancellare le riforme berlusconiane ora che è al governo, il percorso di sviluppo che il governo Berlusconi aveva iniziato seppure in tempi di vacche magre, causate dalle vicissitudini internazionali dell’11 settembre e da un Paese bisognoso di riforme. I mali dell’Italia risiedono ancora in quella cultura dei diritti a discapito dei doveri che la sinistra ha da sempre cavalcato nella lunga marcia verso il potere. Prodi e Bassolino sono i suoi prodotti, uomini che incarnano un modello politico fallimentare e che rimangono attaccati al potere anche a discapito dei loro cittadini. Gli italiani questo lo hanno capito e finché essi saranno al potere il pessimismo sarà il segno di un’Italia che cerca di sopravvivere malgrado loro.