Preparatevi amici alle prossime commemorazioni, al diluvio di ricordi che dilagherà sui media nei prossimi mesi. Già avete subìto le rimembranze dei Beatles (che ancora durano). Legate a quelle dei Rolling Stones, le pietre rotolanti che proprio per questo si presentano oggi così sgualcite e ciancicate. Rotolare scompiglia. E non dimentichiamo le tornanti memorie su Marilyn Monroe che oggi sarebbe sull’ottantina (non ci posso pensare). E attenti: è il momento. Inizia la retrospettiva del ’68 nel quarantennale di quel periodo del quale tanto si è parlato e tanto (purtroppo) si parlerà.
Il ’68 quarant’anni dopo: cos’è rimasto. Cosa s’è realizzato. Dove sono finiti i protagonisti di quella “prova generale” che non ha visto debutto, nonostante lo slogan che parlava proprio di quello. Si vedranno, possiamo immaginarlo, i superstiti. Invecchiati (40 anni non sono pochi), chissà quanto cambiati dentro, oggi che sono tutti diventati “qualcuno”: direttori, manager, capi. Molti, com’è fatale, hanno cambiato le idee. Come vuole una certa tradizione, da incendiari sono diventati pompieri. Dico la verità: posso immaginare come saranno (molti li ho conosciuti). Ho paura che sentendoli parlare oggi, resterò deluso. Un po’ come scoprire Garibaldi che, in maturità, ha aperto un agriturismo. Dovendo, meglio occuparsi della commemorazione dei Puffi. Anche loro compiono 50 anni. Ma con coerenza. Non hanno cambiato atteggiamento nei confronti di Gargamella. E sono sempre blu.