di Filippo Facci
Mi disse un ex deputato di Rifondazione: «Il fatto è che i magistrati lavorano poco». Disse che si dovrebbe fare come un certo procuratore capo di una città di provincia: ogni mattina bussava dai vari magistrati per dargli il buongiorno, e faceva capire che lui, ai saluti, ci teneva. È un fatto: i magistrati sono sottratti al computo dei fannulloni della pubblica amministrazione. C’è da stropicciarsi gli occhi, dunque, a leggere quanto detto dal presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta Francesco Ingargiola: «Nei tribunali il problema principale è far lavorare e motivare i giudici». Imboscati, malati o fuori stanza come ministeriali qualsiasi: «Se la giustizia è al capolinea è anche colpa dei colleghi che non lavorano». Natalino Iopaolo, presidente del Tribunale di Campobasso, dice la stessa cosa. E Bruno Tinti, procuratore aggiunto a Torino, nel suo libro Toghe rotte, pure. I magistrati peraltro hanno anche 51 giorni di ferie l’anno: 45 di ferie più 2 giorni di congedo ordinario e 4 giorni di festività soppresse. Poi, certo, ci sono i lavoratori. A Napoli, dall’iscrizione alla richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi, il procedimento per il caso Saccà ha impiegato 32 giorni: feste comprese. Del resto a Napoli non succede mai nulla.