Da questa sinistra no. Non accettiamo lezioni di morale, né di stile. E le rimandiamo al mittente.
La rissa tra senatori dell’Udeur è stata colta ancora una volta, come occasione per esercizi acrobatici di moralismo a senso unico e a corrente alternata. Agli smemorati parlamentari, portaborse, opinionisti e giornalisti di complemento di questa sinistra che finalmente fa le valigie, vogliamo rinfrescare la memoria.
Vogliamo ricordare a questa sinistra che i “mastelliani”, improvvisamente portati con irridenza ad esempio della “lezione di stile di questa destra”, per 18 mesi e fino a ieri erano coccolati da lorsignori come gradite stampelle del governo al Senato; che Mastella non era il capofamiglia di una sorta di associazione per delinquere, ma il loro lodato ministro della controriforma della Giustizia.
Vogliamo ricordare a questa sinistra, che ha montato lo scandalo della compravendita di senatori da parte di Berlusconi, il tentativo di seppellire sotto la rissa al Senato lo scandalo dell’assunzione a spese dello Stato, ormai assodata, del segretario del parlamentare Cusumano.
Vogliamo ricordare a questa sinistra la politica degli insulti e delle contumelie a Berlusconi quand’era premier; nonché la lezione di stile dell’onorevole Diliberto, quando affermò che a lui il Cavaliere “fa schifo”.
Vogliamo ricordare a questa sinistra, che etichetta come “traditori” quanti non hanno rinnovato la fiducia a Prodi, l’accoglienza riservata con onori e benemerenze a Follini.
Vogliamo ricordare a questa sinistra, che s’indigna per quei politici del centrodestra che non si dimettono perchè finiti nel tritacarne giudiziario, che nelle loro file alberga un tal Bassolino che continua a governare e a sedere su tonnellate di immondizia che hanno svergognato l’Italia in tutto il mondo.
Vogliamo ricordare a questa sinistra, che s’indigna (solo ora) per le politiche clientelari di Mastella, gli scandali della Sanità in Calabria e in Liguria, quelli delle coop in Umbria.
Vogliamo ricordare a questa sinistra, che s’indigna per le lottizzazioni, l’inverecondo accaparramento delle poltrone, da quelle istituzionali, agli enti dello Stato e del parastato, fino agli strapuntini.
Vogliamo ricordare a questa sinistra che fruga nelle carte giudiziarie, nelle intercettazioni e financo nell’immondizia per colpire gli oppositori, che è grazie a lei che l’assassino del giudice Alessandrini non solo siede in Parlamento, ma è assurto a segretario della Camera.
No, non si accettano lezioni di morale da questa sinistra.
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E adesso parlano di questione morale. Roba da non credere. Appena lo spettro delle urne, e della inevitabile sconfitta, si è materializzato all'orizzonte, ecco che dall'armadio ammuffito della sinistra rispunta uno dei suoi soliti abiti sdruciti. Il solito bolso cavallo di battaglia da spendere non potendo vantare successi e onorificenze in alcun altro settore. Mica perchè la questione morale non sia seria e reale. Figuriamoci. Lo è, eccome. Ma non lo è se la predica viene da quel pulpito.
Il pulpito che amministra da quindici anni la Campania, la regione simbolo di un'Italia devastata dal malgoverno e dalla corruttela. Che fine ha fatto la questione morale a Napoli e dintorni? Dov'è la magistratura militante, quella della pulizia della società? Forse lavora come gli spazzini assunti dalla Iervolino per non fare nulla. Domanda: in un quadro di degrado, inefficienza, e complicità come quello che ha prodotto la situazione attuale, non sono mai state ravvisabili responsabilità politiche e soprattutto penali? Berlusconi che riceve una telefonata da un dirigente Rai, e casualmente segnala due persone per un appuntamento, va rinviato a giudizio, Bassolino che ha raso al suolo la sua regione e l'immagine dell'Italia intera, no.
Il pulpito che ha piazzato nell’ufficio di Presidenza della Camera, con l'incarico di segretario, l'ex terrorista Sergio D'Elia. Dice: ha già pagato il suo debito con la Giustizia. Certo. Ha pagato anche l'agente carcerario Fausto Dionisi che il 20 gennaio del 1978, durante un tentativo di evasione dal carcere delle Murate di Firenze, fu ucciso come un cane. D'Elia fu condannato prima a 30 e poi a 25 anni per banda armata e concorso in omicidio. Ora, questo signore, grazie alla sinistra “morale” che ha sgovernato fino a ieri si trova nel “gruppo dirigente” di una delle più alte istituzioni di quella Repubblica che lui ha combattuto armi in pugno.
Il pulpito che coccola i Sofri, che ne ha reso la detenzione una burla, che li invita e li onora alle trasmissioni televisive.
Il pulpito che pontifica sulla condanna in primo grado di Cuffaro, ma conta tra le sue fila signori come Daniele Farina di Rifondazione comunista, tanto per citarne uno, condannato in via definitiva per fabbricazione detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e inosservanza degli ordini dell’autorità.
Il pulpito che ha aperto le porte del paese a ogni immigrazione clandestina e malavitosa e che, dopo il truculento omicidio della povera signora Reggiani non è stato neppure capace di varare un decreto sulla sicurezza, sommando una sconfitta politica di portata storica a un vulnus morale insanabile.
Vogliamo continuare? Forse basta. La questione morale esiste. poniamola. Ma senza accettare lezioni da chi coltiva quotidianamente la propria immoralità personale e politica.
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Pur di mantenere il potere, Romano Prodi, si è fatto prodigo distributore di incarichi e nomine. Dopo aver riassunto un governo di 102 persone tra ministri e sottosegretari (il più ingombrante e costoso dall’inizio della storia repubblicana) e in attesa di procedere alle 64 nomine di “amici” in enti che contano, il professore aveva avviato un’attenta campagna acquisti per superare la prova del Senato.
Mentre il senatore Cusumano preparava il suo intervento a favore del governo, il presidente di Agecontrol (un’agenzia controllata dal ministro De Castro, prodiano doc) confermava che il mercoledì 23 veniva assunto presso la sua agenzia “un dipendente che attualmente svolge le funzioni di segretario particolare del senatore Cusumano”. Assunzione avviata con una procedura che gli stessi vertici della società ritengono anomala e meritevole di indagine.
Può anche darsi che sia una fantastica coincidenza ma è bene andare a fondo tanto per dissipare ogni dubbio. Del resto Berlusconi, per aver raccomandato alla Rai – pare senza esito – due attrici, è stato indagato dalla procura di Napoli per tentata corruzione. Ad un primo sguardo, la faccenda che lega il parlamentare dell’Udeur alle sorti di Prodi, non pare molto diversa. Anche se il professore insieme ai suoi alleati non rinuncia a dare a Berlusconi lezioni di moralità politica e sociale.