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 LA CADUTA DI PRODI SULLA STAMPA Data: 25/01/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
TITOLI DELLE PRIME PAGINE DELLA STAMPA ITALIANA:

Corriere della Sera: “Prodi sconfitto, cade il governo”
Dal Pd appello a Berlusconi. La risposta: No, alle urne

La Repubblica: “La sconfitta di Prodi”
Così muore il centrosinistra
Berlusconi esulta: ora subito al voto

La Stampa: “Cade Prodi, sputi e svenimenti in aula”
Berlusconi elogia il coraggio del premier: ma ora elezioni. Veltroni: governo per le riforme”

Il Messaggero: “Prodi battuto, cade il governo”
Berlusconi e Fini: al voto. Veltroni: va evitato

Libero: “Il sogno s’è avverato. Prodi giustiziato”
Finito il grande imbroglio. Il governo è caduto, la sinistra in disfatta si ritira. Mortadella lascia un Paese malconcio e una politica devastata. Non resta che votare
Il Sole 24 Ore: “Prodi cade, Marini prima ipotesi. Napolitano punta sul governo istituzionale la casa delle libertà chiede subito il voto”
È la fine ingloriosa di un’epoca

Il Giornale: “A casa”
Finisce il peggior governo che la Repubblica ricordi.
Berlusconi: elezioni subito

Il Tempo: “Licenziato Prodi. Era ora”

L’Unità: “Cade il governo Prodi, un salto nel buio”

Avvenire: “La fiducia non c’è. E Prodi si dimette”

Il Mattino: “Governo sfiduciato, Prodi si dimette”

Europa: “Prodi esce di scena, poche alternative alle elezioni”

La Nazione: “Prodi sfiduciato. Elezioni subito?”

Il Secolo d’Italia: “Addio Professore”

Liberazione: “Prodi affondato, elezioni vicine”

Il Riformista: “Via Prodi, comincia l’assedio a Veltroni”

Il Secolo XIX: “Prodi battuto, è crisi”

Il Manifesto: “Solitario e final”

Italia Oggi: “Il Prodino è già scaduto”


Da La Stampa, rubrica “Jena” Titolo: “Canzoni”

Lo so, mi guardate lo so
mi sembra una pazzia
brindare solo senza compagnia
ma io, io devo festeggiare
la fine di un amore
cameriere champagne...

Ps: la canticchiava ieri sera Veltroni



LA CADUTA DI PRIDI SULLA STAMPA ESTERA

Per la stampa straniera, la caduta del governo Prodi determina una situazione di nuova incertezza per il paese, aprendo la strada al ritorno di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.

In Spagna. El Mundo titola: “Prodi si dimette dopo la sconfitta al Senato in mezzo a una grande zuffa”. Dopo gli sforzi titanici fatti negli ultimi giorni per eludere le più elementari leggi matematiche, scrive il quotidiano, Prodi perde al Senato dove mancano i numeri. L’editoriale titola: “Il suicidio politico di Prodi”. El Pais sottolinea che “L’esecutivo di Prodi resiste solo 20 mesi”. Il premier italiano perde per cinque voti la fiducia del Senato, dopo l’uscita dalla coalizione del governo del ‘piccolo’ partito democristiano dell’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella.

In Francia. Le Figaro titola: “Italia, dimissioni del governo Prodi”, prevedendo la nomina di un governo di transizione per riformare il sistema elettorale. Liberation evidenzia che “L’equilibrista Prodi alla fine è caduto”. Il governo era partito male fin dall’inizio, ricorda, per la vittoria ottenuta con soli 24.000 voti di scarto che avevano dato alla maggioranza solo due seggi in più al Senato. Nei 20 mesi di governo, continua, il Professore ha cercato di fare l’alchimista, scommettendo sia sulla sua leggendaria ostinazione che sull’antiberlusconismo, unico vero collante della sua maggioranza.

Nel Regno Unito. Il Guardian titola: “Berlusconi mira a tornare al potere in Italia”. Dopo le dimissioni di Prodi, il Presidente Napolitano vuole un governo di transizione per riformare la legge elettorale, ma il tycoon dei media che ha governato il paese fino a due anni fa ha definito ‘insensato’ tale progetto, sostenendo che l’Italia ha bisogno di un governo ‘nuovo e autorevole’. Uno stretto alleato di Berlusconi ha quindi rivelato al quotidiano britannico di prevedere per il prossimo autunno il ritorno del Cavaliere a Palazzo Chigi. Anche L’Independent sottolinea che “Le dimissioni di Prodi aprono le porte al ritorno di Berlusconi”.
Stessa linea per il Telegraph: “Romano Prodi si dimette dall’incarico di premier” e si apre così la strada al ritorno al potere di Silvio Berlusconi. Il quotidiano conservatore sottolinea quindi che “l’Italia è ancora ‘ostinatamente ingovernabile’”, ricordando che il prossimo governo sarà il 62esimo in 63 anni di storia repubblicana. Per il Times, “Romano Prodi si dimette dopo aver perso la fiducia” e Silvio Berlusconi è pronto a tornare al potere. In prima pagina, il Financial Times titola: “La coalizione del governo Prodi collassa in mezzo a scene di caos”, e Berlusconi chiede di tornare alle urne.

Negli Stati Uniti. Il New York Times titola: “Cade il governo italiano, sorprendendo pochi”. I leader italiani sanno di dover fare i conti con una profonda crisi politica ed economica, scrive, ma sono ‘velenosamente’ divisi sulle modalità di risoluzione. Emblematica di tale divisione, secondo il Nyt, l’aggressione al Senato contro l’esponente dell’Udeur Stefano Cusumano. “Cade il governo italiano”, scrive il Los Angeles Times, sottolineando che la fine della coalizione di Romano Prodi determina una situazione di nuova incertezza per il paese.

In Germania. Spiegel online: “Prodi si dimette, Berlusconi trionfa”.

In Turchia. la stampa parla di profonda crisi politica in Italia. Hurriyet scrive che il Paese “aspetta le dimissioni di Prodi” dopo che il premier non è riuscito a ottenere la fiducia al Senato. Più caustico il quotidiano Milliyet, che titola: “Prodi di nuovo al capolinea”, evidenziando la fragilità dei governi italiani e la necessità per il Paese di una nuova legge elettorale.

In Russia. Gazeta.ru scrive: “Berlusconi insiste per tenere elezioni anticipate in Italia”. Il quotidiano Kommersant, di proprietà del finanziere di Gazprom Alisher Usmanov, titola: “Romano Prodi, mette ai voti il Governo. E l’Italia va verso le elezioni anticipate”. Più secco il notiziario tv di Ntv (Gazprom Media): “I senatori non hanno dato fiducia a Prodi”. Mentre per il Primo Canale, “L’Italia cerca di uscire dalla crisi di governo”.

ED ECCO I COMMENTI SU TRE DEI MAGGIORI QUOTIDIANI ITALIANI: CORRIERE DELLA SERA, SOLE 24 ORE E LA STAMPA E SUL QUOTIDIANO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA MANIFESTO

CORSERA/“L’ostinazione e la disfatta”
Da Il Corriere della Sera, a firma Massimo Franco
Titolo:: “L’ostinazione e la disfatta”

“Lo schianto c’è stato. Rovinoso, rumoroso, e tale da mandare in pezzi ciò che restava dell’Unione”.
“…Romano Prodi, seppellito da 161 «no» rispetto a 156 «sì», osserva le macerie del proprio governo con aria accigliata. Eppure, forse se ne compiace inconsapevolmente. Anche perché è stato lui a scegliere di sfidare l’aula. Ed aveva messo nel conto la bocciatura. Prodi lo ha fatto, raccontano gli alleati maligni, perché non era certo di riottenere l’incarico per palazzo Chigi. Sapeva e sa che Giorgio Napolitano farà di tutto per prolungare la legislatura e cambiare la legge elettorale. Ma il calcolo dell’ormai ex presidente del Consiglio è che neppure il Quirinale riuscirà a compiere il miracolo. E dunque si andrà alle elezioni anticipate. E lui, Prodi, si godrà a distanza la disfatta della ex Unione; e la rivincita di Silvio Berlusconi, l’arciavversario”.
“…Riconsegnare in nemmeno due anni l’Italia a Berlusconi, perseguendo l’obiettivo opposto: è questo il paradosso col quale Prodi e il centrosinistra in pezzi potrebbe presto fare i conti. Ma in fondo, l’ossessione antiberlusconiana è stata anche l’eterno limite dei nemici del Cavaliere”.
“…Si torna comunque al vizio d’origine di una coalizione messa su per battere Berlusconi, non per governare. Il guaio, per la ex maggioranza al governo dalla primavera del 2006, è che riemerge dall’esperienza ridotta in brandelli. Non esiste più, e la resa dei conti non si è nemmeno iniziata: si intravede solo la scia di acrimonia che Prodi lascia dietro di sé”.
“…Se pure il Quirinale riuscirà a rimettere insieme un governo istituzionale, fotograferà equilibri politici morti; e un sistema sull’orlo della delegittimazione. L’ipotesi è quella di un esecutivo a tempo, obbligato ad affidarsi alle formule più contorte della Prima Repubblica; ma è un’ipotesi tutta da verificare”.
“… Il fronte ostile all’interruzione della legislatura è largo; ma anche frastagliato e intimidito, dopo il modo in cui Prodi ha voluto chiudere la propria esperienza. Oggettivamente, i margini per riprendere il controllo della situazione si sono assottigliati drasticamente. Già si parla di elezioni all’inizio di aprile, come se tutte le tappe che da oggi il Quirinale studierà fossero bruciate in anticipo. Non è escluso che in quel caso a portare l’Italia al voto sia Prodi, premier uscente. Probabilmente, Berlusconi se lo augura: i più spaventati da questa prospettiva sarebbero alcuni alleati del Professore”.


IL SOLE 24 ORE/“È la fine ingloriosa di un’epoca”

Da Il Sole 24 Ore, a firma Stefano Folli
Titolo: “È la fine (ingloriosa) di un’epoca”

“Ieri sera non è solo caduto un Governo, uno dei tanti. E finita un’epoca. L’uscita di scena di Romano Prodi segna la conclusione di una fase storica”.
“…la parabola di Prodi come uomo di Governo è assai travagliata. La prima volta resta a Palazzo Chigi poco più di due anni, fino all’autunno del ‘98. Affiancato da un ministro dell’Economia che ha il prestigio di Carlo Azeglio Ciampi, porta l’Italia nell’euro. Poi viene travolto da una congiura di palazzo.”
Ora l’esperienza è durata venti mesi ed è assai meno memorabile. Mancano le risorse, mancano i voti e viene meno qualsiasi visione riformatrice di grande respiro. Alla fine la caduta non si deve a un complotto politico, bensì allo sfilacciamento di una coalizione troppo improbabile per riuscire a governare”.
“…Quel che più colpisce, il Prodi dinamico del ‘96 si è tramutato nel Prodi conservatore del 2007.
Un po’ troppo propenso ai compromessi, paladino dei micro-partiti suoi alleati privilegiati, sospettoso di tutto, deciso a durare comunque: anche quando «durare» diventava sinonimo di «galleggiare»”.
“…Ora è chiaro che il professore lascia il campo. Per lui non c’è all’orizzonte un’altra possibilità di formare il Governo. La sfiducia lo esclude dal gioco, non meno della fretta dei suoi "amici" nel voltare pagina. Ma il compito di Giorgio Napolitano si presenta complesso come mai negli ultimi anni.
“La legislatura è stata ferita in modo forse mortale. Ma prima di tornare alle elezioni il capo dello Stato dovrà fare ogni sforzo per capire se è possibile percorrere ancora un tratto di strada. Parlare di riforme costituzionali sembra assai velleitario, date le circostanze, ma all’orizzonte c’è un referendum per modificare la legge elettorale. Quindi è tutt’altro che stravagante verificare se le forze politiche sono disposte a sostenere per un breve tratto e in forma "bipartisan" un Governo di tregua, senza profilo politico, la cui unica ragion d’essere sarebbe proprio il nodo della legge elettorale”.
“…Il problema è che il quadro ora si è molto logorato, anche per la caparbietà di Prodi. E Berlusconi è ovviamente tentato di fare l’“en plein”. Tornare alle urne con l’attuale legge elettorale metterebbe in grave difficoltà il Partito democratico veltroniano, riportando l’ex Casa delle libertà a Palazzo Chigi sull’onda di un successo politico, e forse anche elettorale, senza precedenti. Vedremo. La partita è appena cominciata. Ieri sera nel centro-destra era il momento dei fuochi d’artificio. Da oggi non è escluso che si ascoltino toni diversi”.

LA STAMPA/“La discesa in 600 giorni”
Da La Stampa di oggi, a firma Fabrizio Rondolino
Titolo: “L’irresistibile discesa in seicento giorni”

“Si è dunque spento il governo più pingue della Repubblica, sorto il 17 maggio 2006 nei saloni del Quirinale e composto da 26 ministri, 10 viceministri e 66 sottosegretari, per un totale di 102 poltrone, in rappresentanza di 16 distinte formazioni politiche. Le ragioni della sua caduta dopo appena venti mesi sono probabilmente tutte qui”.

“…Il fatto è che la frammentarietà della coalizione ne ha minato fin dall’inizio la forza propulsiva: dall’indulto alle liberalizzazioni, dalla giustizia ai Dico, dalla politica estera a quella economica non c’è stato capitolo dell’agenda governativa che non abbia subito uno stravolgimento più o meno massiccio nell’impatto parlamentare con la maggioranza. Con il risultato, tutt’altro che trascurabile, di far irritare uno dopo l’altro (e qualche volta tutti insieme) la Cgil e la Confindustria, il Vaticano e la Casa Bianca, gli statali e le partite Iva, i magistrati e gli avvocati, la maggioranza e l’opposizione. Né va dimenticata una difficoltà per così dire oggettiva, e cioè l’esigua maggioranza in Senato: un paio di voti, esclusi i senatori a vita. Se poi a questo si aggiunge il doppio movimento di un premier che s’industria a tenere insieme sedici partiti e di un partito (il partito del premier!) che proclama di voler andare da solo alle prossime elezioni, è chiaro che soltanto un miracolo ha fatto vivere Prodi fino a ieri.
“Il governo parte nel luglio del 2006 con il «pacchetto Bersani» e con l’indulto, ed è subito bufera”.

“…Il 2007 si apre con due giorni di ritiro a Caserta per ministri e segretari di partito: l’obiettivo è rilanciare l’azione di governo. Ma la spinta riformista appare affievolita, nonostante la seconda «lenzuola» di Bersani.
“A febbraio, […] il Consiglio dei ministri approva i Dico. Le conseguenze saranno catastrofiche: da un lato, si apre un fossato con la Cei e con il Vaticano destinato ad approfondirsi sempre più dopo il trionfale successo del Family Day”.

“…Ma febbraio è un mese infausto soprattutto per la politica estera: D’Alema il 21 cade in Senato sull’Afghanistan, e con lui il governo […] Napolitano respinge le dimissioni di Prodi […] Qualche giorno dopo Prodi rende noti dodici punti «prioritari e non negoziabili» che dovrebbero rilanciare l’azione del governo. Il punto 11 trasforma il portavoce del premier in portavoce di tutto l’esecutivo: ma proprio in quei giorni arrivano nelle redazioni dei giornali le foto di Silvio Sircana sorpreso a parlare con un trans. E un’altra tegola sulla testa di Prodi, che già aveva dovuto «licenziare» un altro consigliere, Pier Angelo Rovati”.

“La «non-crisi» di febbraio, dunque, anziché appianare i contrasti paradossalmente finisce con l’esacerbarli. La primavera porta alla nascita del Partito democratico, e il 27 giugno Veltroni si candida a guidarlo. L’operazione dovrebbe rilanciare l’immagine del centrosinistra, ma ben presto si rivela l’ostacolo più ingombrante sulla strada della coalizione. Le brevi vacanze - segnate, a sinistra, dalla decisione del Comune di Firenze di multare i lavavetri, e dal vespaio che ne è nato - riconsegnano un governo e un centrosinistra oramai profondamente lacerati. La cronologia si fa affannosa, il 3 ottobre il Senato respinge con 157 no, 156 sì ed un astenuto la mozione di sfiducia contro Visco presentata dal centrodestra dopo la rimozione del generale Speciale (che peraltro verrà reintegrato dal Tar due mesi dopo). Il 14 ottobre Veltroni viene eletto segretario del Pd da 2.666.750 italiani. È un risultato inaspettato, e destinato ad accelerare la dissoluzione della maggioranza. Il 20 ottobre Prc e Pdci sfilano a Roma contro l’accordo sul Welfare”.

“Intanto il dialogo sulla riforma elettorale, apertosi trionfalmente con un vertice Berlusconi-Veltroni il 30 novembre, s’impantana ben presto nei veti incrociati e nella babele di proposte: «Vassallum», bozza Bianco, modello tedesco, doppio turno francese, ritorno al «Mattarellum», referendum... Il 16 gennaio Mastella annuncia alla Camera le sue dimissioni, dopo l’ordinanza di arresti domiciliari per la moglie Sandra Lonardo. Nella stessa giornata il ministro viene indagato per concussione e la Corte costituzionale dà il via libera ai tre referendum elettorali”.

IL MANIFESTO/“Suicidio politico”
Da Il Manifesto, a firma Gabriele Polo
Titolo: “Suicidio politico”

“Romano Prodi è caduto con la stessa ostinata sicurezza con cui aveva brindato in una triste festa notturna di piazza il 10 aprile di due anni fa. Fermo nel voler portare fino in fondo la propria sfida alle leggi della matematica e della politica. Si è presentato al Senato sapendo che gli avrebbero sparato addosso e lui ha mostrato il petto lanciando ai suoi cecchini un avvertimento inascoltato: «Dopo di me il diluvio». Avversari vecchi e nuovi gli hanno concesso l’onore delle armi e della coerenza parlamentare. Poi hanno sparato”.

“Ma la sua ostinazione copre solo in piccola parte il lento ma inesorabile suicidio politico dell’Unione sfociato nella crisi di governo”.
“…due problemi che hanno portato al collasso. In primo luogo il progressivo allontanamento dalle attese degli elettori - badando più agli equilibri interni e alle compatibilità di bilancio. Più che in parlamento Prodi è rimasto solo nel Paese”.

“… In secondo luogo, a destabilizzare un quadro politico diventato la principale se non unica attenzione del premier, è arrivato il parto del Pd, determinando un dualismo di potere che non poteva durare. E così è stato proprio il «suo» partito a togliere il terreno sotto i piedi a Romano Prodi.
“Tra le macerie che ora si cercherà di raccogliere in qualche modo per evitare le elezioni anticipate, emerge la sconfitta della sinistra”.

“… Ma si profila anche il sordo rovello del Partito democratico, concepito per vivere al potere e oggi posto di fronte alla scelta tra un’opposizione che non sa più cosa voglia dire e cercare alla sua destra i partner di una futura alleanza. Un bel disastro: complimenti a tutti”.

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