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 CRISI DEL GOVERNO: I MANEGGI PER NON VOTARE Data: 01/02/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Emergono elementi contraddittori nella missione Marini. Per un verso il mandato dato da Napolitano è inequivocabile: “Ho pertanto chiesto al presidente del Senato – facendo appello al suo senso di responsabilità istituzionale – di verificare le possibilità di consenso su un preciso progetto di riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale alla approvazione di quel progetto e alla assunzione delle decisioni più urgenti in alcuni campi”.
Per altro verso lo stesso presidente Marini aveva attentamente perimetrato il campo della sua missione: “Le consultazioni che iniziano oggi hanno l’obiettivo di trovare un consenso sulla riforma del voto che sia “ampio” e “politico”, non personale”.
Successivamente, però, Marini, travalicando il mandato di Napolitano ha stabilito di fare una “passeggiata nel sociale” convocando tutte le associazioni che hanno recentemente firmato un documento che invoca l’immediato impegno delle forze politiche per una nuova legge elettorale.
Ora questa iniziativa è un “di più” che non era affatto contenuto nel mandato conferitogli dal presidente della Repubblica che riguardava la consultazione delle forze presenti in parlamento. Né possono essere invocati i precedenti costituiti da Spadolini e da Berlusconi perché in quei casi non si trattava di un mandato esplorativo per una nuova legge elettorale, ma della formazione di un governo nel senso più pieno del temine.
Il documento delle associazioni, poi, va contestato anche nel merito.
Infatti l’interesse di sindacati, Confindustria, associazioni varie, dovrebbe essere quello di avere quanto prima (e se si vota in aprile ciò avverrà rapidamente) un governo nella pienezza dei suoi compiti e non un governicchio concentrato solo nella definizione di una nuova legge elettorale (sulla quale, peraltro, non c’è intesa fra le forze politiche) .
Non sarebbe stato meglio se Confindustria e sindacati nel corso di questi anni, invece di far da sponda a questa e quella forza politica del centrosinistra nel quadro di una fumosa concertazione, non si fossero occupati del salario dei lavoratori e della produttività delle aziende? Ciò, però, avrebbe richiesto quell’impegno sulla contrattazione aziendale che è contestato per ragioni ideologico-politiche dalla Cgil.
In ogni caso c’è una presa di posizione del Presidente della Camera che taglia la testa al toro. Bertinotti – rispondendo ad alcuni irresponsabili che, pur di evitare le elezioni si sono inventati che l’attuale governo in ordinaria amministrazione potrebbe indire subito il referendum – ha affermato che questa legislatura è finita.
Infine un auspicio: ci auguriamo che quanto prima il Presidente uscente della Confindustria, quale che sia il fiore, l’arbusto, la pianta, la siepe, che vuole usare, scenda in politica e si misuri a viso aperto, senza usare la Confindustria e la Fiat, con i problemi del voto, del consenso, dell’organizzazione di una forza politica. Insomma che faccia politica a viso aperto, non nascondendosi dietro sigle prestigiose.

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