LA PERENNE INTOLLERANZA DELLA SINISTRA CONTRO LA VOCE DEL PONTEFICE
È noto a chiunque che la sinistra si trova in una permanente crisi di nervi, cagionata al senso di precarietà della maggioranza che sostiene l’attuale governo e alle profonde discrepanze presenti nell'Unione, la sinistra nostrana diviene vittima di una sorta di riflesso pavloviano che la conduce ad una esagerata reattività istintiva dinanzi a qualsiasi parola o azione messa in atto da coloro che essa considera «nemici».
L'ultimo episodio, accaduto, qualche giorno fa. La Santa Sede, per il tramite della Sala Stampa vaticana, ha reso noto il testo di una esortazione apostolica con cui Benedetto XVI tira le somme del sinodo dei vescovi tenutosi a Roma nell'ottobre del 2005. E' un documento marcatamente ecclesiale, incentrato sulla centralità dell'eucaristia nella vita del cristiano. Tratta della fede eucaristica della Chiesa, di mistero sacramentale, del rapporto tra eucaristia e celibato sacerdotale, tra eucaristia e matrimonio; si riflette sulla liturgia e sul modo migliore per celebrare il sacramento, sull'adorazione e sulla pietà eucaristica. Fino ad arrivare alla «forma eucaristica della vita cristiana» ed al paragrafo 83, dove si parla di «coerenza eucaristica», a cui «sono chiamati tutti i battezzati», ma che «si impone con urgenza nei riguardi di coloro che, per la posizione sociale o politica che occupano, hanno il dovere di adottare decisioni sui valori fondamentali, quali il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme». A questi cristiani che occupano una importante «posizione sociale e politica», il Papa chiede di «presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana». Niente di nuovo sotto il sole. E' una posizione sulla stessa onda di frequenza con la tradizione della Chiesa, mai posta in dubbio dal magistero, e oltretutto il paragrafo vale dieci righe in mezzo a un documento di oltre cento pagine, il cui fine è quello - come detto - di evidenziare la centralità del sacramento eucaristico nella vita del fedele e della Chiesa.
Purtroppo, queste dieci righe sono bastate alla sinistra laicista, maggioritaria all'interno dell'Unione, per cagionare l'ennesima caccia alle streghe, con dichiarazioni di guerra alla Chiesa e al Pontefice, prese di distanza e reprimende più o meno verbalmente violente. C'è l'imbarazzo della scelta: si va dalla rosa ne pugno che fa appello per l'abolizione del Concordato ( segno di chi non conosce il diritto internazionale e il diritto ecclesiastico!) ai verdi, che parlano di «accanimento politico e religioso», passando per i DS, che accusano la Chiesa di voler mettere in atto un «muro contro muro».
Da queste dichiarazioni sembra che Benedetto XVI, nella stesura dell'esortazione apostolica, rivolta a tutta la cattolicità, sia stato guidato solo ed esclusivamente dal «chiodo fisso» della politica italiana e dalla perversa volontà di ingerire nell'azione del governo Prodi e nella discussione sui Dico (diritto di convivenza). Documento di teologia e di mistica eucaristica solo per dire che i politici italiani che si professano cattolici non devono votare una legge sulle coppie di fatto? È ridicolo pensarlo, ma è proprio quello che fa la sinistra: basta che la Chiesa, per bocca del Papa o dei vescovi nell'esercizio del loro ministero, nomini le parole «famiglia», «vita», «princìpi non negoziabili», ed ecco che scatta il succitato riflesso pavloviano e si scatenano le reazioni più scomposte e disparate.
Alla fine dei conti, è evidente che le accuse di ingerenza e di intolleranza mosse dai vari componenti della sinistra e compagnia cantante nei confronti della Chiesa si possono benissimo rivoltare contro i loro sostenitori. Il Santo Padre fa il suo mestiere, e guida, con le sue parole e i suoi scritti, i cattolici nel loro cammino di vita e di fede. Reagire per il fatto che il Papa faccia il Papa è sintomo di un atteggiamento che in teoria si vorrebbe «aperto» e «rispettoso di tutti», mentre nei fatti denota una invincibile insofferenza nei confronti di ogni voce discordante, una chiusura totale a ogni idea e cultura diversa. Proclamano ed esaltano la «libertà», ma non perdono occasione per mostrarsi illiberali. Vorrebbero la «laicità», ma cadono senza che se ne accorgano nel fondamentalismo e nell'integralismo. Amano il «pluralismo», ma alla fine l'unica voce che gli piace ascoltare è la loro. Alla faccia della tolleranza! I cattolici della margherita come mai non difendono la posizione del Papa? Giuseppe PACCIONE