ANNA MARIA GRECO
GIUSTIZIA I tribunali sono in difficoltà per carenza di organico. Però un giudice ogni sette chiede il permesso per svolgere incarichi extragiudiziari, spesso ben retribuiti, e in genere ottiene il permesso. Alcuni casi eclatanti.
La frase di Romano Prodi è pesante, ma si perde nel profluvio di parole dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, in Cassazione: «Al Csm spetta valutare se sia opportuno consentire a tanti magistrati di assumere o mantenere incarichi extragiudiziari oggettivamente in contrasto con la necessità di garantire l’efficienza degli uffici giudiziari». Il guardasigilli ad interim e premier dimissionario fa una richiesta precisa all’organo di autogoverno delle toghe, perché il momento richiede «un impegno straordinario».
Per arrivare a tanto vuol dire che si è oltrepassato il limite. Che sono troppi i magistrati in giro in Italia e nel mondo per partecipare a commissioni, seminari, corsi universitari e di formazione, organismi sportivi e chi più ne ha più ne metta. Ogni anno il Csm concede circa 2 mila autorizzazioni, anche più di una alla stessa persona, accogliendo la stragrande maggioranza delle domande (riquadro a pagina 57). E questo pesa sul lavoro dei 9.150 magistrati in servizio negli uffici giudiziari, da cui bisogna detrarre i 274 fuori ruolo, cioè distaccati permanentemente allo stesso Palazzo dei Marescialli, nei ministeri, a Palazzo Chigi, al Quirinale, alla Corte costituzionale, nelle autorità, negli organismi Ue e internazionali, nelle sedi della giustizia sportiva; oltre ai 322 giovani ancora senza funzioni.
Insomma, delle 9.150 toghe che risultano sulla carta, quante si dedicano pienamente al loro incarico? Porre limiti a questo esodo o secondo lavoro che toglie energie al primo è sempre risultato estremamente difficile. E negli anni le maglie, semmai, si sono allargate.
Se prima era previsto un massimo di 35 ore per gli incarichi di insegnamento, l’anno scorso il limite ufficiale è salito a 40 e una circolare che sta per essere approvata dal Csm ne prevede 60 per lezioni universitarie, più 8 per insegnamento in strutture private, precedentemente escluso.
Quanto ai fuori ruolo, il limite numerico una volta previsto è saltato del tutto con la riforma Mastella. Nel testo dell’ordinamento giudiziario firmato dall’ex ministro Roberto Castelli si tentava una timida riduzione del tetto massimo fissato di 230 magistrati, più quelli previsti da leggi varie che facevano lievitare la cifra oltre i 300. Ma per far spazio alle modifiche introdotte sotto pressione dell’Anm l’estate scorsa, per addolcire la distinzione delle funzioni tra giudici e pm, l’articolo nuovo è stato stralciato e quello vecchio abrogato.
«Così» spiega il presidente dell’Unione camere penali Oreste Dominioni «in teoria tutti i magistrati potrebbero andare fuori ruolo. Più che un buco legislativo mi sembra una voragine, che il Csm sta cercando di colmare con delle circolari. Rimane, comunque, un numero esorbitante di magistrati che non amministrano la giustizia e questo è grave per tre ragioni. Primo: malgrado i gravi problemi di efficienza, si sottraggono risorse. Secondo: i magistrati nelle istituzioni determinano scelte politiche, fanno le leggi e, di fatto, la politica giudiziaria è nelle loro mani. Terzo: i fuori ruolo corrispondono per quote alle correnti dell’Anm e replicano nelle istituzioni questi equilibri». In più, si costruiscono carriere parallele e spesso non rientrano più nei ranghi.
Indagando nel capitolo degli incarichi extragiudiziari si scoprono strane storie. Una delle ultime domande arrivate alla quarta commissione del Csm, a novembre 2007, era firmata Gian Franco Amendola. Il magistrato, già europarlamentare dei Verdi, voleva andare a presiedere una commissione del ministero dell’Ambiente: impegno fino a luglio 2010, compenso lordo 56 mila euro. Nello stesso anno e in quello precedente Amendola aveva avuto altri due incarichi allo stesso dicastero e per la formazione di carabinieri destinati alla tutela ambientale, ma gratuiti, oltre a un incarico di insegnamento per 150 euro.
Stavolta, la somma era cospicua: il Consiglio giudiziario ha dato parere negativo e al Csm si è aperta una discussione sull’opportunità di concedere il via libera. Soprattutto dopo che Amendola è sceso in campo in difesa del ministro Alfonso Pecoraro Scanio, con Beppe Grillo e altri, quando era a rischio sfiducia in Parlamento per lo scandalo dei rifiuti a Napoli. Quando ha capito che andava incontro a una bocciatura, Amendola ha revocato la domanda.
Altra storia singolare quella di Giovanni Salvi, fratello del senatore Cesare di Sinistra democratica, che ha chiesto a novembre e ottenuto pochi giorni fa l’autorizzazione per partecipare a un gruppo di lavoro della Scuola superiore dell’economia e delle finanze, per la formazione di funzionari dell’amministrazione pubblica cinese. Incarico di un anno, compenso 2.500 euro a trimestre, più indennità varie di missione. Nel quinquennio aveva avuto altri sei incarichi, compreso uno in Afghanistan.
Del 2006 è la vicenda che riguarda Vito D’Ambrosio, già presidente della Regione Marche targato centrosinistra, oggi procuratore generale in Cassazione, quello che ha sostenuto l’accusa nel processo disciplinare contro il pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Ad aprile ha chiesto di svolgere un incarico del dipartimento della protezione civile presso la presidenza del Consiglio, per presiedere una commissione. Periodo: dal 2 maggio al 1° giugno. Compenso: 20 mila euro.
Il Csm ha approvato, senza tanta attenzione all’importo. Quando alla seduta dopo qualcuno si è accorto di quanto era alto è nata una discussione, ma virtuale. Forse qualcuno ha informato l’interessato, fatto sta che il giorno dopo D’Ambrosio ha scritto una lettera in cui prendeva atto dell’autorizzazione ma rinunciava a parte della somma, tagliata a 2 mila euro. Come sia finita nessuno lo sa, ormai l’ok era stato dato.
A Palazzo dei Marescialli c’è chi, isolato, cerca di correggere l’andazzo. Come Celestina Tinelli, eletta con il sostegno del centrosinistra: «Nessun pregiudizio per gli incarichi extragiudiziari, ma in un momento di crisi la magistratura deve fare la sua parte. A quelli che volevano l’esonero totale dal lavoro per partecipare alla commissione di concorso da notaio abbiamo posto dei limiti. Per i fuori ruolo una circolare a febbraio dovrebbe fissare il limite allo 0,8 per cento dei magistrati effettivi (70-80), più circa 100 previsti da varie leggi. Speriamo sia approvata».
In quella circolare rimangono troppe eccezioni, secondo Gianfranco Anedda, membro vicino alla Cdl: «Bisognerebbe restringere ancora. Mi sono opposto anche all’allargamento del limite di ore per l’insegnamento universitario, ma sembra una battaglia persa».