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 ALLE URNE IL 13 APRILE. ECCO PERCHE' SI VOTA. Data: 06/02/2008
Appertiene alla sezione: [ Opinione ]
•Si vota perchè questa maggioranza fantasma uscita dalle urne del 2006 è andata in frantumi. Un'implosione che ha avuto come punta dell'iceberg il voto contrario di alcune componenti moderate, ma che era già stata segnata dalle differenze di Dna delle sue componenti, dalla nascita del Partito democratico, dalla volontà espressa poche settimane fa da Veltroni di andare da solo in caso di ricorso alle urne, certificando così l'impossibilità di convivenza con l'ala estrema della coalizione.

•Si vota perchè, è bene ricordarlo, nel dibattito in Senato sulla fiducia-sfiducia, il de profundis del Governo Prodi è venuto da più parti della maggioranza e non solo dai gruppi di Dini e Mastella.

•Si vota non perchè qualcuno ha impedito la nascita di un governo che facesse una riforma elettorale, ma per il fatto che questa riforma era impossibile ieri come oggi, e che qualunque tentativo mirato allo scopo era evidentemente strumentale, finalizzato a prendere tempo, a eludere i nodi veri che l'Italia si trova oggi a dover sciogliere.

•Si vota perchè il Paese ha sulle spalle, dopo due anni di Governo Prodi, un fardello enorme di problemi da risolvere. Le tasse, le tariffe, il costo della vita, la sicurezza, il controllo dell'immigrazione clandestina e della criminalità. Questi, e non il sistema elettorale, gli sbarramenti e altri tecnicismi del genere, sono i problemi della gente, quelli a cui la campagna elettorale, i programmi dei partiti e gli impegni dei leader dovranno dare risposte.

•Si vota perchè questo Paese ha già perso due anni per l'arroganza di Prodi e della sua maggioranza, incapaci di riconoscere nella primavera del 2006 di non aver vinto le elezioni, di avere di fronte un Paese spaccato in due, ingovernabile con una delle due Camere appesa a una maggioranza precaria. Due anni in cui si sarebbero potute fare quelle riforme che oggi vengono invocate come la manna dal cielo, e la cui mancata attuazione si cerca di far ricadere su chi, come il Presidente Berlusconi, proprio due anni fa propose invano uno sforzo di unità nazionale per riscrivere le regole istituzionali.

•Si vota per dare al Paese un Governo diverso da quello che ha “sgovernato” in questi due anni, il governo delle tasse, delle emergenze rifiuti, dell'incapacità a emettere persino un decreto in tema di sicurezza. Si vota per avere cinque anni di stabilità, come quelli in cui ha governato il centrodestra, a differenza di un centro sinistra che ha confermato l'incapacità a tenere un assetto decente per più di due anni. Ma si vota anche per costruire nella prossima legislatura un assetto diverso, migliore, più moderno delle istituzioni del Paese. Assetto che, a differenza di quanto fece il centrosinistra con la riforma del titolo quinto della costituzione, le forze liberaldemocratiche vogliono condividere con chi, sull'altra sponda politica, ha a cuore le sorti nazionali.

•Si vota, non per fare inciuci, assolutamente. Anzi, per fare chiarezza, quella che è a mancata in questi due anni di babele politica. Ma proprio dalla chiarezza si deve costruire un confronto senza equivoci per portare la “macchina-Italia” a livello degli altri Paesi che viaggiano ad andature e con un confort infinitamente superiori.

•La parola torna agli elettori, come vogliono la Costituzione e il buon senso in un sano sistema democratico. La dissoluzione della maggioranza politica emersa nel 2006 non lasciava alternative. Diamo atto al Presidente della Repubblica di avere agito in fretta e nel più rigoroso rispetto formale e sostanziale della Costituzione. Abbiamo compreso che, per senso di dovere istituzionale, abbia affidato un incarico esplorativo al Presidente del Senato, e al senatore Franco Marini riconosciamo di averlo svolto in modo limpido e chiaro, portando le conclusioni delle sue consultazioni al Capo dello Stato senza dilazioni o travisamenti. È un bene prezioso che, nei momenti delle decisioni fondamentali della vita politica di un Paese democratico, le più alte Istituzioni seguano la via della legge e della coscienza senza ascoltare richiami di parte. Vediamo in questi comportamenti un contributo importante al riavvicinamento tra cittadini e istituzioni.

•La conclusione anticipata della Legislatura non indebolisce ma rafforza la democrazia. Questa convinzione deve essere condivisa sia da chi, come noi, giudicò fin da subito che una efficace governabilità non poteva essere fondata su una ridottissima maggioranza numerica sia da chi, sbagliando, la riteneva possibile. La democrazia, infatti, non si fonda solo sui numeri, ma anche sui valori che danno un senso e una direzione alle scelte politiche. Dove queste non sono espressione di una visione omogenea, i risultati vanno a danno di tutti. Siamo convinti che dalle urne uscirà, dopo questa esperienza, una volontà chiara del corpo elettorale, che una classe politica più matura saprà interpretare, ponendo gli interessi dell’Italia al di sopra di quelli dei partiti. È con questo spirito che dovrà essere condotta la campagna elettorale: non per la conquista del potere, ma per fare gli interessi a lungo termine del nostro Paese.

•La maggioranza uscente non ha saputo trovare in modo tempestivo e convincente una posizione comune sulle riforme indispensabili al buon funzionamento delle istituzioni e questo ha reso impossibile, nella Legislatura che ormai abbiamo alle spalle, un dialogo costruttivo con l’opposizione. Dialogo appena abbozzato, e da noi assecondato, ma tardivo e fondato più sul valore positivo del dialogo stesso che non sui contenuti. Su questo spirito di dialogo dobbiamo costruire il futuro. Questo non significa che la campagna elettorale sarà meno aspra. Vogliamo, e da parte nostra seguiremo questa linea, considerare i nostri avversari come tali sul piano dei principi, dei valori e degli obiettivi, e non come dei nemici con cui, dopo il voto, non si possa dialogare. Siamo restati fermi sul principio “prima il voto e poi le riforme fondate sul dialogo”. Anche perché le riforme devono avere il sostegno dell’opinione pubblica e non possono essere calate dall’alto per accordi tra i vertici delle forze politiche.

•La saggia decisione di procedere allo scioglimento anticipato delle Camere riporta la democrazia alla sua natura, che non è lotta per il potere ma rispetto primario per la volontà popolare. Non vogliamo credere che chi si opponeva alle elezioni anticipate lo facesse solo per il desiderio di conservare il potere. Allo stesso modo escludiamo con convinzione che chi, come noi, le ha chieste, fosse mosso da desiderio di rivincita. Tutti dobbiamo guardare all’interesse del Paese, ma tutti dobbiamo anzitutto rispettare la volontà popolare che, attraverso la società civile, aveva manifestato in maniera crescente la propria insoddisfazione verso un governo che non riusciva a dare risposte alle gravi difficoltà del Paese non perché avesse una ridottissima maggioranza numerica al Senato, ma perché cercava di tenere insieme forze politiche troppo distanti tra loro per obiettivi e cultura politica.

•Affrontiamo le elezioni anticipate, che abbiamo chiesto avendo predetto che la maggioranza di centrosinistra del 2006 sarebbe implosa per le proprie contraddizioni, con il preciso obiettivo di dare al Paese un Governo che rapidamente, con pochi e mirati provvedimenti, restituisca alla gente il valore fondamentale della speranza e della fiducia nel lavoro e nei suoi frutti. La breve congiuntura economica favorevole, di cui il governo Prodi ha goduto ma di cui non ha saputo approfittare, è già finita. È quindi tempo di rimboccarsi tutti le maniche, di lavorare di più e con rinnovata determinazione. In tutti deve prevalere il senso di responsabilità: i diritti si rafforzano nel quotidiano svolgimento dei propri doveri e non nella loro semplice e rumorosa rivendicazione. La prossima legislatura, nelle nostre intenzioni, sarà la legislatura del fare, non la Legislatura del dire.

•Con lo scioglimento delle Camere il governo Prodi, da molti considerato il peggiore della stagione repubblicana, passa all’archivio storico. Il Paese respira, la stragrande maggioranza degli italiani aspetta soltanto di votare, con la consapevolezza di poter aprire una fase realmente nuova.

•C’è la percezione diffusa che l’Italia ha di fronte a sé problemi rilevanti, dalla pressione fiscale alla sicurezza, dall’esigenza di un piano straordinario per la casa alla tutela della privacy. Il sistema ha bisogno, inoltre, di uno scatto riformatore che lo faccia uscire dalla palude in cui l’ha condotto l’unico governo occidentale del quale facevano parte anche i comunisti. Ma la gravità dei problemi non esclude la speranza: il Paese ha le risorse e l’energia per riprendere il cammino.

•La maggioranza degli italiani – maggioranza ampia, netta – punta sul centrodestra per voltare pagina. Per le forze moderate e riformiste sostenute dal popolo della libertà questo orientamento costituisce un’investitura e un impegno. Già in campagna elettorale queste forze dovranno dimostrare la capacità di realizzare ciò che gli italiani si attendono, parlando chiaro, con la passione e gli argomenti concreti, col cuore e con la ragione.

•Il governo di Romano Prodi di fatto ha lavorato per approfondire la spaccatura. Le formazioni dell’Unione sono state divise su tutto, ma concordi nella demonizzazione dell’avversario, nell’occupazione sistematica di tutti i posti di potere e di sottogoverno, nel disprezzo delle ragioni dell’“altro”. Noi non seguiremo questo schema improntato all’odio. Il rilancio del Paese passa per il rafforzamento della coesione sociale e politica sui valori fondamentali.

•La campagna elettorale delle forze che s’ispirano alla libertà non seguirà la bussola della vendetta e non sarà improntata alla negazione dell’avversario. Puntiamo a vincere convincendo, parlando a tutti, con la forza degli argomenti e dei programmi, senza che la dialettica propria dei sistemi dell’alternanza diventi velenosa o violenta.

•Agli italiani non proporremo un libro dei sogni impossibili composto di 283 pagine, ma un programma chiaro, comprensibile che indichi innanzitutto poche cose da fare per scongiurare il declassamento dell’Italia, per rilanciare il Paese verso gli importanti obiettivi di benessere e di coesione civile che sono alla sua portata.

•Il dato sull’inflazione, che sfiora ormai il 3 per cento, dimostra quanto sia peggiorata la condizione economica degli italiani negli ultimi due anni. Il ceto medio è stato impoverito e il ceto operaio è stato reso più fragile, milioni di famiglie stentano ad arrivare alla fine del mese e tante piccole e medie imprese annaspano. Dobbiamo spiegare subito, con chiarezza, quel che intendiamo fare: innanzitutto, ridurre le tasse per ridare potere d’acquisto a salari e pensioni, quindi una politica seria per i giovani, perché possano affrontare il futuro con casa e lavoro.

•Una campagna elettorale, dunque, rigorosa, comprensibile, efficace, ma dialogante, senza asprezze e forzature odiose. Siamo consapevoli che dopo il voto, quando sarà chiaro chi governa e chi deve svolgere il ruolo dell’opposizione, bisognerà dialogare, trovare un’intesa sulle riforme che i meccanismi istituzionali e l’azienda Italia richiedono. Senza pasticci, nella massima trasparenza, nel superiore interesse del Paese.

•Con la decisione di Napolitano di sciogliere le Camere si chiude la legislatura più breve della storia repubblicana. Il Colle ha dato avvio alla procedura prescritta dall’articolo 88 della Costituzione secondo il quale il Capo dello Stato prima di chiudere la legislatura interpella i presidenti di Camera e Senato.

•Le elezioni anticipate pongono fine, per ora, ai tormenti riformisti, ma aprono in entrambi i poli un nuovo fronte: quello delle alleanze.

•Mentre il centrodestra può contare su dei valori condivisi, il centrosinistra, e, nello specifico il Pd ha un problema non trascurabile ossia quello di svincolarsi dalla sinistra estrema antagonista. Per questo motivo Veltroni ha dichiarato, in più frangenti, di voler correre da solo, col simbolo del Pd, in modo da non dover subire veti e ricatti della sinistra radicale.

•In ogni caso, a prescindere dalle alleanze e dagli apparentamenti la casa delle Libertà, secondo tutti i sondaggi, è in netto vantaggio. Cosa che le permetterà di ottenere una netta maggioranza sia alla Camera che al Senato. Una maggioranza ampia che possa garantire la tanto sospirata stabilità e aprire una nuova, grande stagione per l'Italia e gli italiani.

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