Apprendiamo dalle recenti cronache dell’intervista di Monsignor Ravasi (“Ministro” della Cultura vaticano) resa al quotidiano Il Riformista e dell’interesse istituzionale manifestato dal noto personaggio per la Biennale d’arte veneziana... Ci permettiamo, quali artisti e organizzatori di eventi culturali (attenti ai passaggi epocali tra Antichità e Modernità e testimoni, ohimè, della riduzione-perdita del Significato nei linguaggi “creativi" nel Contemporaneo) di indicare alcuni punti fondamentali sulla delicata questione, fatti precedere da alcuni stralci della Lettera del Papa Giovanni Paolo II agli Artisti (Libreria Editrice Vaticana - 1999):
“””[...] La società, in effetti, ha bisogno di artisti, come ha bisogno di scienziati, di tecnici, di lavoratori, di professionisti, [...]””” - Pag. 10.
“””[...] Ogni forma autentica d’arte è, a suo modo, una via d’accesso alla realtà più profonda dell’uomo e del mondo. [...]””” - Pag. 17.
“””[...] Voi sapete tuttavia che la Chiesa ha continuato a nutrire un grande apprezzamento per il valore dell’arte come tale. Questa, infatti, anche al di là delle sue espressioni, più tipicamente religiose, quando è autentica, ha un’intima affinità con il mondo della fede, sicché, persino nelle condizioni di maggior distacco della cultura dalla Chiesa, proprio l’arte continua a costituire una sorta di ponte gettato verso l’esperienza religiosa. [...] - Pag. 27.
“””[...] Su questa base, a conclusione del Concilio i Padri hanno rivolto agli artisti un saluto e un appello: . [...] - Pag. 29.
Come Giovanni Paolo II ha ben intuito, l’Arte è un’esperienza di alto valore e significato. Prova ne sia che mentre noi “discorriamo”, coesistono nel paradosso-arte della Vita, quali essenze reciproche e attive, l’aspetto distruttore della morte (...Se il chicco di grano caduto in terra non muore...) e il ruolo creativo-costruttivo della Natura (nascita e creazione di nuclei e atomi di ogni nuova forma di materia vivente) inconfutabili, connaturati e strumentali alla realtà prima ed ultima delle cose. L’Arte è perciò il Racconto (comune a ogni tempo e luogo) dell’incessante rinnovarsi delle forme, secondo leggi fisiche, cardini immutabili nel tempo: un significato universale incontrovertibile. Senza scomodare Dio e il Sacro è possibile affermare, e senza timore di errore, che le Religioni (compresa quella Cristiana Cattolica), che promuovono la Persona e i significati profondi e spirituali della Vita, non solo hanno il diritto di trattare le questioni dell’arte (come è sempre stato, tranne che da pochi secoli a questa parte) ma anche di promuoverle, accoglierle e indicarle per favorire coscienza e sviluppo nell’Umanità. Ci sentiamo in dovere però di aggiungere che la vera Arte implica in sé (ed ogni serio artista fa esperienza di ciò) discernimento, consapevolezza, e responsabilità di intenti e azioni. Occorre ricordare che L’Arte è veicolo evocativo e paradossale del Mistero-indicibile (ciò di cui non si dice per limite di linguaggio ma che si percepisce-contempla nella realtà: ciò vale anche per gli atei) e non si può strumentalizzare (pena la sua stessa dissoluzione) o schiavizzarla attribuendosela (così snaturandola o limitandola agli aspetti individualistici, ideologici, confessionali...) o peggio commercializzarla (n.b. nei paesi civili gli artisti sono sostenuti dall’Istituzione) concordandola a tavolino per affari e profitto, come hanno imparato nei mercati molti collezionisti e galleristi di oggi. La Creatività e l’Inventiva, inoltre, sono alla base di ogni attività sociale e culturale dell’uomo ed è solo recuperandole nei fatti (non con la demagogia di certi politici) che si potranno ricostruire, in Italia (e nel mondo) necessari dignità e sviluppo. Che ben venga, quindi, da parte della Chiesa di Roma (come di ogni altra ovviamente) un autentico interessamento ai fatti all’Arte Contemporanea (anche quale evento importante e naturale di rinnovamento), questo anche nella speranza che tale sensibile apertura trovi adeguati riscontri e disponibilità da parte delle Istituzioni Pubbliche preposte e di Addetti ai lavori; come anche auspichiamo maggiore responsabilità e senso critico (con attenzione a cause e finalità del Fare) nell’elevazione/associazione di talune attività umane e relative opere, più o meno significative, al rango privilegiato ed unico di Arte.
Fedele Boffoli
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