di Mario Giordano, direttore de IL GIORNALE
Pubblichiamo l'editoriale di oggi del Giornale a firma del suo direttore Mario Giordano, condividendone appieno i contenuti.
Sia chiaro: se Veltroni è nuovo, Paris Hilton è vergine. Lo diciamo perché fa un po’ ridere l’operazione smalto che il leader democratico ha lanciato in grande stile: annuncia di essersi scrollato definitivamente di dosso la Cosa Rossa, Diliberto e compagni, e così tende a presentarsi come l’inedito assoluto della prossima campagna elettorale. Non male per uno che calca le scene politiche dalla metà degli anni Settanta e che è già stato vicepremier di Prodi nella precedente fallimentare esperienza di governo del centrosinistra.
Ma Prodi adesso tutti lo evitano come se avesse la varicella. Troppo disastrosi i suoi venti mesi a Palazzo Chigi: Veltroni se potesse li farebbe sparire come il termovalorizzatore di Acerra. Anzi, sono convinto che se provaste a fargli una domanda a bruciapelo, potrebbe anche essere colto da improvvise crisi di amnesia: Romano chi? Adesso lui conosce solo Obama. Anzi: lui è Obama. Dopo Kennedy, Martin Luther King, Bill Clinton, Don Milani e Fonzie di Happy Days, ha trovato un nuovo volto da esibire. Chissà quando conosceremo il suo.
Ma a parte gli scherzi la mossa di Veltroni non è da sottovalutare. Anche perché il leader democratico ribadisce la sfida a Berlusconi: «Abbia coraggio e corra da solo», dice. Mossa furba, che tenta di accreditare davanti agli elettori la possibilità di scegliere, il prossimo 13 aprile, fra un leader ardimentoso che osa mettere nell’angolo gli alleati rissosi e una coalizione che deve inevitabilmente mediare fra esigenze anche molto lontane fra loro, tenendo insieme Mastella e la Lega, Storace e Fini, Dini, Rotondi e Casini.
Non sappiamo quale soluzione verrà trovata nel centrodestra e se ci saranno sorprese più o meno clamorose dell’ultim’ora. Ma siamo certi che ci sono due pericoli da evitare. Il primo pericolo è quello di affrontare la campagna elettorale in una formazione che ricordi anche solo lontanamente l’armata Brancaleone. Fini ha fatto un passo importante nei giorni scorsi con un’intervista al Giornale in cui dava l’addio definitivo al tridente. Bene. Ora occorre, da parte di tutti, un ulteriore sforzo verso l’unità: non è vero che Veltroni è la novità delle elezioni, ma la sua sfida va presa sul serio e non ammette leggerezze. Il secondo pericolo è quello di trovarsi in difficoltà dopo le elezioni. Perché, considerati i problemi dell’Italia e le sfide del prossimo futuro, vincere non basta: bisogna essere in grado di governare e bene, realizzando in tempi rapidi quelle riforme che sono necessarie per rilanciare il Paese e rimediare ai danni combinati dal governo Prodi. Questo chiedono gli elettori del centrodestra, questo chiedono da giorni con una pioggia incessante di messaggi i nostri lettori, che da venti mesi aspettavano il momento di tornare alle urne. E ora non possono essere delusi.
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