Caimano o padre nobile? Si chiede stamattina sul Corriere della Sera, Aldo Grasso. Dandosi anche la risposta: Berlusconi è sempre lo stesso, concreto e seducente. Certamente l’apparizione di ieri sera a Porta a Porta ha di fatto inaugurato un nuovo approccio alla campagna elettorale: più pacato, meno gridato, meno manicheo e soprattutto più attento ai contenuti, alle proposte, ai programmi. Questo lo permette indubbiamente il clima cambiato tra i due poli, complice anche il fallimento totale del governo e l’uscita di scena di Romano Prodi, che ha avvelenato la scorsa campagna elettorale ed anche il clima politico con il suo muro contro muro, la sua sindrome da autosufficienza e la sua arroganza.
Ma il Berlusconi di ieri sera, ha visto bene Grasso, è sempre lo stesso: il politico che si tiene a debita distanza dalle contaminazioni delle stantie liturgie del politichese, che offre all’Italia un’immagine diversa, ben definita, rispetto ai tortuosi distinguo della classe politica e che, incalzato dalle domande inevitabili dei giornalisti sul tema del momento, risponde con altrettanta decisione, senza indugi diplomatici o scappatoie dialettiche: “Casini, se vuole veramente l’unione dei moderati, venga con noi nel Popolo della Libertà, abbandoni questo atteggiamento e dia seguito alla volontà di unione che viene dall’elettorato moderato”. Una risposta diretta, senza fronzoli e soprattutto comprensibile, facilmente decifrabile dalla gente che, mai come in questo momento, pretende chiarezza e coerenza da una classe politica verso la quale nutre poca stima. Ecco, Berlusconi si mantiene un passo indietro rispetto alle sabbie mobili e agli artifizi retorici del circo politico.
L’altra novità da sottolineare in questi primi giorni della campagna che porterà alle urne è la concretezza dell’offerta programmatica del Pdl. Da giorni, ormai, nessuno nel Partito Democratico parla di programmi, nessuno lancia proposte, tira fuori idee concrete per far fronte allo sfacelo lasciato dal governo Prodi. L’unico accenno di Veltroni al tesoretto e alla sua utilizzazione, fatto domenica a Spello, è cozzato contro le dichiarazioni di Padoa Schioppa che ha negato l’esistenza di qualsiasi tesoretto. Per il resto nulla: solo le consuete alchimie di alleanze e liste che non appassionano più di tanto gli elettori. Berlusconi ha già riempito l’agenda politica di proposte serie per il governo che verrà: l’abbassamento delle tasse con un contestuale contenimento della spesa pubblica; un maggior vigore e una maggiore attenzione per garantire sicurezza ai cittadini, la lotta all’evasione fiscale, fatta però con metodi non polizieschi e, soprattutto, un rilancio delle grandi opere, a partire dalla realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina. Inoltre è sempre valido l’invito al centrosinistra di aprire nella prossima legislatura una grande fase di riforme condivise che possa cambiare strutturalmente lo Stato, adeguando le istituzioni alla modernità.
Su questi temi, concreti ed urgenti, Berlusconi ha già piantato le sue bandierine. Memore dall’esperienza precedente a Palazzo Chigi e dai freni messi all’azione riformatrice del suo governo da alcuni no da parte di qualche alleato, il leader del Popolo della Libertà sembra andare avanti con grande decisione, chiedendo agli elettori un voto di stabilità. In cambio, a differenza del solito fumo negli occhi del Pd, offre una concreta opportunità di cambiare radicalmente il Paese. Un’offerta che non è nuova, ma che nel passato ha dovuto scontrarsi con gli intoppi e le liturgie della politica politicante.
Stavolta no. Spazi per compromessi sembrano non essercene. Il Popolo della Libertà è una sfida, l’ennesima, lanciata all’Italia che dovrà raccoglierla per evitare il declino a cui sembrava condannata.