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 IL POPOLO DELLA LIBERTA' E' IL CENTRO Data: 15/02/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Non hanno senso, se non come meri strumenti di propaganda elettorale, le accuse di quanti, come Veltroni e D'Alema, cercano di dipingere il neonato PdL come un partito che ha abbandonato il centro per approdare a destra. L'affermazione ha origine (strumentale) dai tentennamenti di Pierferdinando Casini e dell'Udc, che con una scelta difficile da comprendere non vogliono entrare a far parte del partito unico dei moderati italiani.

Un partito, è bene ricordarlo, che ha radici e punti di riferimento ideali e valoriali nel Ppe, l'alleanza fra moderati europei di cui Forza Italia è uno dei membri principali e che si appresta ad accogliere An fra le sue file. Il nucleo pulsante, il cuore del PdL è quello che, 14 anni fa, da un centro moderato formato da cattolici e laici “illuminati” di cultura socialista e liberale è confluito in Forza Italia. Il PdL nasce, in fondo, proprio con la nascita di Forza Italia, il giorno in cui Silvio Berlusconi impegnò se stesso per impedire che il Paese fosse consegnato dalla magistratura a una sinistra egemone e priva di avversari. Quello che Berlusconi raccolse allora, sia in termini di consenso, sia in campo elettorale, fu il popolo di un centro ampio e variegato rimasto senza rappresentanza politica, ma formato da milioni di persone che avevano appoggiato i valori delle democrazie occidentali e impedito l'avvento del comunismo nel dopoguerra e negli anni della Guerra Fredda. L'operazione riuscì e si rafforzò nel tempo, raccogliendo consensi e alleati, anche grazie alla svolta di Fiuggi che portò An a essere un partito via via più moderato e di stampo conservator-centrista, per usare un neologismo, che grazie alla sua profonda evoluzione politica è ormai prossimo all'ingresso nel Ppe. L'Udc sarebbe, se lo volesse (e noi speriamo che alla fine lo vorrà), un componente naturale del PdL. Se invece vuol restare ai margini della politica italiana per una ripicca sui simboli, la scelta è certamente rispettabile ma, dal nostro punto di vista, insensata e non condivisibile. Chi invece, questo sì, ci sembra approdare “a destra” dopo aver sbandierato la propria volontà di correre da solo, è proprio il Pd di Veltroni. Il quale, imbarcando Di Pietro, ha raccolto l'elemento forse più “di destra”, nel vero senso del termine, del panorama politico italiano.

Insomma ci vuole un bel coraggio, da parte di ex comunisti pentiti, prodiani, dalemiani e compagnia cantante - neo alleati di Di Pietro - accusare il PdL, che rappresenta da più di 15 anni il centro dell'elettorato con il 25-30% di voti, di “andare a destra”. Noi continuiamo a rappresentare un vasto centro laico, cattolico, socialista, liberale, riformista. Loro a raccogliere, come sempre, elementi con i quali non hanno nulla da condividere per formare cartelli elettorali senza valori e ideali comuni, ma buoni solo a “fare numero”: per poi finire come tutti sanno e come è finito, ingloriosamente, Prodi con la sua Unione.

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