NON SI PUÒ METTERE IL BAVAGLIO ALLA CHIESA di Beppe Del Colle (Famiglia Cristiana n.11- marzo 2007).
Sa da sempre che i suoi uomini non sono esenti dal peccato, ma insegna anche che il suo Fondatore è morto in croce per riscattare i peccati di tutti. Vogliamo impedirle di predicare?
Il dibattito sulla nostra presenza in Afghanistan e quello sulle coppie di fatto confermano che il livello della politica è sceso molto in basso in Italia. Tutto è esclusivamente riferito alla sopravvivenza del Governo, fra una maggioranza appesa a un numero fatale (158 voti al Senato) sempre a rischio per i capricci di qualche componente, e un’opposizione che si è data un unico scopo: "mandare a casa" il Governo, come se essa avesse una linea comune su tutto, da far valere in un immediato scontro elettorale.
Come ha osservato Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, «nel dibattito italiano le vere poste in gioco in Afghanistan vengono raramente menzionate». Le questioni militari e diplomatiche sono complicate, ma qui da noi tutto si condensa in un nonsenso: la maggioranza non può e non deve contare sul voto dei senatori a vita. Se gli eletti non arrivano a 158, "a casa".
La manifestazione gay del 10 marzo (foto Ansa/La Presse).
La manifestazione gay del 10 marzo (foto Ansa/La Presse).
Non esiste nulla, nella Costituzione e nei regolamenti parlamentari, che sorregga questa tesi: ma a destra non si dice altro e a sinistra non c’è preoccupazione maggiore che quella di tenere in qualche modo a bada i due o tre senatori che hanno dichiarato che non voteranno mai a favore della missione a Kabul, succeda quel che succeda, anche una vittoria dei talebani e del terrorismo internazionale, dopo di che svanirebbe ogni speranza di strappare quel Paese a un fondamentalismo religioso cupo e intollerante.
A proposito dei "Dico", la scorsa settimana ci sono stati due momenti in cui il Centrosinistra ha conosciuto l’ennesima spaccatura: la trasmissione Annozero di Santoro su Raidue e la manifestazione di piazza Farnese a Roma, organizzata dai gruppi omosessuali, a cui hanno partecipato tre ministri suscitando la "perplessità" di Prodi.
Finché ci si scontra su una legge in discussione al Parlamento, niente di male. Ma da Santoro è successo tutt’altro. La telecronaca di un "gay pride" di qualche anno fa, con immagini di una insostenibile volgarità sessuale, ha colpito gli spettatori come un’offesa alla loro dignità umana, e alla stessa dignità umana dei suoi protagonisti.
Nel precedente, tradizionale intervento di Marco Travaglio (in risposta a una frase di Andreotti) c’era stata una sorprendente requisitoria nei confronti della Chiesa, a cui si era in sostanza chiesto di non intervenire a proposito di diritti degli omosessuali, per tre motivi: perché negli Stati Uniti c’è stato lo scandalo dei preti pedofili; perché Dante tratta bene un "gay" incontrato all’Inferno; perché i cardinali si riuniscono nella Cappella Sistina affrescata com’è noto da un omosessuale.
La Chiesa sa da sempre che i suoi membri, uomini come gli altri, non sono esenti dal peccato; la Messa comincia con il mea culpa; ogni generazione di Chiesa ha i suoi Rosmini che le ricordano le sue "piaghe"; ma soprattutto, essa insegna agli uomini che il suo Fondatore è morto in croce per riscattare i peccati di tutti. Se si tira in ballo Dante, non si citino solo i versi: «rispuosi: "Siete voi qui, ser Brunetto?"» e «la cara e buona imagine paterna», ma anche quello in cui ser Brunetto parla di sé e dei suoi compagni di pena eterna (Inferno, canto
XV). Quanto a Michelangelo, la fede dei cardinali non è influenzata dai dipinti del luogo in cui si incontrano.
Se vogliamo che la Chiesa non parli più delle cose che le è stato ordinato di predicare, lo si dica chiaro: è già successo tante volte, fino a vent’anni fa in mezza Europa, e tuttora in Cina. Ma se lo si fa come ad Annozero, l’effetto rischia di essere contrario. Anche a scapito dei diritti che si vogliono difendere. Beppe Del Colle