Dopo la notizia che il compagnero Fidel ha lasciato il potere e che il presidente Bush ha dichiarato che nell'isola caraibica potrà ritoranre la democrazia, si è fatto vivo anche il comapgnero Maximo, cioè il nostro D'Alema, ministro degli esteri ancora per poco. D'Alema ha auspicato che vengano liberati i prigionieri politici aggiungendo che questo sarebbe un buon inizio non senza auspicare che tutto avvenga senza "scossoni". E bravo il nostro ministro degli esteri che sinoa ieri non si è interessato che a Cuba c'erano migliaia di uomini e donne gettati nelle carceri fatiscenti di Castro a marcire e a morire e naturalmetne non ha organizzato nè interventi all'ONU nè marce per la liberaizone. Ora getta la maschera e auspicandone la liberaziine ammette di esserne stato a conoscenza ma a noi non risulta che abbia mai denunciato il regime dispotico e dittatoriale di Cuba. Si potrebbe dire: meglio tardi che mai ma D'Alema non può cavarsela con così poco come con così poco non possono cavarsela tutti i comunisti di casa nostra i quali pretendono di passare dall'altra parte della barricata senza pagare alcun pegno, quasi fossero tutti dei qualsiasi Gianni Minà, agiografo locale di Fidel, tanto patetico quanto complice morale delle violenze perpetrate in questi 59 anni al popolo di Cuba.