Nel suo programma di governo Walter Veltroni ha indicato anche la proposta di prevedere un salario minimo per i lavoratori precari, intorno a 1.000 euro al mese. Trattasi di una misura tipicamente dirigista e distorsiva, che evidenzia le radici ideologiche del candidato e dei suoi consiglieri.
Il salario minimo garantito, previsto nell’ordinamento di molti paesi industriali, ma non in Germania o nei paesi scandinavi, é fortemente criticabile sotto diversi punti di vista.
Innanzitutto costituisce un’inopportuna intromissione dello Stato nella libertà di contrattazione tra le parti. Oggi sindacati e imprenditori possono negoziare liberamente la struttura dei salari e stabilire dei livelli minimi, se lo ritengono opportuno. L’inserimento, per altro non richiesto, del legislatore costituisce un grave esempio di dirigismo statalista di cui il nostro sistema non ha proprio bisogno.
Sul piano strettamente economico, gli effetti negativi di un tale provvedimento sono numerosi. Innanzitutto, si riduce la domanda di lavoro meno qualificato, il che comporta una riduzione delle ore lavorate o la disoccupazione dei lavoratori meno qualificati.
In secondo luogo, per le imprese che operano su mercati concorrenziali si riduce il margine di profitto con la uscita dal mercato di quelle più deboli. Per altro le imprese piccole o di carattere artigianale, dove elevata è l’occupazione di lavoratori poco qualificati, risulterebbero le più danneggiate da tale provvedimento. Per le imprese che invece operano in un comparto monopolistico, l’aumento del costo del lavoro conseguente all’introduzione del salario minimo verrebbe trasferito sui prezzi finali dei prodotti. Ciò determinerebbe un’ulteriore spinta inflazionistica, che giungerebbe nel momento in cui l’inflazione è in ripresa in Italia. Infine non va sottovalutato l’impatto sociale di tale provvedimento.
Escludendo o penalizzando sul mercato del lavoro i lavoratori meno qualificati si rende più difficile l’inserimento di giovani nel mondo produttivo, condannandoli alla marginalità o alla economia sommersa, così come si complica il processo di integrazione degli immigrati, che avranno maggiore difficoltà ad essere assunti. Sottolineo che in Sud Africa, all’epoca dell’apartheid, i sindacati bianchi erano decisi sostenitori del salario minimo perché costituiva una “barriera” economica e del tutto legale alla assunzione di lavoratori di colore che per la maggior parte erano non qualificati.
In definitiva la proposta di Veltroni presenta aspetti buonisti “ma anche” serie conseguenze negative proprio per coloro che si vorrebbe aiutare.