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 I 20 MESI TERRIBILI DI PRODI Data: 26/02/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
20 mesi terribili
I venti mesi del governo Prodi sono stati micidiali per la stragrande maggioranza delle famiglie italiane, che hanno scoperto ristrettezze e privazioni che ai più erano sconosciute da tempo. Un insostenibile mix di tasse, rincari e aumenti tariffari ha impoverito in misura considerevole, oltre al ceto operaio, gran parte del ceto medio e sono tantissimi ormai i cittadini che soffrono la "sindrome della quarta settimana", l’impossibilità, cioè, di arrivare a fine mese senza ricorrere a prestiti o intaccare i risparmi. La recente rilevazione di un’associazione di consumatori documenta che nel 2007 l’indebitamento delle famiglie è praticamente raddoppiato rispetto all’anno precedente.

Scivolano verso la soglia di povertà quegli italiani che il reddito certo da lavoro, in altre stagioni, metteva al sicuro da gravi ristrettezze. Il disagio delle famiglie si trasmette alle imprese: i consumi interni contribuiscono alla formazione della ricchezza, del Pil, nella misura del 75%. Se i consumi calano considerevolmente l’economia non gira, nessuno sviluppo è possibile.

Ma vediamo nel dettaglio come il governo Prodi ha messo in ginocchio l’Italia.

Tasse

La finanziaria 2007 ha falcidiato stipendi, pensioni e tredicesime. C’è stato un inasprimento delle aliquote, con una rimodulazione del sistema di detrazioni, che ha colpito tre contribuenti su quattro. Il quarto residuo ha visto ridursi i suoi magri redditi o assegni vitalizi perché, oltre all’innalzamento delle aliquote, la finanziaria ha aggravato tasse, bolli, costi di procedure burocratiche (registrazioni, concessioni eccetera) sicché nessuno è stato escluso dalla spremitura, nemmeno gli appartenenti a quel ceto debole che la demagogia delle sinistre dichiarava di voler tutelare.

Ufficialmente la pressione fiscale è salita di due punti, al 43,2% del Pil, ma si tratta di un eufemismo contabile, in realtà si è calcolato che le pretese del fisco sfiorano il 50%: questo significa che la metà di quello che gli italiani producono va allo Stato.

Una tassazione così pesante è perfettamente in linea con gli orientamenti ideologici e culturali delle sinistre, contrarie da sempre all’idea di uno Stato da snellire, propense piuttosto a non limitare la spesa pubblica e a rifarsi azionando la leva fiscale come una clava. Per Prodi e Padoa Schioppa, le tasse hanno anche una finalità punitiva, sono uno strumento di oppressione-livellamento. Con la finanziaria avrebbero dovuto piangere i ricchi, in verità hanno pianto tutti gli italiani e i meno abbienti hanno pianto più degli altri.

Ma ad usare la mano pesante non c’è soltanto lo Stato centrale, ci sono anche Regioni, Province, Comuni.

La finanziaria 2007, infatti, ha ridato agli enti locali la facoltà di aumentare i tributi e le addizionali di competenza, facoltà che il governo di centrodestra aveva congelato.

La finanziaria 2008 è in linea con la precedente e non riduce il fardello fiscale. Soltanto dopo la caduta, in un clima pre-elettorale, il governo promette sgravi su pensioni e redditi da lavoro, ma è pura propaganda. I "tesoretti", cioè l’extragettito, sono stati già dilapidati, il governo morto non potrà distribuire elemosine alla vigilia del voto.

Carovita

Alla riduzione dei redditi si è accompagnata una ripresa allarmante dell’inflazione, che sfiora il 3 per cento, ma è percepita dai consumatori almeno in misura doppia del dato ufficiale. Sui bilanci familiari gravano, dunque, gli aumenti dei prezzi dei generi di prima necessità, dalla pasta al latte, dai formaggi alla carne, dal pesce alla frutta e verdura.

L’impennata dei prezzi è dovuta soltanto in parte dalle tensioni sui mercati internazionali: il governo ha contribuito con le sue azioni ed omissioni. Da una parte, infatti, non ha realizzato provvedimenti per tutelare la nostra agricoltura e contenere gli aumenti; dall’altra, l’insensata pressione fiscale su aziende grandi e piccole, industriali, commerciali e di servizi non poteva non influire sulla dinamica dei prezzi. Gli aumenti più vistosi sui generi di prima necessità si sono registrati all’inizio dell’autunno 2007, quando cioè si sono contabilizzati gli effetti disastrosi della finanziaria.

Energia e carburanti

Tutte le famiglie italiane pagano bollette più salate per luce e gas. Si subisce l’aumento del prezzo di petrolio e gas, ma pesa su questi rincari la mancanza di una politica energetica seria, capace di ridurre la dipendenza dell’Italia dall’estero e di attenuare gli effetti della fluttuazione dei prezzi. L’utilizzo di rigassificatori, ad esempio, renderebbe più economica e certa l’importazione di gas – che viaggerebbe per nave - ma la componente ambientalista della sinistra ha bloccato le realizzazione di questi impianti. Così come ha impedito l’ampliamento degli impianti di stoccaggio che, consentendo scorte maggiori, ridurrebbe l’effetto dei rincari del gas sui mercati internazionali.

Sulle famiglie, e sulle imprese, ricadono gli aumenti dei carburanti, benzina e gasolio che hanno toccato livelli record.

Si tira in ballo il mercato del petrolio, ma non bisogna ignorare che circa il 60 per prezzo è dovuto alla pressione fiscale.

Un’associazione di consumatori ha calcolato che nel 2008, a parità di reddito, ogni famiglia italiana spenderà 1.000 euro in più rispetto al 2007 proprio per carburanti, bollette, aumenti dei biglietti ferroviari e dei pedaggi autostradali.

Mutui

Sono, poi, tantissime le famiglie italiane per le quali è divenuto insostenibile il peso dei mutui contratti a tasso variabile per l’acquisto della prima casa. L’aumento del costo del denaro ha fatto schizzare in alto le rate aumentando il disagio di operai, impiegati, piccoli imprenditori, giovani professionisti. Un governo serio avrebbe varato, come succede ad esempio negli Stati Uniti, misure per indurre le banche a rinegoziare i mutui e a diluire gli aumenti, ma il governo Prodi non l’ha fatto ed è, questa, un’altra prova della sua insensibilità sui problemi veri dei cittadini.

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