“La gara che si profila sull’orizzonte della campagna elettorale tra chi è più cattolico e chi è più laico rischia di far male al Paese. Bisognerebbe, invece, sgomberare subito il campo da ogni equivoco e ambiguità. Non ci sono politici cattolici e politici laici. Ci sono cattolici che fanno politica e laici che fanno politica. L’identità non è il fine, anche se non si può prescindere da essa per battere le strade del realismo, sforzandosi di conseguire il bene comune e ragionando sulla sua utilità per l’intero Paese. Vale per la pace e per la vita, ma vale anche per l’economia e la sicurezza. Altrimenti si torna al solito schema per cui i pacifisti sono di sinistra e chi si batte per la libertà di non abortire è di destra”.
È quanto si legge nell’editoriale di apertura di Famiglia Cristiana, dal titolo ‘Pasticcio veltroniano in salsa pannelliana’, sulla reazione dei cattolici del Partito Democratico all’apertura di Veltroni ai radicali.
“Se si ripercorre nella storia repubblicana e soprattutto nel dibattito dentro l’Assemblea costituente il ruolo dei cattolici - prosegue l’editoriale del settimanale - è del tutto evidente che mai essi hanno fatto della religione un uso ideologico. La Democrazia Cristiana non è mai stata un “partito cattolico”, cioè confessionale, non ha mai preteso di fronteggiare la scristianizzazione della società”.
“Oggi invece l’idea della resistenza attorno a moralismi di varia natura e dogmatismi ideologici viene assunta come punto di partenza da molti. I cattolici che hanno deciso di fare politica nel Partito democratico giudicano severamente la scelta di Veltroni di imbarcare nelle liste i radicali di Marco Pannella e di Emma Bonino e si pongono pure qualche dubbio circa la scelta di candidare a Milano il professor Umberto Veronesi, autore di una sorta di manifesto per la “libera scelta di morire”, cioè l’eutanasia, anche se lui ha detto che si occuperà solo di migliorare la sanità in Italia. I radicali hanno una concezione “confessionale” della loro identità. Ogni scelta, ogni nome ha valore simbolico”.
“La squadra di candidati, negoziata con Walter Veltroni - continua Famiglia cristiana - ha una forte fisionomia radicale, connotata su battaglie che, come ha detto Emma Bonino, “non si interrompono affatto”.
È facile dire quali siano: aborto, eutanasia, depenalizzazione della droga. E poi c’è l’abolizione del Concordato e dell’8 per mille, e sopra ogni cosa un’ideologia libertaria, in salsa pannelliana, alternativa alla storia e ai principi etici, economici e sociali di questo Paese. Basta ascoltare Radio radicale dove quasi ogni giorno sono costantemente attaccati e messi alla berlina Papa, Chiesa e i valori cattolici. Lo stesso padre Bartolomeo Sorge, direttore di Aggiornamenti sociali, ha definito l’accordo un “errore”, perchè “non si può conciliare la cultura dei radicali con il Pd”.
Avrebbe ragione Beppe Fioroni, che invita a non preoccuparsi della pattuglia di radicali nelle liste del Pd, se si potesse esercitare il voto di preferenza. Ma siccome le liste sono bloccate un candidato o un altro fa la differenza, perchè comporta da parte del partito l’assunzione di un progetto ideologico. Per questo occorre più chiarezza per rendere lineare il rapporto tra chi vota e chi chiede di essere votato”.
“Nel Pd i cattolici non hanno intenzione di dar vita a una corrente confessionale. Chiedono però chiarezza sull’antropologia e i valori di riferimento” si legge ancora nell’editoriale. “E visto che la loro preoccupazione riguarda il bene comune, esercitata con l’arte della mediazione e non con quella del conflitto, come Aldo Moro ha insegnato e come hanno fatto lealmente in tutta la storia repubblicana, giustamente chiedono di non essere mortificati all’interno del Pd, come ha sollecitato a fare il cardinale Bertone nella recente intervista a questo giornale”.
“A maggior ragione in un momento in cui il dibattito di questi ultimi tempi ha fatto diventare l’aborto una “questione civile”, come ha scritto Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, in una lettera aperta a tutti i partiti. Così è il realismo che, faticosamente, sta mettendo al centro della questione economica e fiscale la famiglia italiana, come ha suggerito il “Forum delle famiglie”.
“Occorre trovare un rimedio allo sfilacciamento del Paese, come denunciato dal presidente della Cei Bagnasco, senza disarticolare la propria storia e identità”.