«Mio figlio ricorda di aver giocato con Ciccio e Tore la sera del 5 giugno, ma potrebbe aver sbagliato giorno. Noi lo abbiamo detto subito alla polizia, che non potevamo confermare la data con certezza. Loro volevano cose precise, ma quando ci hanno chiamato erano passati due mesi dalla scomparsa e noi abbiamo raccontato quello che avevamo in mente».
Domenica T. è la mamma di M., uno dei tre ragazzini diventati testimoni chiave nell’inchiesta sulla scomparsa dei fratelli di Gravina, e lei stessa è stata interrogata più volte. M. ha spiegato di essere stato con loro nella piazza della fontana fino alle 21 e questo ha convinto i magistrati che almeno fino a quell’ora fossero vivi e che proprio quella sera — come ha affermato un altro degli amichetti—il padre Filippo Pappalardi li abbia caricati in macchina e portati via. Ma se la data è sbagliata, tutto cambia. E i suoi dubbi Domenica dice di essere pronta a ribadirli davanti ai magistrati «perché il dolore è grande, perché i bambini io li conoscevo benissimo e perché non ci credo che è stato il papà ».
Nei prossimi giorni i pubblici ministeri di Bari potrebbero chiedere di interrogare i tre minorenni in sede di incidente probatorio. Si oppongono alla scarcerazione di Pappalardi e sono intenzionati a dimostrare che la sera della scomparsa Francesco e Salvatore erano proprio con lui. «Potrebbero essersi nascosti nella vecchia masseria per sfuggire alla sua ira» affermano.
Le parole di Domenica potrebbero cambiare però il quadro dell’accusa, indebolire ulteriormente un’indagine che dopo il ritrovamento dei corpi nella cisterna va comunque riscritta. Perché i fratellini erano vivi quando sono finiti in fondo al pozzo e questo fa cadere l’ipotesi iniziale che fossero stati uccisi e poi nascosti. Non a caso il padre è accusato di duplice omicidio e occultamento di cadavere. Ciccio ha il bacino, il femore e la gamba sinistra fratturati. Tore ha soltanto un osso del piede rotto. Ciccio ha resistito poco, le lesioni gli avrebbero procuratore un’emorragia interna. Tore ha vissuto molto più a lungo, vittima di un’agonia che deve essere stata atroce.
C’erano un pennarello e una pallina da biliardino nella cisterna. Piccoli oggetti che i due fratellini potrebbero aver avuto in tasca prima di cadere. La polizia continua a stare in quella stanza e negli altri locali di quell’enorme masseria. Cerca tracce per ricostruire come e perché i ragazzini siano entrati lì. Continua a verificare l’eventuale presenza del padre, ma anche quella di altri ragazzini che potrebbero essere andati con loro a giocare, o addirittura di estranei. Persone che potrebbero diventare testimoni preziosi per scoprire che cosa sia davvero accaduto. Nei prossimi giorni il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere se Pappalardi debba continuare a restare in carcere. Il suo verdetto rappresenterà certamente un punto di svolta e per questo non è escluso che scelga di attendere i primi risultati dell’autopsia che potrebbero arrivare entro la fine della prossima settimana. Fiorenza Sarzanini (cfr Corirere della Sera)