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 IL VESCOVO DI GRAVINA MONS. PACIELLO: CARI RAGAZZI, NON ABBIATE PAURA Data: 29/02/2008
Appertiene alla sezione: [ Dal Territorio ]
Mentre si fa strada sempre più l'ipotesi che la morte dei due fratrellini sia stata provocata da una drammatica disgrazia e dai primi risultati delle analisi appare certo che il povero Tore sia morto dopo una lunga e terribile agonia, il Vescovo di Gravina ha scritto una lettera i abmbi i della città. Ne riportiamo ampi stralci ripresi dal sito web della Diocesi.

"Cari ragazzi, non abbiate paura dei Carabinieri, della Polizia, dei Vigili Urbani. Queste persone non sono 'Mangiafuoco' che terrorizza Pinocchio. Sono papà e mamme di famiglia a servizio della sicurezza e dell'ordine della città, pronti a correre qualunque rischio quando si verificano incidenti, delitti, disastri". E' quanto scrive il vescovo di Gravina, Mario Paciello, ai ragazzi della piccola cittadina pugliese. Agli amici e ai coetanei di Ciccio e Tore Pappalardi, i due fratellini morti tragicamente e i cui corpi senza vita sono stati trovati in un pozzo.

"Dico questo - scrive il vescovo in una lettera pubblicata sul sito della Diocesi di Altamura e Gravina - pensando a ciò che ha raccontato il ragazzo che ha cercato di aiutare Michele caduto in fondo al pozzo. Alcuni compagni presenti alla caduta di Michele sono andati via, per non avere storie con la Polizia. Se l'amichetto che è rimasto sul posto - sottolinea Paciello - non avesse fatto quanto poteva perché arrivassero i soccorsi, Michele oggi non lo avremmo più e la nostra Città sarebbe ripiombata nelle pagine di cronaca nera dei giornali e della TV. Non giudico, né condanno i compagni di Michele che sono fuggiti, perché certamente sono stati presi dal panico, e sono certo che, dopo essersi ripresi dallo spavento, avrebbero anch'essi dato l'allarme. Vorrei però che l'episodio insegnasse a tutti come comportarsi in questi casi".

"Quando si conosce un fatto, specialmente se una vita è in pericolo, se qualcuno ha bisogno di aiuto, se un innocente è accusato, non si deve tacere: bisogna raccontare, testimoniare, adoperarsi perché siano evitati mali peggiori. Se uno fugge o fa silenzio si comporta da egoista: è uno che non vuole noie, che pensa soltanto a se stesso, che ha paura di essere coinvolto. Li per lì - continua la lettera - può credere di aver fatto la scelta migliore, ma dopo resta col rimorso per tutta la vita. Per questo mi sembra doveroso proporre alla vostra attenzione l'amico che ha contribuito a salvare Michele, perché ha dimostrato di avere il vero senso dell'amicizia e un grande senso di responsabilità".

"Egli ha affrontato da solo un momento drammatico, facendo dei tentativi per aiutare l'amico, per confortarlo e andando poi ad avvertire la famiglia. Auguriamoci che Michele si ristabilisca al più presto; che questo salvataggio sia l'inizio di un nuovo libro della vita di Gravina, scritto dalla primavera gravinese che siete voi. Così il sacrificio di Francesco e Salvatore - conclude la lettera - farà fiorire una nuova generazione di giovani che porteranno in alto il nome della loro Città".

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