Scambiare i propri desideri per la realtà. È quello che ha fatto Veltroni quando, commentando i risultati delle elezioni in Spagna e in Francia, ha parlato di «vento nuovo», cioè di un'Europa che riprende ad andare a sinistra. Peccato che non sia vero: a parte il fatto che il voto di domenica non sposta nulla, nel senso che Madrid era già governata dai socialisti e in Francia si è andati alle urne solo per il primo turno di elezioni comunali e provinciali, in altri Paesi dell'Unione la tendenza prevalente è, se mai, quella opposta: 16 dei 27 membri - tra cui nazioni di antiche tradizioni socialdemocratiche come Svezia e Danimarca - hanno governi di centro-destra, solo otto di centro-sinistra e gli altri tre sono retti da grandi coalizioni; e il rapporto promette di diventare di 17 a 7 dopo le elezioni italiane.
È vero che Zapatero ha conquistato un secondo mandato, ma i suoi modesti guadagni in termini di percentuale (da 42,6 a 43,3) e di deputati (da 164 a 169) sono stati fatti interamente a spese della Sinistra unita - passata da 5 a 2 seggi - e degli autonomisti catalani rossi, scesi da 8 a 3. I Popolari, al contrario, hanno guadagnato oltre due punti percentuali (da 37,6 a 39,8) e 5 seggi, e Convergencia y Unió, cioè i catalani conservatori, è l'unico partito minore ad avere aumentato la sua rappresentanza parlamentare. Bisogna concluderne che, se mai, la Spagna si è spostata leggermente a destra.
Diverso è il discorso per la Francia. Qui c'è stato effettivamente un recupero dei socialisti e un calo dell'Ump rispetto alle ultime legislative. Ma che valenza politica ha questo voto? Più di un giudizio sui meriti relativi dei due schieramenti, si è trattato di un referendum sullo stile del presidente Sarkozy e sul suo modo di gestire le sue vicende sentimentali, che - inutile dirlo - non sono né di destra né di sinistra. Ora che gli hanno dato, a loro modo, una lezione, i francesi torneranno a ragionare sui fatti.
Ma se vogliamo inquadrare bene i rapporti destra-sinistra in Europa, dobbiamo tener conto anche di quel che succede in Germania, dove è al potere dal novembre 2005 una Grande coalizione tra Cristiano-democratici e Socialdemocratici. Nel frattempo, gli equilibri sono radicalmente cambiati: secondo l'ultimo sondaggio, la Merkel gode della fiducia del 64% dei tedeschi, il suo probabile avversario nelle elezioni del 2009 Kurt Beck solo del 26%. Il calo della Spd è dovuto a un comportamento schizofrenico per la paura di perdere consensi a vantaggio del partito della «Sinistra». Per fermare l'emorragia, la Spd s’è spostata a sua volta a sinistra, pur reiterando l'impegno di non allearsi con i massimalisti. Ma in Assia ci ha provato per poi fare marcia indietro. Un pasticcio che probabilmente farà sì che la Germania passi l'anno venturo nella colonna del centro-destra. Livio Caputo