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 CONTINUA IN TIBET LA LOTTA PER LA LIBERTA' Data: 18/03/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Non erano pochi gli occidentali in Cina e in Tibet, ed è per loro che il governo cinese ha chiuso le comunicazioni via Internet. Le ulltime notizie (fonte The Guardian) ancora danno sbarrati YouTube, primaria fonte di documentazioni video, e Google News, anche tramite i migliori trucchi di protezione criptata, e a tratti il Guardian britannico, BoingBoing, CNN e BBC.

Tanto i reporter quanto i normali viaggiatori per affari o per turismo hanno trovato i tradizionali canali di comunicazione cinesi poco interessati alla vicenda, giusto poche righe sui giornali, e i metodi di comunicazione alternativi spesso inaccessibili.

Ma le vie di Internet sono molto più tortuose e piene di risorse dell'impegno cinese al silenzio, così alcune fonti, frammentate nella websfera, hanno riportato dati di dettaglio e testimonianze di prima mano. Su The Christian Science Monitor, ad esempio, si legge la testimonianza di un viaggiatore che riporta il dispiegamento di forze a Lhasa: oltre 20.00.000 soldati, trasportati da centinaia di camion e schierati a decine a ogni incrocio (dato confortato dalla Hong Kong Cable TV). Tutti erano armati con fucili moderni, e certo non si trattava di novellini alle prime armi.

Tutte le strade erano bloccate e chi desiderava spostarsi doveva attraversare numerosi punti di controllo. Gli hotel avevano "spento" Internet. Christal Smith, produttrice dello show radiofonico Tibetan Connection, ha denunciato per prima 300 tibetani uccisi dall'esercito cinese, per lo più monaci dei monasteri di Sera e Drepung. I colpi di arma da fuoco non accennavano a cessare, Lhasa era già sabato scorso una zona di guerra.

Per quanto il crackdown sulla voce del Tibet sia stato forzato anche in altri Paesi, i gruppi di attivisti e blog hanno continuato nel loro impegno a divulgare quanto la Cina ha cercato di tenere per sé.


Il gruppo Los Angeles friends for Tibet offre resoconti audio e testuali sui recenti avvenimenti; il blog Tibet Uprising pubblica le ultime foto degli arresti in India a Dharamshala, sede del governo tibetano in esilio. Persino il famoso sito di viaggi Lonely Planet, riporta nei suoi forum le testimonianze di prima mano di alcuni viaggiatori, sconvolti per una situazione che vedevano esasperata e di cui non riuscivano ad avere un quadro generale, ma solo una preoccupante esperienza diretta.


Il sito BBC riporta altre testimonianze, molte delle quali esprimono preocupazione per l'assenza di osservatori occidentali. L'esercito cinese infatti si è impegnato a prelevare gli stranieri e riunirli in luoghi facilmente controllabili; inoltre il governo cinese ha invitato tutti i reporter presenti nella regione a lasciare il Paese, ben prima dello scadere dell'ultimatum e, anzi, alcuni giornalisti di Hong Kong sono stati imbarcati su un aereo senza mezzi termini.


Altri siti offrono invece un servizio unico, ovvero la traduzione dal cinese all'inglese delle informazioni scambiate via Internet in Cina, tramite blog o micro blogging. Da qui in generale si capisce quale sia il sentimento nazionale cinese verso il Tibet, ovvero, a dir poco, odio razziale.


La questione si è conclusa, almeno per il momento, con un raid casa per casa che ha portato ad ammanettare e prelevare i sospetti dei disordini dei giorni precedenti: gli arrestati hanno sfilato lentamente, caricati sui camion e costretti a mantenere la testa bassa, a indicare totale sottomissione.

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