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 TIBET: PACIFISTI LATITANTI Data: 20/03/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica Estera ]
di Tony Damascelli
Dove sono le bandiere della pace? Qualche lenzuolo grigio di smog resta appeso, mogio, alle finestre dei resistenti. L’arcobaleno è stato sconfitto dalle polveri sottili ma si preannunciano lavaggi energici per la propaganda delle prossime elezioni politiche. Dove sono Agnoletto e Casarini? Dove si sta muovendo l’onorevole Caruso? Che cosa pensa e urla Grillo e, con lui, i suoi fedelissimi? Dico del Tibet. Lo so, non è roba nostra. Dico dei monaci buddisti ammazzati. Sì, al massimo fanno tenerezza e poi noi abbiamo le beghe sui frati nostrani, defunti o vivi, santi o sporcaccioni, figurarsi se possiamo batterci per vicende così «minori». Le olimpiadi di Pechino? Non si svolgono mica domani, eppoi sempre ’sta storia dei Giochi, della solidarietà, della fratellanza, una noia estiva. Meglio il labiale di Ibrahimovic, il calcio d’angolo furbastro della Roma, il test antidoping all’alba per il ciclista addormentato, la centralina svalvolata della Ferrari, il listino degli esportatori di Vaduz, la colomba pasquale che, visti i costi, sembra piuttosto un condor, il diesel che affianca la benzina verde. No, i disobbedienti civili, i girotondini, i ragazzi dei centri sociali hanno altro cui pensare. Eppure là dove la terra scotta e vige la legge delle colt comuniste qualcosa sta accadendo, come accadeva nella collezione primavera estate dell’Ottantanove, quando piazza Tienanmen venne occupata romanticamente dagli studenti e liberata serenamente dai carri armati del governo cinese (comunista si può scrivere o preferite della sinistra radicale?).
Oggi si svolgerà una manifestazione indetta da Il Riformista e da Radio Radicale, non prevedo adunate oceaniche come per il concerto del 1° maggio anche se il tema all’ordine del giorno è meno musicale ma scalda più di una canzone di Jovanotti. Così come nessuna trasmissione televisiva, pubblica e privata, ha presentato il modellino del monastero, la sagoma di un fucile mitragliatore, l’elenco dei morti, l’identikit degli assassini che non sono semplici vicini di casa ma i padroni di tutto il condominio, nel senso del Paese. E nessun giornale (e anche trasmissione televisiva e radiofonica) di informazione sportiva ha dato e sta dando spazio al problema relativo, alla partecipazione ai prossimi Giochi estivi, anche aprendo un dibattito, facendone discutere, non i giornalisti o le vecchie glorie dello sport, ma chi parteciperà alle Olimpiadi. Ci sono spicchi del mappamondo che restano fuori dai discorsi. Nessuno conosce il nome dei monaci tibetani coperti di sangue, i morti non parlano, i vivi anche, il regime è salvo, bandiera rossa trionferà. Le altre bandiere, ricolorate nell’arcobaleno, quelle della pace insomma, sono in lavanderia.

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