Di Salvatore Scarpino
Buio a Mezzogiorno. Due regioni sono precipitate nell’abisso della corruzione, della collusione con le mafie e degli sprechi, ma il governo tace e il Pd nuovista sorvola, con una disinvoltura degna di miglior causa. Soprattutto, i responsabili di questo scempio civile e politico sono aggrappati al potere come naufraghi ai rottami e si ostinano a restare a galla, nonostante li sommergano ondate di procedimenti giudiziari, di arresti e ordinanze: pronti a tutto, tranne che alle dimissioni, A quel “passo indietro” che si aspettano sia il Paese turbato sia i cittadini direttamente interessati e vessati.
Le regioni sono la Calabria e la Campania, che la gestione del centrosinistra ha riportato al disordine e al malcostume che i ricercatori dell’Ottocento riscontravano nelle “provincie napolitane”. La Calabria è scivolata in un pozzo nero, i cui miasmi sono generati da fatti gravi, che vanno dall’omicidio – non dimentichiamo il caso Fortugno – alla corruzione, alle truffe per i fondi europei, al voto di scambio con le ’ndrine della ’ndrangheta. I consiglieri regionali arrestati sono cinque, ma è più alto il numero degli indagati.
Siamo garantisti, siamo disposti a ipotizzare che i pm in qualche caso abbiano esagerato, ma la concentrazione degli illeciti è troppo grande e diffusa. E poi c’è la realtà della vita regionale, coi suoi bilanci dissestati, con i suoi ospedali sinistramente noti per episodi di malasanità. Ci sono le statistiche sulle truffe all’Unione europea, in cui sono impelagati fior di esponenti della Margherita e dei Ds, gli sposi scontrosi che hanno generato il Pd.
Governatore dello sfascio calabrese è Agazio Loiero, che ha basato le sue fortune politiche sull’amicizia con Romano Prodi, amicizia che per la proprietà transitiva ha trasferito su Walter Veltroni. Forse è per questa contiguità che Loiero non si dimette. Si sente protetto, vuole gestire il potere fino all’ultimo, per sfruttare in tempo d’elezioni le residue possibilità clientelari.
Se la Calabria piange, la Campania non ride. Affonda nella munnezza, ma anche nel malaffare e negli sprechi. Si scopre adesso che ha sperperato centinaia di migliaia di euro per tenere una sede di rappresentanza a New York, una bella palazzina liberty in prossimità della Quinta strada. Una palazzina destinata a ospitare il vuoto richiamato dalle bislacche iniziative promozionali della regione Campania. Cioè di Bassolino. Ma cosa avrebbe dovuto diffondere a New York la Napoli del sinistro viceré? Le montagne di rifiuti, la cui immagine sfregia l’immagine dell’Italia nel mondo? Il caso di collusione fra amministrazioni della sinistra e la camorra? Oppure gli scempi della sanità campana? Pare che l’«ambasciata» a New York dovesse promuovere l’artigianato campano. Dio salvi gli artigiani, soprattutto da Bassolino, Che resiste, aggrappato ai rottami del suo naufragio e non si dimette. Del resto, ha amici potenti, nel Pd e dintorni.