PUBBLICHIAMO L'EDITORIALE DEL NUMERO IN EDICOLA DI PANORAMA A FIRMA DEL SUO DIRETTORE MAURIZIO BELPIETRO: PIU' TAGLI PER TUTTI.
In ogni campagna elettorale i politici promettono tutto a tutti. L’opera pubblica vi dà fastidio? La fermerò. Siete gay? Farò i dico. Pagate troppe tasse? Le ridurrò. Fin qui niente di nuovo: per qualche voto in più i candidati giurano e spergiurano, sapendo di poter mantenere, se va bene, meno della metà di ciò che hanno garantito agli elettori. E probabilmente lo sa anche chi li vota ed è disposto a stare al gioco.
Ma stavolta gli impegni che gli aspiranti premier si affannano a prendere in ogni salotto tv appaiono surreali e non credo che i cittadini si stiano divertendo molto. Mentre infatti il mondo si interroga sugli effetti di una recessione che ha colpito gli Stati Uniti e a cascata rischia di avere pesanti riflessi su tutti i paesi occidentali, in Italia si garantiscono, a parole, beninteso, salari minimi, finanziamenti per i bebè, sgravi e sostegni, tanto che i programmi elettorali sembrano alberi della cuccagna (vedere il servizio di Carlo Puca a pagina 58).
La situazione imporrebbe invece un minimo di senso della realtà, ma in politica sembra prevalere quello dell’irrealtà. So bene che è difficile guadagnare consensi assicurando lacrime e sangue. Eppure, senza arrivare a promettere una stangata per tutti, forse sarebbe ora di dire la verità agli elettori. Perché se è vero che ormai un numero sempre più elevato di italiani non ce la fa con il proprio stipendio ad arrivare a fine mese, è altrettanto vero che in tempi brevi non sarà facile aiutarli.
Come spiega il nostro Daniele Martini a pagina 75, la crisi della quarta settimana non riguarda solo le famiglie, ma anche lo Stato. Nelle casse pubbliche la liquidità scarseggia e la Ragioneria generale ipotizza di rinviare i pagamenti alle regioni e agli enti statali pur di riuscire a saldare gli stipendi.
Al pari di una qualsiasi famiglia in difficoltà, lo Stato intende chiedere ai suoi creditori di aver pazienza, rinviando i conti da pagare ai mesi venturi nell’auspicio che siano migliori di quelli precedenti. Ma il portafoglio statale è destinato a rimanere vuoto ancora per un bel po’, giacché, dopo un paio d’anni d’abbondanza, rischiano di diminuire le entrate fiscali. Se a questo si aggiunge che la crescita produttiva dell’Italia è prossima allo zero e che l’economia internazionale non promette nulla di buono, si comprende bene come sia giunto il tempo di dare un taglio alle spese, ma ancor di più alle promesse.
E invece no, a ogni comizio si aggiunge un impegno, spesso strampalato: dagli sgravi fiscali sulla pigione incassata dal proprietario di casa, così da invogliarlo ad affittare a giovani coppie, agli ammortizzatori sociali per i precari pagati da tutti ma senza incidere sulla fiscalità.
Visto che siamo nella Seconda tepubblica, forse nella terza, non sarebbe ora di mettere da parte le promesse che ricordano la Prima e cominciare a parlare di cose vere, che si possono fare per contribuire a migliorare le condizioni economiche degli italiani? Invece di garantire più spese per tutti, perché non annunciare tagli agli sprechi di tutti? A cominciare da quelli della politica per finire a quelli della sanità, che da soli sono stimati in 20 miliardi di euro?
Una famiglia che non arriva alla quarta settimana, oltre a chiedere una dilazione ai creditori, di solito cerca anche di risparmiare: possibile che lo Stato non riesca a fare altrettanto?