Le foto di Sircana, il portavoce unico del presidente del Consiglio Prodi, ormai note a tutti, hanno provocato un terremoto ad ogni livello, politico, giornalistico, mediatico. Sircana dopo aver "autorizzato" la pubblicazione delle foto che lo ritraggono per le vie della capitale mentre "abborda" un trans, se ne è andato In Brasile a fare il mestiere del portavoce. Su questo è intervenuto Giampaolo PANSA, sull'Espresso nella rubrica "il bestiario" con una nota dal titolo eloquente "adesso Sircana accosti e scenda".La pubblichiamo qui di seguito. Buona lettura.
ADESSO SIRCANA ACCOSTI E SCENDA di Giampaolo Pansa
Dimettersi. Questo dovrebbe fare Silvio Sircana, il portavoce del premier Romano Prodi. Prima lo farà e meglio sarà per lui e per il presidente del Consiglio. Mi spiace di essere tanto secco con un bravo professionista e un uomo per bene. Però non so come Sircana possa continuare a svolgere il suo ruolo con serenità. Anche perché si trova nella situazione di un atleta che, mentre corre, viene investito da un camion. Certo, l'atleta può rimettersi in piedi. Ma non sarà più in grado di gareggiare come prima.
Il camion che ha travolto Sircana lo conoscete. Sono alcune fotografie che lo ritraggono mentre dall'auto parla con un travestito, in una tarda serata romana del settembre 2006, quando Prodi stava in Cina. Gli scatti vengono ceduti dal fotoreporter a un'agenzia fotografica. L'agenzia li offre in vendita. Nel novembre 2006 li acquista il direttore del settimanale Oggi, Pino Belleri. A Matrix dirà: «Gli scatti erano una dozzina, quelli significativi tre o quattro. Queste erano foto uniche. Ho provato il brivido dello scoop». Ma poi deciderà di non pubblicarle, «per non trascinare il settimanale in una polemica politica». Il costo delle foto? Lui risponde: 25mila euro, ossia 50 milioni delle vecchie lire. Poi si dirà che il prezzo pagato è stato molto più alto: 100mila euro, ossia 200 milioni del vecchio conio. Uno sproposito.
Esiste in Italia un giornale disposto a pagare tanto per tre foto destinate a finire in cassaforte? Penso di no, ma non si può escluderlo a priori. Un'altra domanda: è possibile che un direttore acquisti delle immagini così pericolose per il portavoce del premier e non dica nulla all'interessato? Di nuovo penso di no. Ma qui siamo nel campo delle ipotesi. Un'ipotesi verosimile è che il direttore di Oggi abbia informato Sircana. E lo abbia anche tranquillizzato: adesso le foto sono nostre e rimarranno al sicuro. Però Belleri dice: «Non ho mai avvertito Sircana». Ha avvertito qualcun altro?
Passano quattro mesi. Poi l'esistenza degli scatti affiora dall'inchiesta di Potenza su Vallettopoli. E il 14 marzo viene rivelata con precisione da un solo quotidiano: il Giornale, diretto da Maurizio Belpietro, l'unico a pubblicare il nome di Sircana. Dico subito che anch'io avrei fatto come lui. Sircana non è un signore qualunque: è un deputato, è il portavoce del premier, è un politico importante. Potrebbe tagliare la testa al toro e raccontare l'imprudenza di quella sera romana. Ma non lo fa. Rimane in un limbo: non ammette e non nega. Poi dirà: «Il mio commento a questa vicenda è il mio silenzio».
A prendere le difese del Portavoce Incauto si alzano dei pessimi difensori. Prima di tutto, un fronte trasversale di politici che strillano indignati. Insieme a loro, si scatenano contro il Giornale due quotidiani legati al centrosinistra. Europa, il foglio della Margherita, titola: «Belpietro, che schifo». L'Unità s'aggrappa all'illusione che le foto non esistano. Infine scende in campo il difensore peggiore di tutti. È il Garante per la privacy, Francesco Pizzetti. Lui emette un divieto di stampa, fatto apposta per Vallettopoli e che prevede il carcere. L'editto censorio passerà alla storia come «la normativa Sircana». La Stampa, il giornale della sua città, liquida giustamente il Pizzetti con un titolo che vale uno schiaffo: «Un Garante da buttare».
Sircana, che Prodi s'affretta a nominare portavoce unico del governo, ormai si trova sotto il camion. Domenica 18 marzo, dichiara a Repubblica: «Ho detto la prima sera al redattore del Giornale, e lo confermo oggi, che non sapevo delle foto, perché non sono stato ricattato. Mi pare che si continui a gettare fango. Che le pubblichino queste foto!».
I conti, per Sircana, si sono fatti pesanti. C'è chi ride, o chi si dispera, per la sua mancanza totale di cautela. Avrebbe dovuto sapere che uno con il suo ruolo è spiato da tutte le parti. E che è un boccone grosso per qualsiasi fotoreporter in cerca di scoop. Tanto più se esistono bande di ricattatori pronti a succhiare il sangue ai politici nei guai. Le dimissioni possono essere un prezzo molto alto. Ma immagino che Sircana sappia che il suo ciclo di portavoce del premier si sta chiudendo. È anche molto provato, lo si vede a colpo d'occhio. C'è da sperare che non appenda la salute al chiodo di un incarico che non fa più per lui. Giampaolo Pansa
* dalla rubrica «Il Bestiario»del settimanale «L’Espresso»