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 I FRATELLINI DI GRAVINA: LA PERIZIA ASSOLVE IL PADRE Data: 03/04/2008
Appertiene alla sezione: [ Dal Territorio ]
Francesco e Salvatore Pappalardi sono morti il 5 giugno 2006, giorno della loro scomparsa, tra le 20 e le 24. È una delle indiscrezioni trapelate all’indomani del deposito in procura della relazione fatta dai medici legali sui corpi dei due fratellini di Gravina in Puglia, ritrovati in una cisterna di una casa abbandonata del paese il 25 febbraio scorso. Non si direbbe esplicitamente che si è trattato di una caduta accidentale, ma verrebbero forniti una serie di tasselli e indicata una forbice per l’ora della morte circoscritta e comunque precedente alle 21,30 quando il supertestimone, un amico dei due fratellini di Gravina, dice di aver visto Filippo Pappalardi (l'unico indagato, scarcerato, ma ancora ai domicliari) far salire i suoi figli sulla sua auto nella piazza delle Quattro Fontane.

Analisi All’ora presunta della morte si sarebbe arrivati analizzando i residui di cibo trovati nell’intestino crasso, dove sarebbe finito l’ultimo pasto consumato dai fratellini alle 17,30 del 5 giugno 2006. Secondo ulteriori indiscrezioni, Francesco è morto per primo per lesioni traumatiche; Salvatore è morto successivamente per inanizione, cioè un tempo lungo di sopravvivenza con fame, freddo, sete e stenti. Nella perizia i medici hanno stabilito che sui corpi dei fratellini non ci sono segni di violenza.

Silenzio dalla procura Il procuratore della Repubblica di Bari, Emilio Marzano, non rilascia dichiarazioni di alcun tipo su nessun argomento. Lo ha fatto sapere ai giornalisti lo stesso Marzano attraverso un carabiniere che lo ha riferito agli operatori dell’informazione presenti al quarto piano del palazzo di Giustizia di Bari. "È inutile che state qui, non dico una parola". Così il pm Antonino Lupo, che si occupa delle indagini sulla morte dei fratellini di Gravina in Puglia, si è rivolto ai giornalisti, che lo attendevano nei corridoi della procura, prima di chiudersi nella sua stanza. Ieri alla segreteria dello stesso pm è stata depositata la relazione redatta dai medici legali incaricati, Francesco Introna e Vito Romano, sulla morte dei fratelli Francesco e Salvatore Pappalardi.
------------Sin qui le notizie di stampa, anche se poco fa le agenzie hanno corretto le indiscrezioni precisando che l'arco di tempo compreso tra le 20 e le 24 del 5 giugno non si riferisce all'ora della morte ma a quella della caduta, per cui potrebbe rimanere in piedi la controversa testimonianza di un ragazzo che sentito dal PM due mesi dopo i fatti dichiarò, correggendosi più volte, di aver visto la sera del 5 giugno alle 21,30 i due fratellini con il padre. Quando gli atti saranno resi pubblici si vedrà quale sia la versione dei fatti. Quel che è certo, comunque, è che il padre dei ragazzi non c'entra nulla con la morte dei bambini, che è stato arrestato, tenuto in galera per oltre 3 mesi, gran parte dei quali in isolamento come una bestia , senza alcuna colpa, se non quella di essere stato o apparso un padre severo, come quelli di un tempo,conme spesso ci capita di rimpiangere che non siano i genitori per impedire che i figli degenerino o peggio. Sulla presunzione di questo "status" di mostro, Pappalardi ha pagato non solo con la galera, ma anche con la gogna mediatica che gli è stata inflitta vergognosamente, specie dopo il ritrovamento dei cadaveri. Ricordiamo in una trasmissione televisiva su RAI 2 una cosiddetta opinionista urlare oscenità contro l'uomo che ancora rinchiuso in galera non poteva neppure difendersi. E dire che ci sono due mostri veri, Rosa e Olindo, che sebbene schiacciati da prove inconfutabili e da testimionianze terribili non ricevono lo stesso trattamento mediatico, anzi talvolta sembra che si voglia loro riconoscere una qualche attenuante se non proprio il beneficio del dubbio. Dubbio che nel caso di Pappalardi non ha attraversato nè la mente nè il cuore di chi lo ha aggredito con inusitata violenza verbale e non solo. Chi ripagherà Pappalardi di quanto ha subito? Chi gli restituirà l'onore, la dignità, la sensibilità così orrendamente violate da certezze di colpevolezza in un Paese che, culla del diritto, fa della presunzione di innocenza il pilastro della sua civiltà giuridica? Domande senza risposta queste, ma domande che poniamo alla coscienza di tutti.

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