LE OMISSIONI DEL SINDACO IN MATERIA DI RISCHIO IDROGEOLOGICO
durante un incontro svoltosi in Comune
Lo scorso venerdì, nell’aula consiliare del Comune, ha avuto luogo un incontro sul tema del rischio idrogeologico in Toritto, come è emerso dal PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) per la Puglia.
L’occasione si prospettava ghiotta per chi, dopo aver udito tante “esternazioni in libertà” da persone che ricoprono ruoli istituzionali e da gente comune, avesse avuto l’esigenza di farsi una propria idea basata esclusivamente sui fatti (quanto sarebbe diversa la nostra società se questo sport fosse più diffuso!).
All’incontro erano presenti pochi uditori locali e qualche forestiero, per lo più accompagnatori dei relatori, l’assessore regionale Introna, presidente dell’Autorità di Bacino in quanto assessore regionale ai Lavori Pubblici, il prof. ing. Antonio Rosario Di Santo segretario generale dell’Autorità di Bacino e il consulente della stessa Autorità, prof. ing. Umberto Fratino, autorevole docente universitario.
L’assessore regionale ai lavori pubblici ha esordito dicendo che Toritto “è una piccola Venezia” solcata com’è dai corsi d’acqua individuati nel PAI, elaborato dall’AdB (Autorità di Bacino) della Puglia.
Meno male che non ha citato il Tevere, come infelicemente aveva fatto tempo addietro il geom. Giorgio.
Comunque, ci sarebbe stato da sorridere!
Se non fosse che l’intera comunità di Toritto ed in particolare gli operatori del settore edile vivono ormai una situazione di drammatico stallo.
Se non fosse che i proprietari dei suoli vincolati pagano l’ICI da anni a fronte del diritto, potremmo dire ora, di farvi scorrere l’acqua del bacino Lamasinata (è di quel bacino infatti che il territorio comunale di Toritto rappresenta il 20 %).
Se non fosse che il rischio idrogeologico assume i connotati di rischio per la pubblica incolumità e sconfina nel campo della Protezione Civile se è vero come è vero che lungo i corsi d’acqua individuati dall’AdB vi sono abitazioni private ed opere pubbliche (tra cui un asilo comunale) che potrebbero essere investite da una portata d’acqua di 40 metri cubi (circa il volume di una stanza) al secondo.
Se non fosse che il Vicesindaco, presente e more solito silente, ha spinto gli stessi proprietari dei suoli interessati (i comparti 2 e 3) ad accollarsi gli oneri per la consulenza di tecnici che dovrebbero tramutare la “piccola Venezia”, pressappoco nella Toritto ante PAI, sottintendendo ed inculcando una evidente sfiducia nella competenza dei tecnici dell’AdB e nel loro operato.
Se non fosse che lo stesso Vicesindaco, cioè il geom. Giorgio, ha indotto a far credere ai proprietari dei suoli, che la mitigazione del rischio idrogeologico, una volta ridotto dai nuovi studi, avrebbero potuto ottenerla realizzando opere a propria cura e spese.
Se non fosse che contemporaneamente il Sindaco rendeva merito all’Assessore regionale ai Lavori Pubblici ed all’AdB per aver, con il loro operato, adempiuto egregiamente ai propri compiti istituzionali, complimentandosi con gli illustri relatori presenti (gli stessi la cui competenza è stata messa in discussione dal vicesindaco), e sottolineando che la stessa amministrazione comunale ha a sua volta adempiuto ai suoi compiti istituzionali.
La cronaca della serata è breve e banale.
Da subito si è capito il motivo vero dell’incontro.
Prima il prof. ing. Antonio Rosario Di Santo, poi l’Assessore regionale Introna, hanno spiegato i compiti istituzionali dell’AdB e le attività, sinora svolte dalla stessa Autorità, che hanno portato alla stesura del PAI.
A questo punto c’è stato l’intervento di auto assoluzione del Sindaco che in estrema sintesi e con la superficialità a cui è aduso, ha colto l’occasione per asserire che l’amministrazione non ha fatto altro che assolvere ai propri compiti istituzionali e non ha colpe per la situazione che si è creata visto che le lame che lambiscono l’abitato di Toritto non ce le hanno messe loro (meno male che non ha detto che ce le ha messe l’odiato Nemico!).
Più che superficiale, questa volta l’intervento era sopratutto omissivo.
Infatti:
- ognuno dei 238 comuni interessati ha ricevuto dall’AdB, nel dicembre 2004, epoca dell’adozione del PAI, un CD rom contenente lo stralcio della cartografia riguardante il territorio di propria competenza;
- per 30 giorni a partire dal 4 gennaio 2005 è stato pubblicato il Progetto di PAI;
- dal 4 febbraio 2005 a tutto il 20 marzo 2005 i Comuni potevano far pervenire all’Autorità di Bacino le loro osservazioni;
- il Comune di Bari, per esempio, interessato in maniera diffusa dalle perimetrazioni di aree ritenute a rischio idrogeologico, a pochi giorni di distanza dal provvedimento di adozione, provvedeva alla nomina di un pool di esperti (Vincenzo COTECCHIA, Antonio CASTORANI, Antonino GRECO) perché fossero di supporto alle strutture dell’amministrazione comunale;
- lo stesso Comune di Bari faceva anche di più, faceva un ricorso precauzionale al TAR al fine di ottenere la sospensione degli effetti introdotti dal PAI sulla pianificazione urbanistica;
- intanto altri comuni, ad esempio Giovinazzo, hanno provveduto con i propri tecnici comunali a svolgere le indagini del caso;
- nei 45 giorni successivi alla pubblicazione del Progetto del PAI (quindi entro il 20 marzo 2005) sono state raccolte le osservazioni allo stesso; per tutti l’obiettivo era ottenere, motivandolo e documentandolo, lo stralcio di quelle aree che, seppur rientrate nella perimetrazione del PAI, erano ritenute dalle amministrazioni locali non a rischio o a minor rischio, in relazione a situazioni particolari non indicate sulla cartografia di base impiegata per la stesura del piano;
seppur rientrate nella perimetrazione del PAI, erano ritenute dalle amministrazioni locali non a rischio o a minor rischio, in relazione a situazioni particolari non indicate sulla cartografia di base impiegata per la stesura del piano;
- nei 30 giorni successivi alla raccolta delle osservazioni (quindi entro il 20 aprile 2005) l’AdB ha espresso il suo parere su ogni osservazione pervenuta;
- il 30 novembre 2005 con deliberazione n. 39, l’AdB ha approvato il PAI nella sua nuova stesura che teneva conto delle osservazioni recepite (il comune di Bari, ad esempio, ha ottenuto lo stralcio di vaste aree prima ritenute a rischio).
Rispetto a queste scadenza, il Comune di Toritto non ha avviato alcuna procedura nei termini previsti dall’AdB, rimanendo omissivo, fino all’8 febbraio 2006, quando il Sindaco ha chiesto all’AdB il riesame della perimetrazione ed un urgente sopralluogo con una curiosa se non “colposa motivazione” : “da una prima analisi dello studio e della cartografia allegata al piano di lottizzazione del comparto n. 1 ... sono emerse evidenze che si ritiene doveroso riportare alla vostra attenzione”!
Uno curioso modo di assolvere ai propri compiti istituzionali! Se i privati non avessero presentato un piano di lottizzazione, nessuno in Comune, ad incominciare dagli acculturati e numerosi tecnici che presidiano l’Edilizia Privata e l’urbanistica, si è preoccupato di “guardare” il PAI adottato, e poi approvato, per verificare l’eventuale impatto sul nostro territorio e sopratutto sui nostri strumenti urbanistici ( e si che l’art. 20 delle norme tecniche di attuazione imponeva di verificare la compatibilità del PAI con gli strumenti urbanistici vigenti!).
Dopo oltre un anno dall’adozione del PAI, oltre ogni termine temporale stabilito dall’AdB, e per la casuale presentazione di un piano di lottizzazione nell’unico comparto all’epoca interessato dai vincoli del PAI, sono arrivati i primi segni di vita di un’amministrazione che oggi sembra più preoccupata dal chiamarsi fuori da responsabilità che non dal porre rimedio alla situazione che si è determinata, salvo la rituale “lettera aperta” del sindaco a proposito del PRG e della sua improvvisa “inattendibilità” dopo anni di profetiche acclamazioni sul suo imminente decollo.
Per tornare al convegno, è d’obbligo registrare l’unico intervento tecnico che è stato quello svolto dal prof. ing. Umberto Fratino, consulente dell’AdB, che ha illustrato, anche con immagini dei luoghi, lo stato del territorio comunale che rientra nel bacino Lamasinata.
All’ing. Ranieri, che gli ha chiesto se ulteriori indagini e studi idrogeologici avrebbero potuto portare ad una valutazione di minor rischio ed alla realizzazione di opere di mitigazione del rischio residuo da parte dei proprietari dei suoli interessati, il prof. Ing. Fratino ha risposto con il consiglio esplicito rivolto ai proprietari dei suoli di non sprecare il loro denaro in studi che non possono sortire alcun effetto, dichiarando la sua personale disponibilità a fornire chiarimenti a chiunque, tecnici o semplici cittadini, ed ha precisato che le opere di mitigazione del rischio idraulico sono opere pubbliche che non possono essere affrontate dai privati, che il loro costo ammonterà prevedibilmente ad alcuni milioni di euro, dovranno essere progettate a cura del comune su indicazione di massima dell’AdB, dovranno essere realizzate con finanziamenti di tipo statale e regionale e solo una volta ultimate consentiranno di svincolare le aree connesse.
Estremamente chiarificatrici le notizie tecniche, ma decisamente incompatibili con i tempi, l’efficienza e l’efficacia delle azioni di questa amministrazione.
Peccato che erano molto pochi i proprietari, specie dei comparti 2 e 3, presenti, cosicché avrebbero potuto chiedere al vicesindaco, noto esperto dell’acqua fresca, perché non ha replicato alle dichiarazioni del prof. Fratino con il famoso: avete scambiato la nostra lama con il Tevere! Ma si sa, Giorgio, ha la faccia del mattone.