Veltroni ovvero il vizietto della sinistra: quello di prefigurare divisioni e sfracelli nello schieramento avverso, nascondendo sotto il tappeto la polvere in casa propria. Era lo sport preferito da Prodi per esorcizzare le quotidiane risse tra i suoi ministri. Il leader sconfitto del Pd non cambia marcia: straparla dei problemi immaginari di un Berlusconi “ostaggio della Lega” (tacendo del debordante successo del Pdl nel Mezzogiorno), ma non spende una parola per il “piattino” che gli stanno approntando i suoi ingombranti alleati, Di Pietro e i radicali. Per non dire dei malumori che affiorano all’interno dello stesso Pd.
L’ex magistrato incassa il suo bottino: 29 deputati alla Camera e 14 seggi al Senato. E proprio al Senato avrebbe conquistato un solo seggio (il Molise) se non si fosse apparentato con il Pd. Ma poiché nè la riconoscenza né il rispetto dei patti sono nelle sue corde, l’ex-Pm presenta il suo conto: forse il gruppo unico non si farà.
Le avvisaglie c’erano tutte fin dall’inizio della campagna elettorale. A Franceschini che parla di “patti chiari”, Idv risponde che “l’impegno al gruppo unico valeva solo in caso di vittoria”. Un po’ come quegli assicuratori o venditori porta a porta che si appellano a postille scritte in caratteri microscopici, in calce ai contratti, per non pagare pegno.
Così Di Pietro, ubriaco di consenso, chiede come minimo la denominazione Pd-Idv per il gruppo, allunga i tempi di un eventuale percorso unitario, si appella al “programma elettorale di Idv” anzichè a quello concordato e firmato con Veltroni. Che paga così la fiducia mal riposta in un imbonitore al quale ha regalato la bellezza di 13 senatori, e che ora reclama addirittura la candidatura per la presidenza della Regione Lombardia.
Ma c’è maretta anche tra i radicali, che pure hanno visto eleggere tutti i 9 candidati promessi. Veltroni si aspettava una “telefonata da Marco”, ma pare non sia mai arrivata. Quel che arriva al loft, per bocca di Turco, è ben altro: “Dovremo scrivere insieme le regole. Mettere nero su bianco che non c’è vincolo di mandato”.
Veltroni è servito. Piuttosto che starnazzare sulla Lega Nord, farebbe bene a guardarsi subito dagli indigesti e indisciplinati alleati che si è messo in casa. Perché è solo l’inizio della resa dei conti.