Due fatti. Questa mattina un nostro conoscente ha constatato presso la Procura della Repubblica di Bari che un suo esposto datato 1999, proprio così, 1999, è stato archiviato nel 2007 dal P.M. perchè il fatto a suo tempo denunciato non costituisce reato "almeno sotto il profilo psicologico". Ci ha messo sette e mezzo il P.M. per scrivere tre parole su un modello prestampato. Secondo fatto. Quest'oggi i giornali danno notizia, non con la stessa evidenza data al momento degli arresti, che l'inchiesta sul presunto reato di corruzione e induzione alla prostituzione addebitato a Vittorio Emanuele di Savoia e ad altri cinque o sei personaggi, tra cui l'ex sindaco di Campione d'Italia, è stata archiviata dal GIP di Como su conforme richiesta dei due P.M. a cui l'inchiesta, aperta a Potenza, era stata affidata per competenza territoriale, perchè i fatti contestati non costituiscono reato. Proprio così, persone sbattute in galera, non avevano commesso alcun reato.
Tutte due le notizie sono di quelle che ti fanno cadere le braccia e affossano ogni fiducia nella dea con la bilancia.
Ma che giustizia è quella che ci mette sette anni per constatare che non di reato si tratta e comunicarlo a chi ne ha interesse? E che giustizia è quella che arresta più persone accusate di reati per un verso gravi e per altro verso infamanti, le tratta da delinquenti comuni, le trasporta, come nel caso di Vittorio Emanuele, da Como a Potenza in una macchina utilitaria, in condizioni a dir poco disagevoli, li sbatte in galera come fossero pendagli da forca, e poi a distanza di mesi si scopre che quelle persone non avevano fatto nulla, che al più le si poteva "incolpare" di linguaggio da caserma che fino a prova contraria lo si sente in qualsiasi film di Boldi e De Sica, e l'inchiesta, costata centinaia di migliaia di euro, viene archiviata perchè i fatti non costituiscono reato. E gli autori di cotanta cretinaggine, il PM e il GIP, ne ridono come se avessero fatto una bella cosa, una marachella a scuola, avessero dato del cornuto all'arbitro.
Non è giustizia quella che non dovesse far pagare a quel PM e a quel GIP i danni subiti prima di tutto dall'immagine della Giustizia, e poi i danni materiali provocati con le loro inchieste che, poi, a pensarci bene, hanno quasi sempre a che fare con puttane, prostitute e giù di lì. Non è che entrambi costoro abbiano problemi con la loro sessualità?
Sull'argomento pubblichaimo una bereve nota di Filippo Nacci, ripresa dal Giornale di oggi.
L’inutile e il dilettevole di Filippo Facci -
Sir Henry John Woodcock non dovrebbe esistere, nel senso che mediaticamente non dovremmo neppure conoscerlo: come capita a chi, sulla carta, abbia registrato perlopiù insuccessi professionali. Ma la carta era quella delle cancellerie, non quella dei giornali. Le sue inchieste più note sono state una collezione di incompetenze territoriali, nomi altisonanti assolti, ministri prosciolti, valanghe di richieste d'arresto ingiustificate, e poi archiviazioni, bocciature per il 70 per cento dei suoi ricorsi (198 contro 139) più 6 milioni e 400mila euro spesi per tre anni di intercettazioni. Ma se Woodcock facesse anche condannare tutti, qual è la rilevanza sociale delle sue inchieste? Quali sono le priorità verso le quali la giustizia dovrebbe concentrare i suoi sforzi e i giornalisti la loro attenzione? Il letto di Aida Yespica? Le deviazioni stradali di Sircana? Che cosa invoca chi lamenta l'inefficacia della nostra giustizia, che cosa invocavano le manifestazioni milanesi di ieri l'altro? La giustizia dei Woodcock non è soltanto economicamente dispendiosa e fallimentare nei suoi esiti e devastante per la dignità dei coinvolti. È soprattutto irrilevante. Mentre nelle metropoli mancano uomini e risorse