di Silvio BERLUSCONI
C’era un’atmosfera genuina di fiducia e amicizia quell’estate del 2001, quando una nuova era sembrava essersi aperta di fronte a noi, con la caduta del muro di Berlino alle nostre spalle e il superamento delle divisioni del passato. Condividevo questo ragionamento con il presidente Bush (sia io sia lui appena eletti alla guida dei nostri Paesi) alla cena di chiusura del vertice del G-8 di Genova nel luglio 2001.
Bush teneva le fila della conversazione, parlando in modo affabile con il presidente russo Vladimir Putin, il premier giapponese Junichiro Koizumi, il primo ministro britannico Tony Blair e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. Pearl Harbor, Hiroshima, le tragedie della Seconda guerra mondiale e la guerra fredda sembravano proprio lontane. Bush osservava quanto il mondo fosse cambiato e come avremmo potuto lasciare ai nostri figli una pace duratura. Ricordo di essermi sentito veramente felice. Appena due mesi dopo accadde l'impensabile e l'11 settembre avrebbe nuovamente cambiato il mondo per sempre. La battaglia contro il terrorismo sarebbe diventata la principale preoccupazione del presidente americano e la nostra comune priorità internazionale.
Nei mesi che seguirono quell'enorme tragedia, cercammo tuttavia di concentrarci, consapevoli che la giustizia, la libertà e la democrazia possono prosperare solo se c'è sicurezza. Il presidente Bush lo sa bene: che un mondo sicuro è destinato a essere un mondo unito, dove tutti - soprattutto i meno fortunati - possono e devono giocare la loro parte.
George W. Bush, 61 anni, sarà ricordato come il comandante in capo, ma non solo per questa ragione. Bush è stato soprattutto un presidente che ha sentito l'obbligo morale che deve essere perseguito dalle nazioni-guida. I miei pensieri tornano di nuovo al vertice del G-8, in cui l'Italia aveva portato la questione dei destini dei Paesi più poveri del mondo in cima all'agenda. Bush fu uno dei primi e degli entusiasti sostenitori della nostra iniziativa per la creazione di un fondo per la lotta alle malattie endemiche.
Una volta mi disse che è ragionevole avere dubbi, ma non lo è averne troppi, tanto da non poter prendere una decisione. Spetterà agli storici giudicare la sua presidenza, ma qualunque destino gli riservi la storia, sono certo che George W. Bush sarà ricordato come un leader di grandi ideali, di coraggio e di sincerità. Personalmente, lo ricorderò sempre come un amico, un vero uomo che ama la sua famiglia, comprende il significato dell'amicizia ed è grato agli alleati americani nel mondo.