Il presidente della Camera, on. Fini, è al centro di una violenta polemica da parte della sinistra, compresa quella cosiddetta buonista rappresentata dall'on. Veltroni. Ragione della polemica e della aggressione mediatica al presidente Fini le sue dichiarazioni a proposito dell'aggressione allo studente di Verona da parte di cinque bulli che si definiscono neonazisti e della contestazione della sinistera radicale e antagonista alla partecipazione di Israele quale ospite d'onore alla Fiera del Libro di Torino. La tesi di Fini è molto lineare: quello di Verona è un episodio brutale che merita la condanna netta da parte di tutti ma riguarda personali responsabilità di cinque bulletti che nascondono dietro una ideologia, comunque aberrante, la loro innata voglia di violenza; quella di Torino invece mostra il vero volto della sinistra radicale e antagonista che bruciando le bandiere americane e israeliane innalza barricate contro la demcrazia. Per queste parole Fini è stato accusato di aver fatto dei distinguo innaccettabili e,peggio ancora, di aver stilato una specie di graduatoria della violenza. Non è così Fermo restando che è certamente vero che non si possono e non si debbono fare graduatorie della violenza, quella di Fini non è stata una classificazione dei due fatti ma una valutazione politica dei due episodi che sul piano politico vanno letti diversamente e distintamente l'uno dall'altro. Noi siamo d'accordo con Fini e ci domandiamo perchè mai su una questione così semplice il buonista Veltroni fa finta di non capire? Che cerchi nelle piazze la rivincita per la cocente sconfitta subita nelle urne? Ci auguriamo di no, anzi ci auguriamo che egli come Togliatti nel 1948, dopo l'attentato ad opera di un pazzo che si chiamava Pallante, sappia dire ai suoi: mani in tasca! g.