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 30 ANNI FA L'UCCISIONE DI ALDO MORO Data: 09/05/2008
Appertiene alla sezione: [ Storia e cronaca ]
La mattina del 9 maggio 1978, 55 giorni dopo il suo rapimento ad opera delle Brigate Rosse e della strage della sua scorta in via Fani, si compiva il tragico destino di Aldo Moro. Le Brigate Rosse, sorde ad ogni appello all'umanità e alla clemenza, portarono a termine il loro criminoso diegno e assassinarono lo statista democristiano, lasciando il suo corpo senza vita in un'auto, una Renault rossa, in via Caetani, simbolicamente a metà strada tra la sede nazionale della DC e quella dell'allora PCI. Ricordiamo, come tutti quelli che vissero quelle ore tragiche, l'emozione che colse l'intero Paese che, così come all'indomani del 16 marzo, scese per le strade a manifestare la sua commozione, la sua paura, la sua forte condanna del terrorismo. La morte di Moro, la sua uccisione tanto inutile quanto vile, non fu l'apoteosi del terrorismo ma fu la sua Waterloo: da quel giorno per quanti pensavano di importare in Italia esperienze cosiddette marxiste e rivoluzionarie di altri paesi, iniziò il declino che doveva portarli alla loro cattura, assicurandoli alla giustizia. Che non è stata equa. Mentre per Moro non vi fu clemenza, per molti dei brigatisti rossi, ancorchè colpevoli di efferrati delitti, compreso quello di Moro, da tempo si sono aperte le porte del carcere e molti di loro girano liberi e indisturbati per il Paese, qualcuno anche a dissertare delle proprie passate esperienze criminose, come fossero cose di cui potersi vantare. Senza ignorare che, proprio per l'omertà di molti degli ex brigatisti, dopo 30 anni, non ancora è venuta a galla tutta la verità sulla tragedia di Aldo Moro, sui 55 giorni della sua prigionia, sulle ore che precedettero la sua morte, sulle reali circostanze che l'accompagnarono. Questa sera e domani sera, prodotto da Mediaset e trasmesso da Canale 5, un film interpretato da Michele Placido, ricostruirà, dicono in maniera del tutto nuova, tutta questa vicenda, con la figura di Moro che si erge nella sua complessa caratterizzazione politica in tutta la sua tragica grandezza.
Noi ci inchiniamo, oggi, come già facemmo 30 anni, dinanzi al sacrificio di Moro, da cui si poteva dissentire sul piano politico ma del quale non si poteva non ammirare la grande lucidità intellettuale, la innata capacità alla tolleranza, la straordinaria umanità, tutte doti che ne avevano fatto uno Statista eccellente. Che però è stato dimenticato, salvo che nelle rituali ricorrenze, proprio da coloro che se ne dicevano e ancora se ne dicono discepoli. Tanto dimenticato che nella Storia che si insegna nelle scuole italiane la vicenda di Moro e del terrorismo che insanguinò il nostro Paese e lo segnò indelebilmente ancora non trova spazio, per cui non è raro che gli studenti a cui si chieda chi fosse Moro rispondano: un famoso giocatore di pallone. Peggior offesa questa, peggiore dell'oblio.

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