L'OPINIONE DI TOMMASO FRANCAVILLA
Quando la Casa delle Libertà perse le elezioni regionali del 2005, il “Corriere del Mezzogiorno” pubblicò un editoriale del prof. Franco Botta che, contraddicendo completamente anche la consueta eleganza dell’autore, invitava addirittura, un po’ maramaldescamente, Raffaele Fitto a cambiar mestiere. Quasi nessuno, in quei giorni amari per il giovane leader pugliese e per tutti noi che lo sosteniamo, rilevò che egli era in realtà il candidato-Governatore della CDL che –nelle elezioni in cui più forte è soffiato il vento dell’anti-berlusconismo- aveva perso meno di tutti, compresi gli unici due vincenti della Vandea lombardo-veneta, e che il buongoverno di Raffaele Fitto aveva portato alla sua coalizione comunque il valore aggiunto del 9% di una lista (la “Puglia prima di tutto”) nata in poche settimane completamente al di fuori dei Partiti. Del pari, i vincitori, ebbri di una conquista che sembrava impossibile, non s’accorsero che in realtà Vendola era l’unico Governatore di minoranza, non avendo raggiunto la soglia del 50%, e ritennero di essere abilitati a smantellare tutto quello che fino ad allora era stato faticosamente costruito alla Regione Puglia, passata da condizioni di sostanziale insolvenza ad un modello di governo virtuoso e concretamente innovatore. E Fitto divenne agli occhi di molti immemori non soltanto l’emblema della sconfitta, ma anche il capro espiatorio delle colpe dell’universo mondo, a cominciare da quelle dei suoi avversari: non c’era discorso del suo successore e dei suoi compagni in cui non venisse esorcizzato come la fonte nefasta di tutti i mali dell’universo.
A distanza di tre anni, la sua opera di governo è ormai completamente rivalutata dai soggetti più insospettabili: è stato- per esempio- il Presidente della Provincia di Lecce a riconoscere –anche di fronte al disastro campano- che il suo piano per lo smaltimento dei rifiuti era eccellente e lungimirante; sono stati CGIL-CISL-UIL ad ammettere, al confronto con le “scatole vuote” di Frisullo e &, la superiore concretezza delle sue politiche industriali; è stato Vendola in persona a riabilitare- udite, udite- le sue politiche sanitarie, anche perché ancora non è stato capace di sostituirle, ed adesso tutti si ricordano che egli non aveva esitato a sfidare perfino Berlusconi contro un federalismo fiscale punitivo per il Sud, fino a vincere quel round.
Intanto Raffaele, non ha mollato nemmeno un giorno, anche quando più sembrava solo e sconfitto, il fronte della battaglia. Ha assunto con coraggio la guida di FORZA ITALIA e dell’opposizione, da dove, testimone instancabile e coraggioso di verità, sovente spalleggiato soltanto dagli instancabili Rocco Palese ed Elena Pinto (ma forse ha il torto di non utilizzare –più per timidezza che per superbia- al meglio quanti non hanno mai smesso di credere in lui), non ha perduto una sola battuta nel pur impari confronto dialettico con un regime che controllava tutte le Istituzioni e che non esitava anche a tentare di infliggergli il colpo di grazia con il solito uso della sua derivazione giudiziaria. Ed intanto, sulle fondamenta anche dei disastri altrui, grazie anche ad un’alleata straordinaria come Adriana Poli Bortone, giustamente stringendosi –nel momento delle comuni difficoltà- alla oggettiva grandezza di Berlusconi, costruiva, per sé e per il Cavaliere, la doverosa rivincita.
Pochi si erano accorti che, ad un solo anno dalla perdita della Regione, il Centro-destra era già tornato in Puglia, per di più in contro-tendenza, maggioranza alle politiche del 2006,: la “lunga marcia” di Raffaele e della sua coalizione alla riconquista della Puglia perduta era già ampiamente avanzata, anche se la grancassa di regime ne occultò abilmente l’evento all’ombra della finta vittoria di Prodi.
Da allora il cammino è stato quasi in discesa, le elezioni amministrative sono state un crescendo di successi, fino alla espugnazione di roccaforti della sinistra che sembravano imprendibili, e con le politiche di quest’anno anche la Taranto del falso dissesto è tornata ad essere una Città politicamente normale, con una ampia maggioranza di Centro-destra. La vittoria alla Provincia di Foggia ha segnato la fine di tutte le false “primavere” e le “onde” anomale, e proprio sul territorio che aveva determinato- con un scarto incolmabile- la sconfitta del 2005.
Dall’altra parte, dall’UDEUR alla “Primavera pugliese”, dai Socialisti ai Verdi, dal PDCI a Rifondazione Comunista, si sono praticamente dileguati quasi tutti i Partiti che s’illudevano di poter a lungo lucrare sulla sconfitta di Fitto, con lo stesso Vendola in fuga sempre più solitaria verso le plaghe confuse dei suoi delìri.
Fitto Ministro alle Politiche Regionali, ossia in una posizione istituzionalmente sovra-ordinata rispetto al suo successore alla guida della Puglia, non è soltanto un beffardo contrappasso della storia, ma anche un atto di giustizia nel segno della verità.
Adesso gli stessi che due anni fa lo invitavano inelegantemente a cambiar mestiere, e che per due anni gli hanno scaricato addosso tutte le infamie di cui erano capaci, gli attribuiscono la capacità di fare miracoli anche impossibili, dimenticando che il destino della Puglia è purtroppo ancora ampiamente in mano ai suoi attuali, fallimentari governanti, nonostante lo sfratto ultimativo inviato loro dal Popolo pugliese.
Noi constatiamo che il tempo è galantuomo, ed attendiamo che Raffaele, insieme ad Adriana Poli Bortone che soltanto la sempre più rovinosa miopia di un Fini irreparabilmente orfano di Pinuccio Tatarella poteva escludere dal Governo per far posto ad una ragazzotta e ad un “portavoce”, restituisca la Puglia ai Pugliesi, espugnando anche via Capruzzi, i cui occupanti sempre più abusivi sono già impegnati nel saccheggio finale. Ci conforta sapere che non sarebbe la prima volta che il Centro-destra vi trova soltanto macerie.