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 MEGLIO IL FEDERALISMO CHE LA GOGNA ONLINE Data: 12/05/2008
Appertiene alla sezione: [ Opinione ]
l'EDITORIALE DI MAURIZIO BELPIETRO, DIRETTORE DI PANORAMA

Come tutti i curiosi, ho perso mezz’ora del mio tempo a sbirciare le dichiarazioni dei redditi degli italiani. Confesso che mi sono divertito a confrontare il mio stipendio con quello dei colleghi e a spiare, con una certa invidia, i guadagni dei vip. Non ho dunque alcun titolo per fare la morale a qualcuno. Però, smessi i panni del «guardone fiscale», mi sono chiesto se mettere in piazza i guadagni dei contribuenti sia davvero il modo migliore per dare la caccia agli evasori. Ho provato a informarmi, parlando con un po’ di esperti che la lotta a chi non paga le tasse la fanno davvero. La risposta è no, non serve.
Uno dei massimi addetti all’esazione mi ha ricordato che l’idea di un controllo sociale dell’evasione esercitato attraverso l’opinione pubblica è roba vecchia, da anni Settanta. All’epoca c’erano attivisti extraparlamentari che, nei paesi, distribuivano ciclostilati con i redditi delle persone in vista. Altri preferivano la gogna formato tazebao: manifesti con gli emolumenti dei presunti evasori. Volantini e attacchini non fecero però recuperare una sola lira.
Così come non servì dare in pasto ai giornali i tabulati dei redditi, temo dunque che non sarà utile neppure la versione online. Anche perché a fronte di 40 milioni di dichiarazioni, l’occhio dei voyeur è puntato solo sui personaggi noti e su quelli che versano imposte da record.
Nulla si è saputo di chi le tasse non le paga. Alcuni, essendo evasori totali, nell’anagrafe tributaria non figurano proprio; altri, cambiando residenza o nascondendosi dietro società paravento, sono riusciti a sfuggire ai segugi dell’Agenzia delle entrate, facendo perdere le loro tracce e, soprattutto, quelle dei loro introiti.
Che fare dunque per stanare chi sfugge agli ispettori delle Finanze e anche agli improvvisati guardoni? Più del gossip potrebbe il federalismo fiscale, credo. Il progetto politico della Lega finora è stato dipinto solo come un’operazione che consentirebbe al ricco e avaro Settentrione di trattenere le proprie imposte, impoverendo ancora di più il Sud. Nessuno ha pensato che il federalismo tributario significa che comuni e regioni, prima di tenersi le tasse, devono individuare chi le evade e fargliele pagare. Fino al 1971, quando fu introdotta la riforma fiscale, erano gli enti locali ad accertare e a riscuotere le imposte, comprese quelle sui consumi e quelle sulla famiglia. Il sistema era rudimentale, ma con i mezzi attuali la lotta comunale all’evasione potrebbe essere di gran lunga più efficace.
Nel 2005 Giulio Tremonti provò ad arruolare i comuni, garantendo un premio del 30 per cento se avessero scovato i tributi evasi. Finora, un po’ per i ritardi burocratici, un po’ per timore di un investimento ricompensato con una percentuale troppo bassa, le amministrazioni locali non hanno fatto quasi nulla. Ma una riforma federale che attribuisse accertamento e riscossione ai comuni cancellerebbe le esitazioni. E, come osservano alcuni esperti, non ci sarebbero più alibi per quei sindaci che spendono troppo, ma sono incapaci di garantire efficienza ai propri cittadini. Per quelli sì, allora, si potrebbe usare la gogna online.

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