Il prof. Franco BATTAGLIA, prendendo spunto dalle “comiche” di Beppe Grillo, interviene sul ricorso al fotovoltaico come rimedio alla crisi energetica e dimostra che puntarvi è uno sperpero di quattrini. Proponiamo l’articolo pubblicato oggi dal Giornale di Milano.
Mi dicono, scandalizzati, che la famiglia di Beppe Grillo assorbe 4300 watt di potenza elettrica, quanto 12 famiglie. Lo scandalo nascerebbe o dal fatto che sarebbe ritenuto «immorale» un consumo energetico così elevato, o dal fatto che il signor Grillo sarebbe di quelli che predicano bene ma razzolano male, visto che nelle sue comiche invoca il risparmio energetico. O da entrambi i fatti. Insomma, mi si chiede di scagliare una pietra contro uno che, molto impropriamente, tante ne ha scagliate. Mi spiace ma, quanto al primo fatto, provo ammirazione (e un pizzico d'invidia) per Grillo: più energia si consuma, meglio si sta. Piuttosto, pretendere di risparmiare energia è la più pericolosa delle manovre, come meglio preciseremo. Quanto al secondo fatto, Grillo andrebbe, piuttosto, compatito: evidentemente, cosa l'energia sia e perché è essa la fonte del nostro benessere egli non lo capisce. Ma non è colpa sua: Grillo non capisce nulla delle cose di cui parla, e infatti è un comico ed è per questo che fa ridere. Pare che siano molti ad avercela con lui, ma non dovrebbero, dimenticano la natura della professione che fa: comico, clown, pagliaccio, buffone.
Mi dicono, anche, che Grillo ha installato 2000 watt-di-picco di pannelli fotovoltaici. I quali, siccome il sole non se ne sta sempre lì a brillare allo zenit di un cielo limpido, corrispondono a 200 watt reali: ben poca cosa a fronte dei 4300 assorbiti. Grillo è un genovese doc, e allora può essergli, se non utile, forse istruttivo, ma sicuramente doloroso, sapere che quei pannelli FV - che, se li ha pagati lui, gli saranno costati qualcosa come 12.000 euri - gli fanno risparmiare meno di 300 euri di energia elettrica l'anno e, quindi, recuperare «l'investimento» (le virgolette sono d'obbligo) in più di 40 anni. Può darsi che qualcuno glieli abbia regalati e può anche darsi che Grillo si avvalga delle sovvenzioni al FV deliberate da amministrazioni che, amministrando esse il nostro denaro, non hanno alcun problema a essere garibaldine; ma chiunque sia a pagare, gli impianti FV si ammortizzano, in Italia, in più di 40 anni (l'Italia è il paese col kWh più caro al mondo: in Francia, un impianto FV si ammortizza in 60 anni). Insomma, caro Grillo, gli impianti FV sono una colossale sòla. E veniamo al risparmio energetico: innanzitutto, è evidente che chi lo invoca non lo fa in nome del risparmio del denaro, perché, come abbiamo visto, il denaro corre a fiumi (nelle tasche d'altri). Risparmiare energia non significa neanche «usarne di meno facendo le stesse cose»: questa si chiama «efficienza».
Cosa sacrosanta ma che - bisogna avvertire - ha l'ineluttabile conseguenza, piaccia o no, di far consumare più energia (gli economisti lo chiamano paradosso di Jevons): dopo aver ottenuto frigoriferi più efficienti, ci dotiamo di congelatore; e dopo aver prodotto in modo più efficiente acqua calda, ci dotiamo di idromassaggio. Risparmiare energia non significa neanche «non usarla quando potremmo evitarlo»: questo si chiama «non spreco». Risparmiare energia, allora, può significare una sola ragionevole cosa: non usarla quando vorremmo usarla, cioè in definitiva, usarne di meno. Questo sarebbe disastroso. Per capire quanto, basti solo pensare che nei 10 anni dopo il 1929, il consumo d'energia si ridusse del solo 8%: furono, quelli, gli anni della Grande Depressione.
Beppe Grillo, allora, nel settore dei consumi energetici, più che da stigmatizzare, sarebbe da imitare e prendere a modello: tutti noi dovremmo pretendere un'energia meno cara, sì da poterne consumare quanto lui o, comunque, di più, avere quindi più posti di lavoro e più benessere. Ma per avere un'energia meno cara dobbiamo interrompere ogni sperpero su fotovoltaico eolico e biocarburanti: Grillo ha facilmente assorbito quella sòla, ma un paio di miliardi nel mondo ci stanno morendo di fame.