Una intervista di Luca Telese al Presidente Cossiga -
«Berlusconi stai attento. Quelli ti ricoprono di mer...». Se chiedi a Francesco Cossiga un’intervista sulla Spagna, il brivido del politicamente scorretto è assicurato. Se non altro perché con «il governo centralista di Madrid» (la definizione è sua) il presidente emerito ha un contenzioso fin dai tempi di José Aznar. Per un suo quasi trionfale viaggio nei Paesi Baschi si sfiorò la crisi diplomatica. Così, anche stavolta, Cossiga trova una spiegazione spagnola alla polemica sugli extracomunitari.
Presidente, lei è tra quelli che non minimizzano lo scambio di fendenti tra Madrid e Roma?
«Minimizzare? Guardi che per molto meno nel Seicento e nel Settecento si sono fatte guerre, deposti sovrani, fatti e disfatti interi Paesi».
Ma noi siamo nel XXI secolo...
«Se non avessi la certezza, purtroppo, della superiorità bellica della marina spagnola, avrei consigliato a Frattini di muovere la flotta».
Manovre belliche?
(sospiro) «Purtroppo non si può: quelli in tre ore arrivano nel Tirreno, sbarcano, occupano Roma».
Che cosa le è parso più grave, in questo scambio di fendenti?
«Che una ministra della Pari opportunità si sia permessa di dire che avrebbe pagato lo psichiatra a Berlusconi».
È troppo anche per chi è abituato al turpiloquio della politica italiana, vuole dire?
«È inaccettabile! Il turpiloquio si può sopportare a stento tra connazionali, ma mai può diventare strumento di relazioni fra Stati».
Che spiegazione dà, di quello che sta accadendo?
«Ne do due. La prima è tutta interna agli equilibri politici spagnoli. Il Partito che ha vinto davvero le elezioni, non è stato il Psoe di Zapatero, come credono tutti... Ma il partito socialista catalano...».
E c’entra con le polemiche?
«Certo. Perché “Bambi” Zapatero deve chiudere entro agosto un accordo sul federalismo fiscale che per lui sarà molto oneroso, e non ne ha la minima intenzione».
E quindi...
«Quindi inventarsi un bel nemico esterno, meglio ancora se un governo “fascista” aiuta. I socialisti sono centralisti, e hanno un terribile bisogno dei denari della Catalogna».
Lei ha parlato anche di una seconda ragione...
«Senta, pochi hanno fatto i conti bene, ma io sì. La Spagna può contare - da Solana in giù - su ben sei super incarichi istituzionali europei. Qualcuna di queste poltrone la dovrà necessariamente mollare. E qualcuna di queste, presumibilmente, a favore dell’Italia».
Lei lo ha detto a chi di dovere?
«Ho chiamato io stesso Frattini per dirgli: attento che il gioco è questo, tirano a fregarci. Ma ripeto, non potendo muover guerra...».
Cosa consiglierebbe?
«Intanto di ritirare l’ambasciatore per almeno un mese. E lasciare lì un giovane dirigente di ambasciata - possibilmente di An - o anche solo un incaricato d’affari, come facemmo con il Cile di Pinochet».
Addirittura?
«Mio caro, in questo Paese nessuno sembra notarlo, ma la vittoria di Berlusconi in Italia ha spostato gli equilibri geopolitici».
Rispetto all’egemonia del centrosinistra di due anni fa?
«A tutta la storia del dopoguerra! Quando con l’eccezione della Francia e dell’Italia governavano ovunque socialdemocratici e socialisti».
E ora?
«Ora tutto è retto dall’asse Sarkozy-Merkel. E Berlusconi arriva a rafforzarlo, completando l’isolamento di Zapatero».
Che non ha parlato. Perché?
(Risata) «Solo perché è molto impegnato a scrivere la proposta di legge sul matrimonio a tre».
Lei non crede, dunque, che il problema sia davvero il trattamento degli extracomunitari?
«E chi ce lo viene a dire, a noi, scusi? Quelli che hanno preso a cannonate le zattere dei migranti?».
Che differenza c’è?
«Nessuna. Solo che un governo di sinistra può affondare i poveracci, come facevano i pirati, uno di destra non può sparare ai black bloc nemmeno se accoppano dieci carabinieri!».
C’è modo di rompere l’assedio?
«C’è, e io l’ho suggerito anche a Berlusconi. Se non lo dice a nessuno lo rivelo anche a lei».
Prego.
«L’Italia deve sostenere D’Alema come sostituto di Solana. Ce lo voglio vedere Zapatero che vota contro un socialista europeo».
E lei per la seconda volta accredita D’Alema a livello atlantico...
«Senta, lo ritengo più atlantista di Berlusconi o di me, ormai. E così passerebbe di certo un italiano».
Lei si immagina la faccia dell’ambasciatore spagnolo quando legge interviste come questa?
«Lo conosco bene, e quindi posso dirle che è un gentiluomo vero. Anzi, è così bravo che pare gallego. Meglio ancora: un gentiluomo basco».