Il Popolo della Libertà è chiamato ad essere un grande partito post-ideologico, in cui convivono proficuamente diverse anime ideali che trovano nei valori della liberaldemocrazia e del conservatorismo occidentale il comune denominatore.
La parte liberale del PdL è alle prese con la sua organizzazione in vista del congresso che, all'inizio del prossimo anno, dovrebbe sancire, anche formalmente, la nascita del partito unitario del centrodestra.
Per i sostenitori del mercato questi sono tempi duri. L'esperienza del governo Prodi ha visto l'approvazione di molti provvedimenti di stampo statalista e le cosiddette liberalizzazioni o sono rimaste lettera morta, si veda la mancata approvazione del disegno di legge Lanzillotta sui servizi pubblici locali, oppure si sono rivelate meri strumenti di intervento del governo per mettere al riparo i consumatori dai fisiologici rischi del mercato. Le lenzuolate di Bersani, a fronte di un vantaggio momentaneo per il consumatore, hanno rischiato di ridurre la concorrenza e la competitività del nostro Paese.
Nel mondo spira il vento del protezionismo che sembra aver trovato terreno fertile anche in Italia, senza che però da noi siano mai state avviate quelle riforme in senso liberale che hanno invece caratterizzato gli assetti politico-economici degli altri Paesi negli ultimi anni. Il risultato è la mancata crescita, la diminuzione del reddito pro-capite e della produttività, l'aumento della disoccupazione, la ricaduta sull'economia degli effetti della globalizzazione, in misura maggiore di quanto succeda altrove.
La ricetta liberale contro il declino prevede un vero avvio delle liberalizzazioni che investa sistematicamente la pubblica amministrazione quanto le professioni, la scuola, l'università e la ricerca quanto la sanità, il welfare quanto i servizi pubblici locali. Prevede la semplificazione legislativa e l'abbattimento dei vincoli burocratici. Prevede la diminuzione della pressione fiscale che, come denunciato dal governatore della Banca d'Italia, Draghi, ha raggiunto negli ultimi due anni un livello inaccettabile che supera il 43% del Pil, accompagnata da tagli alla spesa pubblica. Prevede, per dirla con l'economista ed editorialista del Corriere della sera, Francesco Giavazzi, che la concorrenza, il mercato, il merito, siano l'alternativa ad una società bloccata dai privilegi .
Il governo Berlusconi ha fatto di queste priorità l'architrave del suo programma e, considerando che può contare su un ministro come Renato Brunetta, che fin dai primi giorni di vita dell'esecutivo ha voluto puntare sull'efficienza della pubblica amministrazione, considerando che può contare su un Tremonti molto più liberale nei fatti, di quanto non sia impegnato a descriversi, ha ottime possibilità di intraprendere finalmente la strada della modernizzazione del Paese.
I liberali del PdL che portano all'interno del partito unitario del centrodestra non solo le istanze relative alla politica economica e fiscale, ma anche, da posizioni ancora minoritarie, la loro visione sulla biopolitica e sulla morale familiare, hanno avviato il dibattito sulla loro organizzazione interna al nuovo soggetto politico, in un incontro tenutosi a Montesilvano, vicino Pescara, il 17 e il 18 maggio scorsi.
La parte liberale convocata da Arturo Diaconale, Marco Taradash e Davide Giacalone, ha discusso sull'opportunità di riprendere l'idea del partito liberale di massa, che ispirò l'origine di Forza Italia, basata sulla difesa dei diritti civili, sulle peculiarità del liberalismo economico e sulla politica estera. Il modo attraverso cui giungere a questo obiettivo non passa per la creazione di una corrente liberale all'interno del PdL, di un luogo identitario di militanza ma, come suggerito dal presidente dei Riformatori liberali, Benedetto Della Vedova, attraverso la costituzione di una polarità liberale capace di formulare proposte concrete in grado di ricevere il più vasto consenso possibile.
I think tank, ad iniziare dall'Istituto Bruno Leoni, le associazioni, le fondazioni, i network telematici, come TocqueVille o Decidere, hanno dimostrato in questi anni di svolgere un ruolo fondamentale per la formazione della cultura e delle proposte liberali e su questa strada bisognerà continuare, il luogo della militanza politica dei liberali esiste già ed è il PdL.