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 QUELLE VERITA’ SUL POOL CHE DI PIETRO NON POTRA’ MAI SMENTIRE Data: 09/06/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica Nazionale ]
di Geronimo
(ABBIAMO PUBBLICATO GIORNI ADDIETRO UN ARTICOLO DI GERONIMO, PSEUDONIMO DI PAOLO CIRINO POMICINO SUI RETROSCENA POLITICI DEL 1992 E DINTORNI; SULLA QUESTIONE E' INTERVENUTO PESANTEMENTE DI PIETRO, CHIAMATO IN CAUSA DA POMICINO. QUESTA E' LA REPLICA DURA MA CORRETTA DI POMICINO CHE OFFRIAMO ALLA RIFLESSIONE DEI LETTORI AI QUALI CONSIGLIAMO ANCHE DI LEGGERE I LIBRI DI GERONIMO-POMICINO PUBBLICATI ANNI ADDIETRO I CUI CONTENUTI MAI SONO STATI SMENTITI NE' DA DI PIETRO NE' DA SCALFARO, EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA).

Povero Antonio Di Pietro costretto a fare la voce grossa a scoppio ritardato. Tre giorni dopo la nostra minuziosa ricostruzione dei rapporti avvenuti tra il 5 e l’8 marzo ’93 tra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio dell’epoca, Scalfaro e Amato, Di Pietro dice che le nostre son solo menzogne. Ma come fa a sostenerlo? Lo potrebbe fare se avesse una ricostruzione dei fatti e dei rapporti tra Scalfaro e Amato diversa da quella da noi descritta. Non la tiene e infatti nulla dice al riguardo. Lo stesso simpatico giovanottino che collabora con Santoro, tal Travaglio Marco, coglie un errore volutamente inserito nella nostra ricostruzione sulla forma pubblica (televisiva o comunicato stampa) sulla pronuncia del pool di Milano che nulla toglie alla ricostruzione dei fatti sul decreto Conso per la depenalizzazione del finanziamento illecito e, semmai, aggrava il giudizio «riprovevole» dato da Giuliano Amato su quella stessa pronuncia.
D’altro canto la nostra ricostruzione è avvenuta sulla base di un dettagliato racconto proprio di Giuliano Amato riscontrato poi con altre testimonianze tanto da divenire uno dei capitoli del nostro primo libro uscito nel 2000 (Strettamente riservato, Ed. Mondadori) e mai smentito. Di Pietro non smentì allora né smentisce oggi. Non potendo smentire i fatti scende nel cortile e insulta. E così pensa di offendere il nostro amico Cirino Pomicino ricordandogli la sua condanna per non aver dichiarato il finanziamento ricevuto nel ’92 dalla famiglia Ferruzzi (per il patteggiamento chiedere notizie a Francesco Greco) ma dimentica che per oltre dieci anni Pomicino uscì dalla politica per lo sbaglio allora commesso. Se dodici anni dopo è tornato prima in Parlamento europeo e poi in quello nazionale è solo grazie ai voti liberamente espressi da decine e decine di migliaia di italiani.
Ma un dubbio ci tormenta. È più grave non aver dichiarato alla Camera un finanziamento elettorale o aver chiesto e ottenuto di mettere in galera decine e decine di persone innocenti come ha fatto Di Pietro? Franco Nobili, Clelio Darida, Francesco Gaetano Caltagirone per dire, tra i tanti, solo tre nomi noti a tutti, hanno fatto grazie a Di Pietro mesi di carcere pur essendo innocenti. In tanti anni non abbiamo mai ascoltato una sola parola di scusa di Di Pietro per aver violato in maniera così grave libertà e democrazia. Anche noi come Cirino Pomicino parliamo solo di politica e di idee e ci rifiutiamo di scendere nel cortile raccogliendo tutte le cose che giornali autorevoli o suoi dirigenti hanno detto di Di Pietro. Il cortile non ci interessa e lo lasciamo agli altri.
Una curiosità però vorremmo soddisfare. Come mai Di Pietro a Strasburgo chiede di andare a cena con Cirino Pomicino dicendogli in privato il contrario di ciò che dice in pubblico e gli chiede qualche volta una sua valutazione politica della quale poi puntualmente fa tesoro? Mentre scriviamo siamo improvvisamente colpiti da un lampo di verità. Abbiamo capito chi ha costretto Di Pietro a fare la voce grossa. È stato Leoluca Orlando Cascio. Nell’ultima trasmissione di Annozero Pomicino parlando del film di Paolo Sorrentino Il Divo, ha ricordato come Leoluca Orlando, attuale braccio «sinistro» di Di Pietro, avesse accusato in diretta televisiva pochi mesi prima della sua uccisione Giovanni Falcone di coprire la mafia tenendo alcune carte nel cassetto. Ecco perché Di Pietro si domanda, pensando di intimidire tutti, perché alcune reti televisive ed alcuni giornali fanno ancora parlare e scrivere Pomicino.
Dopo tanti anni Di Pietro non ha ancora capito che il bisogno di democrazia e di verità in questo Paese, ancorché mortificato, è ancora forte. E non ha nemmeno capito che frequentando alcuni personaggi ed ambienti perde ogni libertà politica. Ma di questo torneremo a parlare. Per il momento non disperi. Se il Parlamento dovesse in un giorno di follia mandare Orlando a presiedere la commissione di Vigilanza, anche la Rai verrebbe intimidita e forse Pomicino non sarebbe più invitato in alcuna trasmissione. Per quanto ci riguarda, invece, Di Pietro stia tranquillo. Noi continueremo a scrivere parlando sempre di idee e di politica, materie a lui pressoché sconosciute.

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