FAMIGLIA: VERSO LA MANIFESTAZIONE ALLA QUALE ADERIRANNO 21 ASSOCIAZIONI CATTOLICHE
SULLA MANIFESTAZIONE CHE E' STATA INDETTA A ROMA PER 12 MAGGIO PROSSIMO, PUBBLICHIAMO UNA INTERVISTA DEL PRESIDENTE DELLE ACLI CHE COORDINA LE 21 ASSOCIAZIONI CATTOLICHE CHE HANNO PRO OSSO L'INIZIATIVA.
Non amano questa definizione. «Noi non siamo contro nessuno», dice il presidente delle Acli. «Vogliamo che la famiglia sia una priorità». Rispettando la Costituzione.
L’appuntamento è a piazza San Giovanni a Roma, per il 12 maggio. I giornali lo chiamano Family day, ma a loro non piace, perché loro, 21 associazioni cattoliche italiane, dall’Azione cattolica alle Acli, da Cl a Sant’Egidio, dall’Agesci alla Coldiretti, dai Focolarini ai Neocatecumenali, al Forum delle famiglie, alla famiglia stanno accanto ogni giorno dell’anno. Non si sa ancora chi parlerà dal palco di San Giovanni, ma è certo che non vi saliranno né politici né vescovi e probabilmente il discorso generale verrà affidato a Savino Pezzotta. Non piace alle associazioni neppure che venga chiamata manifestazione cattolica per la famiglia.
Andrea Olivero, presidente delle Acli, non si tira indietro, nemmeno sulle polemiche, e risponde punto per punto: «La famiglia non è una questione confessionale, ma costituzionale. Sul matrimonio non si possono fare distinzioni tra cattolici e non cattolici».
* Presidente, è vero che non è stato facile varare la manifestazione?
«C’è stato un bel confronto. Le associazioni sono diverse, per storia e militanza, non tutte erano d’accordo che questa modalità fosse la migliore per portare all’attenzione un tema sul quale, invece, tutti si appassionano».
* Timore di strumentalizzazione?
«Anche. Ma non potevamo far finta di niente e abbiamo deciso di correre il rischio. Nel Manifesto (il testo integrale nel box) abbiamo scritto: "Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese". Sfido chiunque a non essere d’accordo. E ribadisco che non siamo una minoranza, ancorché cattolica».
* E sui Dico?
«Il disegno di legge non ci piace. Ma sappiamo che quello delle coppie di fatto è un problema e infatti nel Manifesto se ne parla. Nessuno si nasconde dietro un dito. Però chiediamo che se ne occupi il diritto privato. Dobbiamo però ringraziare chi li ha inventati, perché ha rimesso la famiglia, finora trascurata dalle leggi, al centro del dibattito».
* Qualcuno vi accusa di fare come Gedda con le grandi manifestazioni del ’48, ma contro il Governo...
«Noi non siamo contro nessuno. Ci occupiamo di famiglia ogni giorno. Le Acli, in un anno, nei patronati e nei circoli incontrano circa un milione di famiglie. Nel Manifesto citiamo gli articoli 29 e 31 della Costituzione, per cui non c’è spazio per alcuna ambiguità. Chi crede nella bontà della Costituzione venga in piazza con noi. Chi vuole contrapporre una piazza all’altra, un cittadino a un altro stia a casa. Noi non cediamo ad alcuna polemica, anche se qualcuno vuole portarci su questa strada».
* Temete l’arrembaggio dei politici?
«Non inviteremo nessun politico. L’arrembaggio, che è già cominciato, non ci piace. Naturalmente, alla manifestazione possono venire tutti a titolo individuale, magari con le loro famiglie. Ma non vogliamo bandiere di partito di nessun tipo. Sappiamo benissimo che la piazza non basta per incalzare il Governo sulle politiche familiari».
* Cioè il confronto con la politica avverrà in altre sedi?
«Certo. Andremo alla Conferenza governativa sulla famiglia a Firenze a metà maggio. La manifestazione è propedeutica alla conferenza. E lì discuteremo di politiche familiari».
* E i vescovi li avete invitati?
«No. Se qualcuno vuole venire è benvenuto, ma sul palco non salirà».
* Però sono d’accordo?
«Noi abbiamo molto apprezzato l’esplicita volontà del Papa e dei vescovi di mettere al centro del dibattito la famiglia. Ma la manifestazione è una cosa dei laici, che sono disposti anche a prendersi qualche rischio».
* Nel Manifesto chiedete politiche familiari audaci. Cosa vuol dire?
«Vuol dire riorganizzare seriamente il fisco, tenendo presente la questione del quoziente familiare. Non ci piace che il Governo non voglia nemmeno sentirne parlare. Sappiamo che occorrono soldi, e ora i soldi ci sono. Poi la questione del lavoro e della casa, perché con un lavoro precario e senza casa non si mette su famiglia. Per esempio poniamo la questione dell’Ici, che è un’altra tassa contro la famiglia».
* Ma voi ritenete il Governo di Romano Prodi "amico" o "nemico"?
«Non è questo il problema. Anzi, paradossalmente, nessun Governo è "amico" del Terzo settore. Se non alziamo la voce, non verremo mai ascoltati. Per la famiglia vale la stessa cosa: nessun Governo finora è riuscito a proporre politiche familiari coraggiose e incisive. Le polemiche sui Dico, tuttavia, hanno dimostrato che quello della famiglia è un problema centrale nel nostro Paese. E quello che sta accadendo ci dà ragione. Lo dimostra il fatto che la maggior parte degli esponenti di Governo e della maggioranza ritiene che le risorse aggiuntive, cioè il cosiddetto "tesoretto" di Padoa Schioppa, debbano essere destinate alle famiglie. Se questo avvenisse, sarebbe il primo importante risultato di questa manifestazione annunciata».
* E se verranno le associazioni gay?
«La piazza è di tutti. Basta non venire per contrapporsi. Noi andiamo a San Giovanni per costruire qualcosa con in mano la Costituzione. Chi sta con noi, sappia che sta con la Costituzione» . a cura di Alberto Bobbio da Famiglia Cristiana n.13/2007.
"PIÙ FAMIGLIA": IL MANIFESTO DEL FORUM DELLE FAMIGLIE E DELLE ASSOCIAZIONI
La famiglia è un bene umano fondamentale dal quale dipendono l’identità e il futuro delle persone e della comunità sociale. Solo nella famiglia fondata sull’unione stabile di un uomo e una donna, e aperta a un’ordinata generazione naturale, i figli nascono e crescono in una comunità d’amore e di vita, dalla quale possono attendersi un’educazione civile, morale e religiosa. La famiglia ha meritato e tuttora esige tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società e nucleo originario che custodisce le radici più profonde della nostra comune umanità e forma alla responsabilità sociale. Non a caso i più importanti documenti sui diritti umani qualificano la famiglia come "nucleo fondamentale della società e dello Stato".
Anche in Italia la famiglia risente della crisi dell’Occidente – diminuzione dei matrimoni e declino demografico – e le sue difficoltà incidono sul benessere della società, ma allo stesso tempo essa resta la principale risorsa per il futuro e verso di essa si rivolge il legittimo desiderio di felicità dei più giovani. Nel loro disagio leggiamo una forte nostalgia di famiglia. Senza un legame stabile di un padre e di una madre, senza un’esperienza di rapporti fraterni, crescono le difficoltà di elaborare un’identità personale e maturare un progetto di vita aperto alla solidarietà e all'attenzione verso i più deboli e gli anziani. Aiutiamo i giovani a fare famiglia.
A partire da queste premesse antropologiche, siamo certi che la difesa della famiglia fondata sul matrimonio sia compito primario per la politica e per i legislatori, come previsto dagli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Chiediamo al Parlamento di attivare – da subito – un progetto organico e incisivo di politiche sociali in favore della famiglia: per rispetto dei principi costituzionali, per prevenire e contrastare dinamiche di disgregazione sociale, per porre la convivenza civile sotto il segno del bene comune.
L’emergere di nuovi bisogni merita di essere attentamente considerato, ma auspichiamo che il legislatore non confonda le istanze delle persone conviventi con le esigenze specifiche della famiglia fondata sul matrimonio e dei suoi membri. Le esperienze di convivenza, che si collocano in un sistema di assoluta libertà già garantito dalla legislazione vigente, hanno un profilo essenzialmente privato e non necessitano un riconoscimento pubblico che porterebbe inevitabilmente a istituzionalizzare diversi e inaccettabili modelli di famiglia, aperto contrasto con il dettato costituzionale. Poiché ogni legge ha anche una funzione pedagogica, crea costume e mentalità, siamo convinti che siano sufficienti la libertà contrattuale ed eventuali interventi sul codice civile per dare una risposta esauriente alle domande poste dalle convivenze non matrimoniali.
Come cittadini di questo Paese avvertiamo il dovere irrinunciabile di spenderci per la tutela e la promozione della famiglia, che costituisce un bene umano fondamentale.
Come cattolici confermiamo la volontà di essere al servizio del Paese, impegnandoci sempre più, sul piano culturale e formativo, in favore della famiglia.
Come cittadini e come cattolici affermiamo che ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese. Perciò la difenderemo con le modalità più opportune da ogni tentativo di indebolirla sul piano sociale, culturale o legislativo. E chiederemo politiche sociali audaci e impegnative.
Il nostro è un grande sì alla famiglia che, siamo certi, incontra la ragione e il cuore degli italiani.