Solo l’abolizione di Comunità montane e Province delle aree metropolitane farà gonfiare le casse dello stato di 3,4 miliardi di euro. Varrebbe complessivamente 4 miliardi invece il pacchetto delle caserme in disuso che potrebbero essere messe sul mercato mentre da banche e assicurazioni, grazie a nuove strette fiscali, si attendono circa 1,5 miliardi di euro. Il piano triennale di finanza pubblica sbarcherà domani in Consiglio dei Ministri, quando Giulio Tremonti presenterà la manovra 2009-2011 da quasi 35 miliardi (13 circa a valere sul prossimo anno).
La linea “tremontiana” è semplice: tagliare i costi inutili per recuperare risorse destinate a coprire i buchi lasciati dal precedente Governo, affrontare i problemi reali del Paese ridando fiato alle fasce sociali più disagiate così come promesso in campagna elettorale, affrontare i riflessi delle criticità di carattere mondiale come il caro-benzina. E a prendere in esame, uno per uno, i provvedimenti che Tremonti sta per mettere sotto la lente di ingrandimento del CdM c’è da ben sperare. La “Robin Hood Tax” per esempio, è una nuova misura che punta a colpire banche, assicurazioni e petrolieri con l’obiettivo di recuperare soldi per i più deboli e soprattutto per finanziare interventi di riduzione fiscale sui carburanti: se alle prime verranno ridotte le agevolazioni fiscali, ai produttori di oro nero verrà aumentata l’aliquota Ires.
Uno dei punti fondanti della Manovra è la soppressione delle Province che fanno capo ai nove Comuni che diventeranno aree metropolitane (Milano, Roma, Genova, Torino, Bologna, Venezia, Firenze, Napoli e Bari) e delle comunità montane con trasferimento delle competenze a Comuni e Province e conseguente risparmio di gettoni di presenza e indennità dei consiglieri che amministrano questi enti. Addio anche ai piccoli Enti pubblici non economici (quelli con meno di 50 dipendenti oppure, quelli con più di 50 non riconfermati nella Finanziaria). Poi, via alla riforma dei servizi pubblici locali: la liberalizzazione del settore aprirà ai privati. Il Governo sta infatti studiando una norma in base alla quale queste attività dovranno essere affidate o a Spa private o a società a partecipazione mista (con il 30% in mano ai privati).
Sul tavolo incandescente delle limature che il Governo sta cercando di apportare al pacchetto in queste ore ci sono poi benzina e nucleare. Lo sconto sui carburanti legato al recupero dell’extragettito Iva per l’aumento dei prezzi del greggio diventerebbe automatico, non più a discrezione del governo. Questo significa che quando il prezzo del greggio sale del 2% rispetto al valore di riferimento in euro indicato nel Dpef, scatterebbe una riduzione automatica dell’accisa a compensazione del maggior gettito Iva. In arrivo ci sarebbero anche aiuti fiscali ai settori dell’agricoltura e della pesca, mai come in questo periodo messi in croce dalle difficoltà legate appunto al caro-greggio (si parla dell’applicazione di una aliquota Iva agevolata, al 5%). Come anticipato dal ministro Scajola qualche mese fa, l’Italia torna a puntare sul nucleare – “Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione nel nostro paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione”, aveva detto. Nuove centrali quindi, ma anche agevolazioni, incentivi e compensazioni per chi accetterà di accogliere nel proprio territorio le nuove strutture.
Poi il capitolo pensioni-lavoro. In soccorso dei pensionati arriva infatti l’abolizione dei divieto di cumulo tra salario e pensione. Poi modifiche al Protocollo del Welfare varato dal centrosinistra con proroga della delega sui lavori usuranti per consentire il pensionamento anticipato ai lavoratori che svolgono attività gravose, modifiche in vita per le norme sui contratti a tempo determinato e novità per l’apprendistato. Per i commercianti invece sparisce la cosiddetta “tassa sulla bilancia” e l’elenco clienti/fornitori. Dopo la bufera sull’Agenzia delle Entrate, arriva la “bacchettata” per chi pubblica redditi on line o comunque attraverso qualsiasi mezzo: si rischia una sanzione che potrà arrivare fino ad un massimo di 90.000 euro. Riparte la Banca del Sud con una “dote-prestito”di 5 milioni a carico dello Stato. Qualche dettaglio: sarà una società per azioni, avrà sede in una regione del Sud e il capitale sarà aperto al contributo di privati e amministratori locali. Tra le misure anche un ritorno a 12.500 euro per la soglia massima di trasferimenti in contante e per gli assegni non trasferibili.