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 L'OPPOSIZIONE RESPONSABILE Data: 19/06/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica Nazionale ]
Da Il Corriere della Sera, a firma Piero Ostellino


In un Paese «normale », l'opposizione esercita in Parlamento la propria funzione, anche la più dura, ogni qual volta il governo presenta un provvedimento che essa ritiene inaccettabile. Ma evita di tradurre un singolo episodio parlamentare in una «teoria generale del crimine», e di sostenerla davanti al Paese, per dimostrare che con un governo criminale è impossibile instaurare un rapporto fisiologico. La distinzione è sottile, ma fa tutta la differenza fra un'opposizione che si candida a forza di governo - evitando di criminalizzare l'avversario e di tagliarsi alle spalle tutti i ponti di una possibile collaborazione per le riforme - e una che si connota come forza di pura agitazione. È anche la differenza fra una opposizione riformista e una con pulsioni rivoluzionarie. Ma, in democrazia, una forza rivoluzionaria o fa coerentemente la rivoluzione, e caccia con la forza l'«usurpatore», o perde credibilità e, con essa, le elezioni.

La distinzione - fra opposizione parlamentare e di agitazione - e la differenza fra riformismo come forza di governo e rivoluzionarismo verbale, Walter Veltroni ha avuto il merito di averle capite perfettamente. Se la Sinistra fosse rimasta prigioniera del rivoluzionarismo verbale, non solo avrebbe perso le imminenti elezioni, ma non le avrebbe mai vinte neppure in futuro. In campagna elettorale - attribuendo al Partito democratico una vocazione maggioritaria, di governo riformista - si era, così, liberato delle scorie oltranziste che avevano paralizzato il governo Prodi. Aveva fatto un investimento per il futuro. In Parlamento, poi, aveva teorizzato la necessità di associare a una convergenza su temi condivisibili una opposizione dura su quelli non condivisi.

Ora, la decisione del governo di presentare l'emendamento che rinvia i processi minori - compreso quello che vede Berlusconi-capo del governo sul banco degli imputati come Berlusconi- padrone di Mediaset nel «caso Mills» - e di riproporre il «lodo Schifani », che mette le cariche istituzionali al riparo dalle incursioni della magistratura per tutto il tempo del loro mandato, minaccia di far naufragare le buone intenzioni di Veltroni. Rispunta a sinistra lo stereotipo del Cavaliere- incarnazione-del Male. Il Pd dichiara addirittura «chiuso» il dialogo con il governo e rischia, ricorrendo all'agitazione nel Paese, di (ri)precipitare nel rivoluzionarismo verbale e, come si suole dire, di farsi male da solo. Non dico, con ciò, che Veltroni dovrebbe correre in soccorso del capo del governo. Ci mancherebbe. L'opposizione inviti, piuttosto, Berlusconi ad assumersi la personale responsabilità delle misure in questione; a spiegare agli italiani ciò che egli intende per distinzione fra «responsabilità politica » - di fronte al mandato che gli è stato conferito dalla sovranità popolare di realizzare il suo programma - e «responsabilità giuridica», cui dovrebbe impegnarsi a non sottrarsi una volta assolto il mandato. Dimostrerebbe, finalmente, e una volta per tutte, di non voler sconfiggere il centrodestra «per via giudiziaria», ma con gli argomenti della politica.

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