di Antonio Signorini
Anche nella Pubblica amministrazione, «chi rompe paga». Potrà essere collocato in disponibilità, o addirittura licenziato, il dipendente pubblico che - per incompetenza o inefficienza - arreca gravi danni al funzionamento dell’ufficio. Ma paga anche chi non si sposta: due «no» al trasferimento nel giro di cinque anni, ed ecco che per il dipendente pubblico restìo alla mobilità scatta il collocamento in «disponibilità», più o meno l’equivalente pubblico della cassa integrazione. Insomma, diventa un «esubero». Sono due delle norme che fanno parte del «piano industriale» di riforma della Pubblica amministrazione, approvato ieri dal governo. Una trentina di interventi, con l’obiettivo dichiarato di «contenere la spesa pubblica, stimolare la produttività dell’intero sistema, migliorare il benessere dei cittadini».
Alcune misure a costo zero saranno d’aiuto ai cittadini. Ad esempio, la carta d’identità durerà dieci anni, e non più cinque. Viene anche introdotto l’obbligo di concludere i procedimenti amministrativi entro i 30 giorni, e in caso di inosservanza dolosa o colposa, le Pubbliche amministrazioni sono tenute a un indennizzo del danno cagionato al cittadino. Grazie al «piano casa», verranno semplificate e accelerate le procedure di vendita degli immobili ex Iacp agli attuali inquilini, con prezzo di vendita determinato sulla base del canone di locazione. Sarà possibile la class action - l’azione legale di gruppo - contro la Pubblica amministrazione.
Le novità del «piano Brunetta» sono molte e muteranno, una volta applicate, abitudini consolidate. Ad esempio, quella di fare un concorso pubblico in una Regione che ha bisogno di personale e poi chiedere subito il trasferimento nella regione di origine. I posti messi a concorso saranno individuati con riferimento alle sedi di servizio. E ancora, i premi al personale non saranno più concessi «a pioggia», ma legati alla produttività; le progressioni economiche non avverranno per anzianità ma attraverso selezioni; saranno premiati i dipendenti coinvolti in progetti innovativi. Tutte le amministrazioni pubbliche, comprese quelle locali, dovranno pubblicare sui loro siti Internet le retribuzioni annuali, i curriculum, gli indirizzi e-mail e i numeri telefonici dei dirigenti, e i tassi di assenza del personale. Insomma, l’operazione trasparenza partita dal ministero di Brunetta diventerà un obbligo di legge per tutti.
Si prevede anche una stretta a collaborazioni e consulenze, fissando paletti per il conferimento degli incarichi. Obiettivo, scoraggiare il ricorso al lavoro flessibile nella pubblica amministrazione.
La «lotta ai fannulloni» prevede la possibilità di licenziare il dipendente pubblico per scarso rendimento, e per attestati di presenza o certificati medici falsi. Il medico «mendace», a sua volta, potrà essere sanzionato o addirittura licenziato dal servizio sanitario nazionale. A fronte di questa stretta, l’Amministrazione pubblica concederà l’aspettativa fino a un anno ai dipendenti che intendono avviare un’attività imprenditoriale o professionale.
Lotta agli sprechi e razionalizzazioni sono presenti un po’ dovunque nel piano di riforma della Pubblica amministrazione. Gli Enti pubblici non economici, con personale inferiore alle 50 unità saranno soppressi, e le loro funzioni trasferite ai ministeri di competenza. Le università potranno trasformarsi in Fondazioni di diritto privato, in modo da ricevere donazioni da parte dei privati. Come annunciato, verranno riorganizzati il Cnipa (l’autorità per l’informatica nella Pa), il Formez e la Scuola superiore della Pubblica amministrazione. L’abbonamento cartaceo alla Gazzetta Ufficiale sarà sostituito dall’invio per via telematica.