Il dialogo con il governo è morto e sepolto, Walter Veltroni va allo scontro con Silvio Berlusconi e incassa una sorta di tregua dalle correnti del Pd, anche se è difficile capire quanto durerà la non belligeranza. L'assemblea nazionale non entusiasma i delegati, a Roma ne arriva sì e no la metà di quelli eletti lo scorso ottobre con le primarie e gli ulivisti di Arturo Parisi, gli unici a non accettare la tregua interna, provano addirittura a bloccare la riunione invocando la verifica del numero legale. Il tentativo va a vuoto, viene risposto che lo statuto non prevede nessun numero legale e l'assemblea elegge a maggioranza la direzione di quasi 200 membri disegnata a tavolino dalle varie componenti del partito sulla base delle percentuali ottenute da ciascuno alle scorse primarie.
Resta il fatto che il dibattito fila via senza picchi, Massimo D'Alema e Francesco Rutelli non prendono nemmeno la parola (Rutelli si limita a commentare a margine che "Walter ha raccolto in parte le mie preoccupazioni sul Pse"; D'Alema parla di "relazione equilibrata"), Franco Marini recita la parte del super-veltroniano e Pierluigi Bersani si limita ad invocare il "rimescolo" delle varie anime del Pd. Insomma, va in scena il copione che era previsto, arricchito però dall'esasperazione dei toni verso Berlusconi.
Dalla relazione di Veltroni sembra emergere una linea che, in vista delle cruciali europee e amministrative del prossimo anno, punta a recuperare consensi soprattutto facendo leva sul malcontento che potrà via via crescere nei confronti del governo. La scommessa, insomma, sembra essere sulla fine della 'luna di miele' tra elettori e Berlusconi. "Il governo Berlusconi è ancora nel pieno della fisiologica luna di miele con il paese", ma "la prova dei fatti verrà in autunno, innanzitutto sul terreno economico e ne abbiamo già i primi segni". Non a caso il segretario del Pd mette sul tavolo la una manifestazione contro la Finanziaria, proprio per il prossimo autunno, e aggiunge che la tentazione della "spallata" non deve venire a nessuno, perché il governo ha una maggioranza larga, ma "se continueranno a governare come hanno cominciato a fare in questo primo mese, tra Alitalia, decreto su Retequattro, uscite della Lega sull'Europa, intercettazioni e Lodo Schifani, potremmo ritrovarci il traguardo più vicino di quanto non ci aspettiamo".
Anche se l'idea di una linea più 'barricadera' non convince tutti. Marco Follini lo dice esplicitamente ("Non mi convince l'idea di una manifestazione contro il governo"), ma l'ex segretario Udc riflette il pensiero di molti, perplessi del passaggio dall'idillio alla manifestazione di piazza. Resta il fatto che alla fine rimangono solo Arturo Parisi e gli ulivisti ad alzare la voce. Ma il 24 giugno verrà ufficializzata l'associazione di parlamentari amici di Italianieuropei, l'11 luglio Rutelli terrà a Montecatini un incontro pubblico dei 'coraggiosi'.
Insomma quella di oggi è solo una tregua armata nel PD, in attesa di giubilare Veltroni nonostante egli abbia sotterrato l'ascia della pace con Berlusconi e il centrodestra. Forse proprio per questo.