Guerra aperta tra la Corte Suprema di Cassazione e i vicini di casa molesti. Per smascherare i vandali, gli ermellini hanno dato il via libera all’uso di telecamere per sorvegliare le immediate vicinanze della propria abitazione. Con una sentenza della Quinta sezione penale, infatti, sono state di fatto autorizzate le riprese dall'interno dell'appartamento, a patto che l'area interessata dalla videoregistrazione “ricada nella fruizione di un numero indifferenziato di persone” e non attenga “alla sfera di privata dimora di un singolo soggetto”.
In altre parole, si può installare una telecamera a circuito chiuso per vigilare sulle aree “pubbliche” circostanti la propria abitazione, come cortili, parti condominiali comuni e accessi ai garage. Escluse le proprietà private e gli ambiti particolari, come i bagni pubblici. In tutti gli altri casi non s'incorrerà in nessuna violazione della privacy. Al punto che le immagini raccolte potranno essere anche utilizzate nei procedimenti avviati contro gli eventuali vandali.
Il pronunciamento della Corte Suprema di Cassazione prende spunto da un caso piombato sulla scrivania del tribunale del riesame di Reggio Calabria, in una vicenda che ha visto un uomo accusato di essere una “staffetta” di un clan calabrese. Alla base delle accuse anche le riprese di una telecamera installata nel cortile della casa dell'uomo, che possono essere utilizzate in quanto legittime.
In pratica, spiega la Cassazione, sono “probatoriamente utilizzabili le videoregistrazioni effettuate dalla parte offesa di reiterati atti vandalici e di danneggiamento ai danni della porta del proprio appartamento, della porta dell'attiguo garage e della cassetta postale antistante l’ingresso dell’appartamento, dal momento che l’area interessata dalle videoregistrazioni, operate con telecamera sita all'interno dell’appartamento, ricade nella fruizione di un numero indifferenziato di persone e non attiene alla sfera di privata dimora di un singolo soggetto”.
Via libera quindi all’occhio freddo e vigile della telecamera per tutelarsi dagli atti vandalici. La Corte di Cassazione è però andata ben oltre per limitare i danni causati da vicini fastidiosi o addirittura molesti. Nel 2006 gli ermellini hanno imposto ai padroni di cani che infastidiscono il vicinato abbaiando di notte, di risarcire gli insonni. Nello stesso anno hanno inoltre sancito che è legittimo insultare il vicino di casa maleducato anche “a distanza di tempo”, dal momento che "ai fini della configurazione della circostanza attenuante comune, non occorre che la reazione sia immediata, ma consegua a un accumulo di rancore, per effetto di reiterati comportamenti ingiusti, esplodendo, anche a distanza di tempo, in occasione di un episodio scatenante". Per la serie: a furia di tirare, la corda si spezza.