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 A PROPOSITO DI PREVARIZAZIONI: CHI PREVARICA CHI Data: 01/07/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica Nazionale ]
La nota consegnata ieri al capo dello Stato dai presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani viene derubricata da alcuni a banale episodio della guerra tra politica e magistratura. Quindi come un intervento di parte. Nulla di più sbagliato. Il problema sollevato al Quirinale dai presidenti delle due Camere, dunque in rappresentanza dell’intero Parlamento, è di tipo istituzionale. E riguarda il documento più importante della nostra Repubblica, la Costituzione. E la violazione che ne ha fatto e sta ancora cercando di perpetrare il Csm, Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno dei magistrati.

Vediamo di che si tratta. Nei giorni scorsi il Csm – un organismo costituzionalmente garantito ma solo per quanto riguarda le sue funzioni di autogoverno, disciplina e tutela del potere giudiziario – ha tentato di esprimere una bocciatura preventiva di un provvedimento del Parlamento, l’emendamento “taglia-processi” al decreto sicurezza. Ma prima ancora che l’intera norma venisse approvata dal Parlamento e passasse quindi al vaglio del capo dello Stato, due consiglieri togati (cioè espressi dai giudici), Livio Pepino e Fabio Roia hanno redatto una bozza che giudicava il provvedimento incostituzionale. La bocciatura preventiva è stata resa nota e il fatto ha provocato un intervento di Giorgio Napolitano, che del Csm è presidente, su Nicola Mancino che è suo vice operativo nel Consiglio. Quest’ultimo ha richiamato i consiglieri al rispetto della Costituzione.

Ma nella sostanza non è servito a molto, perché il Csm ha già annunciato l’intenzione di andare avanti nella sua operazione di bocciatura preventiva.

Ma a chi spetta il giudizio di costituzionalità delle leggi? Secondo la Costituzione, articolo 72, in prima battuta al Parlamento stesso, che si esprime attraverso le due commissioni Affari costituzionali. Quindi (articolo 73) al presidente della Repubblica, che può rinviare alle Camere un provvedimento per manifesta incostituzionalità. Infine, articolo 134, dalla Corte costituzionale. La quale può (e deve) esercitare un controllo successivo, e non preventivo: un’eccezione è prevista esclusivamente per ricorsi dello Stato contro regioni a statuto speciale, quando c’è il timore che lo statuto stesso possa essere modificato in maniera arbitraria. Ma anche questa norma è controversa.

Mai, comunque, questo giudizio viene riconosciuto al Csm, le cui funzioni, diritti e doveri, sono regolati in particolare dagli articoli 104 e 105. Quest’ultimo, nel fissarne le competenze, afferma: “Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati”.

Naturalmente anche il Csm, come qualsiasi organo o cittadino, può proporre ricorso di costituzionalità su una legge approvata dal Parlamento. Mai può però farlo prima che la legge sia approvata: violerebbe la Costituzione, invaderebbe il campo delle prerogative del Parlamento stesso e del presidente della Repubblica, che della Costituzione è il garante e il custode.

Oggi sta accadendo il contrario, e nessuno, nell’opposizione, se ne scandalizza. Perfino Anna Finocchiaro, una ex magistrato ed esponente dell’ala “riformista” dei Ds, arriva a dichiarare: “Se il Csm esprime un giudizio sulla costituzionalità di una norma, noi politicamente non possiamo non tenerne conto”. Insomma, il Csm non solo sarebbe autorizzato a stracciare la Costituzione, ma anche ad emettere giudizi di natura politica.
La fine della separazione dei poteri sui quali si basano tutti gli stati democratici.

Ecco perché, oltre a denunciare nelle forme istituzionalmente legittime tutto ciò, è a questo punto necessario mettere mano a una riforma del Csm. Riforma che parta dall’abolizione della lottizzazione politica del Consiglio stesso, i cui componenti togati sono eletti per correnti, nonostante un esplicito divieto.
Ma intanto è urgente tutelare la Costituzione e ristabilire il diritto. Ed è altrettanto urgente che l’opinione pubblica sia sensibilizzata di fronte al rischio di un golpe istituzionale.

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