Amate il mare ma non gli stabilimenti balneari e provate una sgradevole sensazione da villetta a schiera alla vista delle venti file di sdraio che vi separano dal bagnasciuga. Oppure avete semplicemente l'occasione di fare un tuffo domenicale ma non volete pagare un ombrellone come un monolocale. Insomma vorreste solo raggiungere l'acqua gratuitamente e senza gimkane. Vorreste, appunto.
Ma ogni bagnante-fai-da-te sa quanto è difficile, in molti tratti della costa italiana, trovare una spiaggia libera. O rivendicare il diritto di arrivare al mare senza pagare anche se c'è di mezzo il lido privato. Perché fare il bagno senza sentirsi uno squatter non è una pretesa ma un diritto sancito dalla legge. Che troppo spesso viene dimenticato dai concessionari degli stabilimenti.
Una legge scritta sulla sabbia
E' per questo che l'organismo di difesa dei consumatori Adiconsum rilancia sul sito la campagna per le spiagge libere. "Andare in uno stabilimento deve essere una scelta, non un obbligo imposto dalla mancanza di spiagge libere", sostiene Paolo Landi, segretario generale dell'associazione. Il problema è duplice:
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la mancanza di un "un corretto equilibrio tra aree concesse ai privati e arenili direttamente fruibili",
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il mancato rispetto dell'"obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione anche al fine della balneazione".
Sono due principi stabiliti dalla legge finanziaria per il 2007 (art. 1, commi 251 e 254 ) che in troppi casi sono rimasti lettera morta. Per prima cosa è sotto gli occhi di tutti che in molti tratti di costa il "corretto equilibrio" tra spiaggia libera e "privata" non esiste. Ma si potrebbe tollerare meglio l'occupazione dei litorali se venisse rispettato l'altro principio, il libero e gratuito accesso al mare.
I diritti del bagnante-fai-da-te
Ecco, in concreto, quali sono i diritti che ogni libero bagnante può far valere in caso di controversie con i gestori degli stabilimenti (anche rivolgendosi alla Polizia municipale o alla Capitaneria di porto):
• La battigia - intesa coma una striscia di sabbia di 5 metri che parte dal punto in cui arriva l'onda - è esclusa dalla concessione, quindi è a disposizione di tutti.
• Sulla battigia tutti possono camminare, sedersi e sdraiarsi. Dev'essere garantito il passaggio e quindi nessuno (nemmeno lo stabilimento) può occuparla con oggetti ingombranti come ombrelloni, lettini ecc. E' possibile invece appoggiare gli abiti o l'asciugamano mentre si fa il bagno.
• L'accesso al mare dev'essere sempre garantito e gratuito. Pertanto non può essere impedito il transito attraverso l'area in concessione per raggiungere la battigia né può essere richiesto un pagamento.
Una curiosità: il canone che ogni stabilimento paga allo Stato per la concessione dell'area è fissato dalla legge. Se la spiaggia è considerata di categoria A ("ad alta valenza turistica") e ha delle strutture fisse (ad esempio le cabine) si arriva ai 4,13 euro/mq all'anno. Ma la stragrande maggioranza delle spiagge è classificata in categoria B e si arriva a un massimo di 2,65 euro/mq. Uno stabilimento di 5.000 mq costa dunque poco più di 13.000 euro all'anno. Considerando che il prezzo di una cabina + ombrellone + sdraio per una stagione oscilla tra i 1.000 ai 3.000 euro, non è difficile capire che si tratta di un buon affare per i gestori. (A.D.M.)