di Michele Brambilla
Qualcuno dirà che prendiamo a pretesto la cronaca per rendere un puntuale servigio al fratello del nostro editore. Pazienza. A chi è senza pregiudizi diciamo semplicemente: leggete, e giudicate voi.
I fatti. Nel Nord Italia scatta un’operazione contro alcuni rom che costringono i propri figli a rubare. Ne vengono arrestati otto. Quattro sono di competenza della magistratura di Verona. Qui un gip, Giorgio Piziali, decide di scarcerarli. Non perché - badate bene - li ritenga innocenti. Ma perché - sostiene - non c’è pericolo che scappino. Scappa invece a lui la mano quando, nel motivare il provvedimento, avanza il sospetto che gli arresti siano stati condizionati dal «clamore mediatico» sui rom. Polizia e Procure razziste?
Il lettore consideri che: 1) il procuratore di Verona che aveva chiesto gli arresti è Guido Papalia, ovvero la bestia nera dei leghisti; 2) a differenza di Piziali, i gip di Torino, Vicenza e Alessandria hanno deciso che gli altri quattro rom coinvolti nell’inchiesta debbono restare dentro; 3) era talmente inesistente il «pericolo di fuga» che, come ci fa sapere Papalia - e sottolineiamo Papalia - alcuni di questi rom sono stati intercettati al confine con la Francia.
Ignoriamo quali idee abbia - e se le abbia - il gip Piziali. Quel che è certo è che, se crede di aver difeso i rom, si sbaglia di grosso perché le prime vittime del suo provvedimento saranno proprio dei rom: saranno quei poveri bambini che ora rischiano di tornare nelle grinfie dei loro genitori, anzi padroni, anzi aguzzini che li seviziavano quando il bottino era scarso. Gli avvocati difensori hanno già fatto domanda di ricongiungimento.
L’accetteranno? Dipende. Dipende da che giudice troveranno. Uno come Piziali certamente ridarebbe i bambini ai genitori. Uno come i gip di Torino, Vicenza e Alessandria probabilmente no. Dipende. A Milano una ragazza di 16 anni è stata tolta alla madre per una sberla che risale a un anno fa; ad Annamaria Franzoni non furono tolti i figli neanche dopo le condanne in primo e secondo grado.
Dipende da dove capiti, caro lettore e cittadino italiano. Lo stesso fatto è nero da una parte e bianco dall’altra. È una roulette russa, in Italia, la giustizia. Tanto poi nessuno li giudica, i giudici: a differenza, ad esempio, che negli Stati Uniti, dove (contrariamente a quel che si dice e si crede) l’impeachment è pratica utilizzata molto, ma molto più spesso contro i magistrati che contro i politici.
(P.S.: avrei voluto usare termini ben più netti, per definire la sentenza del gip di Verona. Ma poi sarei stato querelato da lui e giudicato da un suo collega. Così, a proposito di garanzie).