Tradizionale meeting di Comunione e liberazione a Rimini e prima Festa democratica del Pd a Firenze. Il dibattito politico si riaccende negli appuntamenti degli incontri e delle feste di fine estate. Oggi a Rimini si discute nel pomeriggio di lavoro con Maurizio Sacconi ministro del Welfare, Raffaele Bonanni segretario Cisl, Pierpaolo Donati dell'Universita' Alma Mater di Bologna. In serata, l'agenda del confronto vertera' sulla politica internazionale con Franco Frattini ministro degli Esteri, Amre Moussa segretario della Lega degli Stati Arabi e il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente pontificio del Consiglio per il dialogo interreligioso. Del futuro politico dell'Europa si parlera' invece a Firenze con Emma Bonino, vicepresidente del Senato, Umberto Ranieri, ex sottosegretario agli Esteri, Maria Paola Merloni, Gianluca Susta e Guido Sacconi. Ma ne' a Rimini ne' a Firenze si discutera', almeno per oggi, del tema che dietro le quinte dell'ufficialita' sembra smuovere il quadro politico: ci sara' o meno, in autunno, quel rimpasto di governo a cui sta pensando Silvio Berlusconi per allargare la sua maggioranza anche all'Udc di Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa? La notizia, apparsa ieri su alcuni quotidiani, ha gettato nel panico i dirigenti del Pd presenti alla Festa di Firenze. Non e' un mistero che il partito di Walter Veltroni sta cercando di avviare la stessa operazione di alleanza con l'Udc, seppure dall'opposizione, che sul fronte opposto sta tentando la maggioranza. Rotta la coalizione dell'Unione che ha sorretto il governo Prodi per due anni, in piena crisi il rapporto con l'Idv di Antonio Di Pietro sulle questioni della giustizia e sulle modalita' di azione dell'opposizione (appoggiare o non appoggiare la raccolta delle firme promossa da Di Pietro sul referendum contro il ''Lodo Alfano''?), il gruppo dirigente del Pd sta cercando di rafforzare i buoni rapporti con l'Udc. Alla fine di luglio, in un convegno promosso dai ''coraggiosi del Pd'', Francesco Rutelli, ex leader della Margherita, aveva addirittura ventilato l'ipotesi di una stretta alleanza al centro con l'Udc, facendo balenare una futura candidatura a premier di Casini come leader di una inedita coalizione di centrosinistra. Per ora, il segretario Cesa smentisce con decisione l'avvicinamento dell'Udc al Pdl: ''Non ci interessano corteggiamenti estivi che si alimentano di gossip. Il patto stipulato con i nostri elettori e' una cosa seria e intendiamo onorarlo lavorando in Parlamento e nel paese per il nostro programma e i valori che lo ispirano''. Si dice molto preoccupato Enrico Letta, dirigente di spicco del Pd: ''Se il partito di Casini tornasse nel centrodestra e noi non lo evitassimo, per il Pd sarebbe un disastro. L'idea di un'intesa con l'Udc e' una prospettiva politica importante. Se salta quest'ipotesi, la vedo ancora piu' grigia''. A rendere plausibile un rinnovato rapporto tra Pdl e Udc c'e' la questione delle prossime scadenze elettorali: da quelle amministrative della prossima primavera a quella per il rinnovo del Parlamento europeo, fino alle elezioni anticipate in Abruzzo dopo lo scandalo che ha travolto l'ex governatore Ottaviano Del Turco. ''Con l'Udc governiamo insieme in molti enti locali e insieme facciamo parte del Partito popolare europeo'', si fa presente negli ambienti della maggioranza. Quindi, niente di piu' naturale che tentare la riapertura dei rapporti, dopo che lo stesso Berlusconi rifiuto' l'apparentamento tra Pdl e Udc alla vigilia delle elezioni politiche anticipate dello scorso aprile. Si capira' nelle prossime settimane se il corteggiamento del partito di Casini e Cesa da parte della maggioranza di governo e' solo un gossip di agosto, ma la mossa dello stato maggiore del Pdl potrebbe puntare anche all'indebolimento e alla divisione dell'Udc. Nel febbraio 2008 e' stato Carlo Giovanardi, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ad abbandonare il partito di Casini scegliendo il Pdl. Questa volta, si vocifera, potrebbe essere Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione siciliana, o qualche altro esponente meridionale dell'Udc, ad accettare la mano tesa di Berlusconi. Ieri intanto di e' discusso di federalismo sia al Meeting di Rimini sia alla Festa democratica di Firenze. Il cardinale Angelo Bagnasco, difendendo la liberta' della Chiesa di dire la sua anche sugli orientamenti generali della politica, si e' detto ''ben volentieri disposto'' a incontrare il ministro Umberto Bossi che gli ha chiesto una udienza per illustrargli il contenuto del disegno di legge del governo sul federalismo. ''Delocalizzare per meglio servire la gente puo' essere un principio validissimo, se cio' e' complementare all'identita' di un popolo o di una nazione. Tuttavia, poi, bisogna vedere l'applicazione pratica'', ha precisato sul federalismo il cardinale Bagnasco. A Firenze hanno discusso di federalismo i ministri Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Giulio Tremonti insieme a Sergio Chiamparino e Pierluigi Bersani, esponenti del Pd. Clima disteso e disponibilita' al confronto. Ma le posizioni restano distanti. ''Si discuta fino in fondo dei mille problemi che sono ancora aperti e che la bozza Calderoli non affronta nemmeno lontanamente. Dobbiamo misurarci tabelle alla mano. Il federalismo fiscale puo' essere una risorsa per questo paese, ma anche la sciocchezza finale se viene fatto male'', ha detto Bersani rifiutando ogni delega in bianco al governo.